Il prossimo 28 agosto uscirà nei cinema italiani il remake del film che vide tragicamente protagonista Brandon Lee

Una maledizione abbiamo detto verso la fine della prima parte. Una maledizione che avrebbe minacciato, prima, e accompagnato, poi, fino alla morte improvvise e beffarda prima del padre e poi del figlio, Bruce e Brandon Lee. Lo ammettiamo, potremmo dedicare un intero speciale o persino, anche, un intero reportage e neanche verremo a capo di questa situazione assurda, sinistra e alquanto, per certi versi, anche un po’ soprannaturale nelle dinamiche descritte, per entrambi le morti. Quindi, onde evitare discorsi o parole un po’ troppo retoriche sarebbe meglio fermarsi qui con il dettaglio della maledizione e proseguire per un’altra strada per parlare del film che arriverà tra un mese in Italia.

Infatti, la vera data di uscita, quella americana, è il prossimo 23 agosto per poi approdare da noi entro una sola settimana. Eppure, potremmo intitolare questa seconda parte: questione di trailer. Anzi, no: questione di impatto del trailer, l’impatto provocato con il gioco abile dei montatori, delle musiche scelte e delle battute o comunque frasi ad effetto. Da che parte andiamo a vedere, seppur sempre in anteprima, il nuovo ‘Corvo’ esce sempre massacrato, quasi, dal confronto con quello vecchio. Perdonateci, volevamo dire: con quello sacro. Perché in fondo si sa, questa versione potrà solamente far parte del profano e nulla di più. questione di prospettiva, direte voi cari lettori e avete ragione. Anche perché, uno, il film non lo abbiamo visto, due, comunque è ancora presto per sparare sentenze sulla nuova versione.

Troppo presto. anche se un mese passa in fretta, in un’epoca in cui tutto passa come un battito di ciglia o un battito di ali ma in fondo le cose buone restano per sempre. Si, è vero: abbiamo parafrasato la famosissima frase con la quale si chiudeva la versione di Brandon Lee. Una versione che anche dal trailer, quello del 1994 s’intende, instilla più emozioni. E anche su questo avete ragione: con i giudizi, con le sentenze, in effetti siamo un po’ troppo di parte, venendo meno a quanto abbiamo detto fino adesso. Tutto ciò ha un unico movente: il film lo abbiamo visto e il ricordo di ciò che avvenne trenta anni fa è ancora fresco, anche troppo. Forse è per questo che continuiamo a pensare che non era il caso di riproporlo?

In fondo ci stiamo anche ripetendo, proprio come un disco rotto e non è perché non ci prendiamo bene i remake, i reboot o i sequel e forse, perché, alcune opere cinematografiche, proprio per la loro essenza, per non dire anche per la loro sacralità prettamente cinematografica non dovrebbero essere toccate, rivedute neanche con il cannocchiale.

Ciò comunque non vuol dire che il nuovo ‘Corvo’ non è stato realizzato con l’impegno che si richiede o che comunque lo hanno confezionato con molta superficialità, neanche no. Non sarebbe né un pensiero corretto e né tantomeno, anche se è troppo presto, logico. Come logicamente ci potremmo anche soffermare sul cast e sulle differenze del 1994, ma qualche altro dettaglio ha attirato la nostra attenzione. Da un recente articolo della rivista online di cinema, Movieplayer, sarebbero apparse delle dichiarazioni del nuovo attore protagonista, il quale, a differenza del suo predecessore, non risulterebbe essere troppo convinto del finale aperto.

Si, avete ragione: abbiamo spoilerato senza volerlo. In fondo, però, è stato lo stesso attore, diciamo così, nel dare l’allarme per un possibile sequel. Cosa che accadde, come abbiamo visto nella seconda parte, anche dopo il 1994. La frase definitiva di Bill, riportata da mass media e sociale media interamente dedicati al grande schermo è stata questa: mi aspettavo qualcosa di definitivo o almeno questo è stato il senso delle sue parole.

Sempre tenendo presente il trailer notiamo un’altra notevole differenza con il film del 1994: la colonna sonora. Non si sa se esattamente il vecchio tema musicale è stato usato come omaggio, ma ciò che importa è anche un altro dettaglio e forse, anche in questo caso, vogliamo troppo e non solo noi. Si pensi a tutti i fans sparsi per il mondo.

Partendo dal presupposto semmai il tema composto da Graeme Revell si sposava benissimo con il grunge, unendo due stili diversi di musica ma complementari tra loro. Nella nuova versione le hit scelte, almeno fino a questo momento e in base al trailer non convincono così tanto. Ciò che forse non emerge è l’aspetto lugubre, misterioso, quasi horror della storia per una pellicola, così come si definiva un tempo, che ha fatto storia del cinema.

È anche vero che bisognerebbe attendere, per capire meglio, per scoprire nella sostanza i segreti di questo remake, tenendo comunque presente, che sia Alex Proyas e il nuovo regista non solo lo hanno realizzato in base, e anche soprattutto, alla loro prospettiva, ma anche in base alla visione di due epoche totalmente differente fra loro.

Se nel 1994 il messaggio poteva essere triste, drammatico ma con una speranza intrinseca in cui la vita stessa andava oltre al concetto di morte; trent’anni più tardi potrebbe essere, ripetiamo potrebbe essere, che si vorrebbe cercare di dare un senso a tempi come questi in cui il mondo, già di per sé e nella realtà, è finito in un limbo infinito. In cui il male sembra prevalere sul male e dove il bene sta perdendo, in tutto e per tutto, la guerra contro la sua stessa antitesi; contro la faccia della sua stessa medaglia.

Eppure, oltre alle dichiarazioni dello stesso Skargard non si può chiudere questo mini – speciale con le parole sia dello sceneggiatore, Cliff Dorfman, e del regista. per quanto riguarda Dorfman, senza alcuna mezza misura, ha sparato a zero sul suo stesso operato affermando questo: chi dice che è orribile ha ragione. Una frase breve e diretta, riportata dal sito EveryEye.it, che non lascerebbe spazio a nessun’altra interpretazione. Il punto, però, sarebbe un altro e qui c’è bisogno del punto interrogativo: è una mossa pubblicitaria per attirare più gente possibile nelle sale?

Per quanto riguarda il regista non è quello attuale ma Proyas, il quale ha affermato che non gli fa piacere vedere tanti giudizi negativi sull’operato di un collega; rimarcando che di sicuro lui e l’intera troupe erano animati dalle migliori intenzioni. Per poi chiudere: Il corvo non è solo un film, Brandon Lee è morto per farlo e su questo vi rinvieremo alla nostra recensione.

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