La straordinaria storia musicale e personale della Regina del Rock’n’roll
Per comprendere la carriera di Tina Turner è rilevante conoscere il suo passato personale. Soprattutto considerando i suoi inizi, come si sono svolti e come è arrivata la prima caduta nel suo insieme. Nella prima parte abbiamo specificato che la Turner trovò l’amore molto presto e, considerando anche quanto è durata l’unione, si potrebbe ipotizzare che fu davvero fortuna nel suo caso. Purtroppo, dobbiamo smentirvi. Partendo dal presupposto ogni musicista non è proprio uno stinco di santo, ha dalla sua sempre qualche vizio nascosto, negativo e poco incline ad essere un esempio per chi lo segue.
Nel caso di Ike Turner, nei confronti di colei che all’anagrafe era conosciuta come Anna Mae Bullock, lo si potrebbe definire il diavolo in persona. Droga e alcool fungevano da miccia per i demoni del marito della cantante la quale, purtroppo, si ritrovava ad essere vittima involontaria. Abusi, maltrattamenti e percosse. Un vero e proprio inferno.
La goccia che fece traboccare il vaso fra i due fu una sera del 1976, quando lo stesso Ike, diventato incontrollabile per Tina, la portò a farla scappare da lui nell’hotel in cui si erano fermati. Dopo poco, la Turner presentò formale denuncia ottenendo il divorzio due anni più tardi ed è lì che fu la fine del suo periodo buio e, al tempo stesso, l’inizio di una travolgente rinascita che la consacrò, ancor di più, agli occhi del mondo e non solo per sé stessa.
A questo punto ci sarebbe da chiarire un particolare. Se Turner era, di fatto, il cognome di quello che ormai si avviava ad essere il suo ex-marito, tutti quanti si sono chiesti come mai, dopo quanto fosse successo, la cantante lo conservò per tutto il resto della sua carriera?
Tale scelta, molto probabilmente, deve semplicemente ricercata nel fatto che ormai si era lanciata con quel nome e mutarlo sarebbe stato complicato. Ciò, però, che le serviva era qualcuno che le rilanciasse in toto la sua carriera. Un manager che ci sapesse fare nel fargli ottenere i contratti giusti o comunque i contatti giusti.
In quel periodo in chiaroscuro, Tina Turner, per rilanciarsi, dopo il burrascoso matrimonio e qualche singolo non proprio di successo, prese parte ad un famoso programma italiano come vedette al fianco di Pippo Baudo, ‘Luna Park’. Non solo fu anche ospite al Festival di Sanremo. Era l’anno 1979.
Il manager che prese in mano il suo percorso artistico e professionale fu Roger Davies, che già seguì in tempi non sospetti anche Olivia Newton-John. La Turner, con l’avvento di Roger, incominciò una nuova scalata verso il successo. Il primo tentativo si era fermato quasi ad un passo e anche in quel caso, nonostante ci fosse la presenza di Ike, tentò comunque una carriera da solista. Con il suo nuovo manager aveva, forse ancor di più di prima, la strada spianata.
La rinascita per lei fu totale. Furono organizzati concerti non solo negli Stati Uniti d’America, ma anche in Europa già a partire dal febbraio del 1980, anno e mese in cui ufficialmente iniziò la collaborazione fra i due. Si potrebbe dire che mai tale unione fu così proficua. Tina Turner aprì i concerti di Rod Stewart, tre concerti dei Rolling Stones, si tolse anche il capriccio di esibirsi anche con Chuck Berry. In tutto questo prese parte anche ad una puntata del Saturday Night Live. Un momento davvero magico.
Non solo, sempre in quel periodo anche David Bowie si impegnò affinché la cantante, venendo in soccorso al talent scout John S. Cart, ad ingaggiarla per incidere un disco con la Capital Records. Nel 1983 iniziò il suo secondo periodo d’oro. Un periodo interminabile, inaugurato con una cover del cantante Al Green: Let’s Stay Together. Da quel momento non si fermò più, fino ad arrivare da dove siamo partiti all’inizio di questo viaggio e che ancora deve volgere al termine.
Eppure, un’avvisaglia del suo ritorno ci fu già un anno prima con la canzone da discoteca Ball of Confusion. Anche in quel caso si trattava di una cover proveniente dal repertorio dello storico gruppo musicale conosciuto come i Temptation. Si potrebbe dire, senza essere cattivi nei giudizi, semmai è solo un modo per constatare ciò che la storia musicale ci offre, che Tina Turner ha formato, non si sa quanto volontariamente, la sua carriera sulle cover.
Comunque, ‘Let’s Stay Together’ venne inserita, due anni più tardi, proprio nell’album che la rilanciò definitivamente: Private Dancer. Quel disco, quel trentatré giri come venivano chiamati un tempo, la portò definitivamente nell’olimpo dei grandi senza mai uscirne più. L’anno successivo ancora venne contattata, addirittura, da Lionel Richtie e Micheal Jackson per la leggendaria canzone ‘We Are The World’. Una canzone intonata dalle più grandi ugole d’oro di quegli anni. A riprova che i suoi sforzi erano serviti per la sua stessa causa.
Nella sua lunga carriera, Tina Turner ha realizzato ben diciotto dischi, tra cui dieci sono mere raccolte d’inediti, due album dal vivo e sei raccolte. Ha ottenuto ben 31 riconoscimenti, tra cui: 10 Grammy Awards; 3 American Music Awards; 7 Billboard Music Awards; 1 Naacp Image Awards; 2 Mtv Video Music Awards; 2 World Music Awards.
Ancora: un Hollywood Walk of fame, nel 1986; Rock’n’roll Of Fame nel 1991 relativi ai tempi con Ike Turner; Mobo Awards Lifetime Achievement Award ed un Rock’n’roll of fame nel 2021. Non solo, nella sua vita non c’è stata solamente la musica: anche il grande schermo ha tentato svariate volte la ragazza di Brownsville. Si contano più di una partecipazione cinematografica, svolte non tanto per apparire, come si potrebbe pensare in un primo momento, ma perché la stessa cantante rivelò, in una delle tante interviste rilasciate, che aveva voglia di diventare attrice.
Tina Turner, in più di un’occasione, fece più di qualche incursione cinematografica. Dai tre camei datati anni ’70 e ’90 come ‘Taking Off’, ‘Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band’ e il biopic proprio sulla sua vita del 1993 dal titolo: ‘Tina – What’s love go to do with it’, in cui fu pubblicato anche un album omonimo come colonna sonora del film, alle due vere partecipazioni cinematografiche come nel terzo capitolo della saga con Mel Gibson, ‘Mad Max – Oltre la sfera del suono’, e ‘Last Action Hero’ con Arnold Schwarzenegger.