Primo appuntamento con il Padrino del Soul e le sue intramontabili canzoni
Da Tina Turner a James Brown il passo è quasi breve, diciamo. In fondo, entrambi sono rappresentanti, nel mondo e nella storia della sette note, della ‘Black Music’ per antonomasia; quella che di cui non si perderà mai la memoria, quella che verrà ascoltata per altri cento, cinquecento e perché no anche per altri mille anni. Se la scorsa settimana vi abbiamo riproposto l’omaggio che attribuimmo alla Regina del Rock’n’roll in occasione della sua scomparsa, avvenuta l’anno scorso, da oggi, con la classica scusa di instillarvi la giusta carica per affrontare i nuovi sette giorni, gli ultimi del mese di luglio, quelli che ci porteranno, quasi, all’inizio del nuovo mese: agosto, sperando che sarà caldo, ma non bollente con questo settimo mese dell’anno, tocca, per l’appunto, al Padrino del Soul. L’uomo che ispirò Michael Jackson, l’uomo che è stato una vera forza della natura, James Brown.
Lo facciamo parlando di alcune canzoni, non svelandovi quali e, soprattutto, per quanti giorni, quindi per quanti appuntamenti. Vi diciamo solamente che oggi, lunedì 22 luglio, partiamo a spron battuto con un singolo che, grazie alla rubrica ‘La canzone del lunedì’ analizzammo un po’ nella sua essenza qualche tempo fa ed in modo molto superficiale.
Un singolo che è una vera e propria scossa di adrenalina, un singolo che, nel mondo del cinema, è stato più volte sfruttato come colonna sonora di un film o, addirittura, fruito per accompagnare una scena in particolare. Su questo brano, inoltre, ci sono due paradossi da non sottovalutare.
Il primo è quello relativo al fatto che è conosciuto non tanto per il titolo, quanto per il ritornello. Secondo: sempre per paradosso questo singolo, in verità, non è a tutti gli effetti, inizialmente, una canzone dello stesso James Brown. Questo perché, la sua versione, personale diciamo, è una cover del 1965. Infatti, tre anni prima, nel 1962, ci fu una cantante che pubblicò la versione originale. Una cantante dal nome Yvonne Fair e che, forse, non vi dirà molto. Forse, ripetiamo.
Eppure, quest’ultima, in realtà, era la corista, leggete leggete, dello stesso padrino del soul. In quell’anno incise questo brano pubblicandolo per l’etichetta King Records. Il titolo, però, non è lo stesso e più avanti lo sveleremo in merito alla versione di James Brown. Il titolo della versione originale era ‘I found you’. Come sempre, però, andiamo con ordine.
Prima che ‘I found you’ diventasse il successo mondiale con un’altra denominazione, bisogna spendere qualche parola per la corista che fu di James Brown; il cui nome, come detto, non è molto conosciuto qui da noi. Nata nel 1942 a Richmond, nello Stato della Virginia, e venuta a mancare il 6 marzo di trenta anni fa, nel 1994, Flora Ivonne Fair Strain, questo era il suo vero nome per esteso, collaborò, nella sua carriera, con i migliori della sua epoca.
L’elenco è abbastanza lungo e anche molto interessante. Si passa da Marvin Gaye a Stevie Wonder, ai gruppi musicali come i Temptation e i Jackson 5. La fama e la gloria? La riuscì a conquistare tredici anni dopo a questa sua pubblicazione grazie alla canzone dal titolo: It Should Have Been Me’.
Ma ritornando leggermente indietro, esattamente nel 1961, su consiglio del marito, che sposò presto e senza neanche terminare gli studi, iniziò le collaborazioni musicali con agli Chantels e poi al Padrino del Soul, all’apice della carriera. La vera svolta, non tanto per lei quanto, comunque, per lo stesso Brown, giunse nel 1962.
Lo stesso Brown scrisse diverse canzoni, in quel periodo, per la King Records, la sua casa discografica. Tra le tante ne sviluppò una proprio con Yvonne, incidendola nello stesso periodo; il titolo, appunto, era ‘I Found You’.
Come avete potuto ascoltare con attenzione e senza nulla togliere alla bravura di questa straordinaria cantante americana poco conosciuta dalle nostre parti, i cui lavori sono rimasti, per la maggior parte, entro i confini americani, il singolo non presenta la carica tipica che la contraddistinguerà a partire dal triennio successivo.
Eppure, nonostante tale differenza di ritmo, il sound miscelato tra il funk e appunto il soul e, forse anche snellito dalla presenza di qualche strumento musicale, il testo era pressoché identico.
La versione di Brown, uscita nell’ottobre del 1965, provocò un terremoto tale nelle classifiche di quel periodo che, addirittura, si potrebbe dire e anche in maniera ironica, che lo stesso Padrino del Soul superò sé stesso facendosi addirittura concorrenza. ‘I feel good’ scalzò al primo posto una sua stessa hit, intitolata ‘Papa’s got a brand new bag’.
Ecco, abbiamo scritto ‘I Feel Good’. Tale verso della canzone, però, è quello relativo al ritornello che, con il tempo, è diventato famoso tanto da oscurare il vero titolo de brano: ‘I Got You’. Ovviamente, tenendo presente la traduzione dall’inglese all’italiano ‘I feel goog’ significa ‘mi sento bene’; mentre con ‘I got you’ s’intende ‘Ti ho preso’.
Nella sua essenza il testo parla di un uomo che sta al settimo cielo quando sta con quella che dovrebbe essere la sua ragazza o quantomeno con una persona che lo fa sentire bene in tutto e per tutto, facendogli dimenticare i problemi e tante altre vicissitudini della vita. Almeno, questo è il senso che lo stesso James Brown ha voluto dare alla canzone.
Una canzone che gli ha fatto raggiungere un successo travolgente e, molto probabilmente, anche per lui, per certi versi, anche inaspettato. Un brano che, come detto in precedenza, è stato usato per una colonna sonora di un film, nel 1993 ‘Mr Jones’, con Richard Gere; e nell’accompagnamento di una delle tante scene musicali del film ‘Good Morning, VietNam’ con Robin Williams.
All’inizio del nuovo millennio, la canzone raggiunse la ventunesima posizione delle 100 greatest songs in rock and roll e la numero settantacinque nella 100 greatest rock and roll dance songs. Queste due classifiche furono entrambe stilate dal canale musicale televisivo di Vh1. Mentre nel 2004 venne inserita, alla posizione numero 78, tra le migliori cinquecento canzoni, nella lista firmata dalla rivista Rolling Stone.
Ma questa, come detto, è solamente una delle tante canzoni del Padrino del Soul. Domani ci sarà un altro appuntamento con un’altra hit, ovviamente…