La Spagna attende la vincente tra Olanda ed Inghilterra. Lamine Yamal è già entrato nella storia.
‘Se Yamal vuole arrivare in finale dovrà dimostrare qualcosa in più’ parola di Rabiot, difensore della Francia di Didier Deschamps, e al minuto 21 del primo tempo succede l’imponderabile. Per un momento il mondo del calcio torna indietro di ben sessantasei anni, ed esattamente all’anno 1958. Quando un giovane calciatore, praticamente sconosciuto e ancora nell’età della piena adolescenza, conquista tutti quanti con due giocate formidabili. Due reti segnate nella finale di quel mondiale, giocato in Svezia. Aveva solo diciassette anni e aveva il numero dieci sulle spalle. Si chiamava Edson Arantes Do Nascimento Pelè.
La frase con la quale abbiamo aperto questa seconda parte di questo speciale è stata rilasciata nelle ore precedenti alla prima semifinale. Una dichiarazione piena di spocchia espressa da un giocatore esperto il quale, proprio per la sua esperienza, avrebbe dovuto azzittire senza dire alcunché. Invece, ripetiamo, al minuto 21 del primo tempo Lamine Yamal, sedicenne attaccante esterno della Spagna, con il numero 15 sulle spalle, ha puntato due giocatori della Francia, tra cui uno era proprio Rabiot. Una prima finta, poi una seconda e poi lascia partire una parabola che si infila all’incrocio dei pali. È il gol del pareggio, dopo il vantaggio dei Blues, certo. Ma era, per ieri, e sarà, da oggi in poi, l’inizio di una nuova storia calcistica che tutta da scrivere sul rettangolo di gioco e da tramandare di magia in magia.
Lamine Yamal, sabato prossimo, ovvero il giorno prima della finale, compirà diciassette anni, l’età in cui Pelè vinse il mondiale. Ma questo piccolo episodio ci ricorda anche un altro aneddoto, diverso e non propriamente ambientato in un torneo per nazioni. Campionato argentino. L’estremo difensore del Boca Juniors prende in giro, ridicolizzandolo di sana pianta, il giovane numero dieci dei rivali, dell’Argentinos Juniors. Disse, più o meno, quel ciccione non mi segnerà mai. Ebbene quel ciccione più che segnarne uno, gliene fece direttamente tre. Quel ragazzino si chiamava Diego Armando Maradona.
Piccole storie di calcio, piccoli episodi che sembrano ripetersi anche nei confronti di questo ragazzino di soli sedici e che, ieri sera, ha completamente abbattutto non solo la Francia, ma anche il suo giocatore più rappresentativo, Kiliane Mbappè. Nei quotidiani sportivi di ieri, si era detto addirittura, che il match di semifinale, Spagna – Francia, era un quasi Barcellona – Real Madrid, per la presenza dei due fuoriclasse in campo. Si potrebbe sostenere, dunque, che il primo round è stato vinto dal giovane talento blaugrana. Il secondo, ovviamente, si terrà nel prossimo autunno nella Liga spagnola con i rispettivi club di appartenenza.
Dunque, il giovanissimo Yamal non solo ha annichilito Rabiot e Mbappè con quella sua magia, ma è riuscito a mettere in secondo piano l’altro evento dell’intero Europeo di Germania. Ovvero, il primo vero gol su azione da parte dei ragazzi di Deschamps. A compiere il miracolo ci ha pensato Kolo Muani un miracolo che non è servito a nulla, a quanto pare. La Spagna, d’altronde, quattro minuti più tardi ha ribaltato definitivamente il risultato, dopo la magia del numero 15, con Dani Olmo.
Per un paradosso, che forse molti non avranno neanche tanto notato, è che la Francia è andata avanti a suon di autogol in questo campionato europeo; il destino, ieri, ci ha messo lo zampino. Nel senso che, è vero che abbiamo detto che la rete del 2 a 1 è stata firmata da Dani Olmo ma il suo tiro, che ugualmente era indirizzato in porta con Maignan battuto, è andato deviato da un difensore francese.
A questo punto non ci rimane che da chiederci, tra le altre due semifinaliste dell’Europeo, sarà l’avversaria di domenica sera, 14 luglio, a Berlino? Olanda o Inghilterra? Troverà una nazionale che ha già alzato il trofeo una sola volta nella sua storia, nel 1988 e guarda caso proprio in Germania, o una nazionale che non vince nulla dal 1966 e che l’unico trofeo alzato era nel mondiale casalingo?
Belle domande. Le risposte? come sempre arriveranno sul campo questa sera e chissà se prevarrà la fisicità olandese o l’atteggiamento incognito degli inglesi? Altre belle domande. Altri bei quesiti in cui, adesso, è inutile cercare di approfondire perché rischieremmo di appesantire il discorso.
Nel senso che sarebbe completamente inutile soffermarsi su tematiche che saranno sviluppate direttamente questa sera in campo. E allora cosa ci sarà da dire in merito? Tante altre cose, per esempio. Visto, anche che, una buona introduzione l’avevamo già fatta ieri nella prima parte su entrambe le semifinali che si stanno disputando tra ieri e oggi.
Semmai soffermarsi, cosa che non si è fatto sia con la Spagna che con la Francia, sui precedenti tra gli olandesi e gli inglesi. I numeri sono squilibrati sotto un certo punto di vista. su quattordici volte che si sono affrontate le due nazionali sono stati ben sette i pareggi, ma solamente due le vittorie dei britannici contro cinque degli orange. Per la precisione, però, con il numero 14 abbiamo indicati i precedenti durante un campionato europeo. Nella loro storia il numero degli incontri è ancora più alto: 22.
Entrambe, durante i rispettivi ottavi di finale, sono andate in svantaggio ed entrambe hanno, prima, riacciuffato il risultato, per poi ribaltarlo. Tra le due chi ha passato il turno entro i novanta minuti sono stati gli orange, mentre gli inglesi, per far fuori la Svizzera, hanno dovuto usufruire della lotterai dei calci di rigore. Poco male per la nazionale di Southgate, che sembra essere, fra le due, quella meno squadra, meno amalgamata. Come detto, però, è solamente un’impressione, perché di fatto, le volte in cui la nazionale dei Tre Leoni sembrava cadere nel baratro, sembrava prendere l’aereo verso il ritorno a casa, ecco che si è svegliata all’improvviso con fiammate che hanno annichilito gli stessi avversari. Ecco perché la si accusa di non essere bella.
Eppure, ci sarebbe anche un’altra cosa da dire sulla nazionale di Southgate ed una lancia che stiamo spezzando in suo favore: siamo sicuro che non sia proprio questa la sua bellezza? Proprio quando sembra di cadere poi alla fine si rialza sempre. Un po’ come l’Olanda del girone che poi ha mostrato un buon gioco contro la Romania agli Ottavi.