Il noto cantautore si è spento nella giornata di sabato a causa di un male incurabile
Ieri su Pino D’Angiò, nell’omaggio interamente dedicato a lui, non abbiamo detto proprio tutto. ci siamo focalizzati, per la maggior parte, sul suo successo musicale, parlando o semmai accennando a tutti i suoi dischi pubblicati dal 1981 al 2023. Eppure, Giuseppe Chierchia, era questo il suo vero nome, non è stato solamente un cantautore. È stato anche attore e addirittura comico, scindendo molto bene i due ruoli. Come sempre, ieri, avevamo accennato alla sua città di nascita, Pompei, in provincia di Napoli, senza però precisarne la data di nascita, 14 agosto del 1952. Un campano, dunque, cresciuto negli Stati Uniti d’America perché suo padre, Francesco Chierchia, era un ingegnere civile originario, però, di Mercato San Severino, in provincia di Salerno, e si era trasferito negli States per lavoro. Sua madre, invece, si chiamava Franca Romana ed era un’insegnante.
Tornato in Italia, Pino, incominciò ad approfondire la sua passione per la musica, senza perdere di vista gli studi. Le cronache vogliono che si iscrisse, presso l’Università di Siena, alla facoltà di Medicina e, contemporaneamente, per migliorare anche la sua attività economica iniziò ad esibirsi nei locali e fu lì che fece l’incontro della vita. Un nome che abbiamo già incontrato anche noi nella prima parte di ieri: il discografico Ezio Leoni, il quale scelse un suo singolo da pubblicare. Ed è così che incominciò la sua storia con la musica.
Ufficialmente il periodo musicale è durato dal 1978 al 2024, fino al 6 luglio del 2024. Giorno della sua scomparsa. In questi quasi quarantasei anni, Pino D’Angiò, ha ottenuto importanti risultati e non solo per il brano ricordato ieri. Per esempio, dallo stesso disco, ‘Balla’, venne addirittura estrapolato un secondo singolo per l’estate che gli permise, tra l’altro, di prendere parte al Festivalbar del 1981. La canzone? Un concerto da strapazzo. L’anno successivo tornò nuovamente alla kermesse musicale estiva, ideata da Vittorio Salvetti, con il brano ‘Fammi un panino’.
A partire dal 1980, lo stesso D’Angiò oltre ad essere riconosciuto come autore di testi di canzoni, viene addirittura apprezzato con il conferimento di diversi premi in merito, come quello conosciuto col nome di ‘Gondola D’Argento’ alla mostra internazionale di musica leggera di Venezia nel 1980.
Inoltre, quello che forse non si sa in maniera più approfondita è che lo stesso Pino D’Angiò fu il fondatore, insieme ad Andrea Mingardi, Riccardo Fogli, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti e Mogol della Nazionale Italiana Cantanti. Non solo, attraverso la sua attività come paroliere è stato autore di canzoni per personalità molto importanti della musica, tra cui Mina.
Durante il suo percorso professionale non ha nemmeno disdegnato la conduzione, sia quella generale che quella televisiva. Si pensi all’esperienza che fece in Venezuela come presentatore della serata per eleggere Miss Mondo. Una conduzione svolta tutta in spagnolo nel 1990. Mentre sei anni più tardi prese parte, in Belgio, al Festival del Teatro d’Autore di Liegi ed allo spettacolo, andato in onda in mondovisione, da Parigi per l’inaugurazione della televisione digitale. Insomma, nel suo piccolo stava toccando un po’ tutti i campi, compreso anche quello della recitazione.
Nel 1986 prese parte ad un film considerato, ancora oggi, memorabile e cult. Un film basato, purtroppo, su un delle pagine più cruente della cronaca italiana: la vita e l’ascesa nel mondo del crimine del boss della camorra Raffaele Cutolo. In quell’occasione, Pino D’Angiò, prese parte a sole due scene. Due momenti particolari dell’opera diretta da Giuseppe Tornatore, in cui ancora adesso viene, in tutto e per tutto, ricordato e apprezzato per il ruolo di uno dei tanti nemici del boss.
Ma torniamo al suo mondo abituale, quello della musica. Nella sua lunga carriera, nonostante viene ricordato ancora oggi per una sola canzone, Pino D’Angiò ha effettuato diverse tourneé all’estero e anche di grande successo come in Francia, Belgio, Spagna, Germania, Cile e Argentina, Venezuela, in Unione Sovietica, Ecuador, Colombia e Bolivia, Stati Uniti d’America e Canada.
Di lui, una volta, Mogol disse: D’Angiò è un artista libero e indomato che si mantiene aereo, follia e genialità emergono da un solido fondo di consistenza umana per la gioia di chi ha il piacere di conoscerlo e capirlo. Parole, quelle del famoso paroliere, molto importanti e che confermavano quanto di buono lo stesso D’Angiò avesse fatto fino a quel momento della sua carriera e della sua vita. Vita che negli ultimi anni è stata anche condizionata da diversi tumori come quello polmonare, un sarcoma e addirittura anche un infarto.
A causa di ciò stesse lontano dalle scene per diversi anni, ritornando verso la fine della pandemia, nel 2021, quando il 16 novembre di quello stesso anno fu ospite, nella trasmissione di Serena Bortone, ‘Oggi è un altro giorno’. Non solo, da quel momento in poi le sue comparsate furono più frequenti, fino a qualche mese fa quando fece ritorno al Festival di Sanremo come ospite. Precisamente durante la serata dei duetti con i Bnkr44. In questa occasione il titolo ‘Ma quale idea’ si trasformò in ‘Ma che idea’.
Quasi un mese fa aveva effettuato il suo ultimo concerto, ad Annone di Brianza, al Nameless Music Festival. è stata la sua ultima uscita pubblica. Eppure, lo stesso D’Angiò avrebbe dovuto partecipare, per il Tim Summer Hits, ad un’altra esibizione sempre i Bnkr44, cosa che fece. Tale performance venne registrata il 12 giugno scorso e sarebbe poi dovuta andare in onda in tv. In segno di lutto proprio la sua esibizione non è stata mandata in onda.
Si potrebbe dire che la sua carriera professionale è stata costellata da molta musica e da qualche incursione nella recitazione e nella conduzione televisiva, come abbiamo visto fino adesso. Se ne andato quasi in silenzio, quando il suo nome stava tornando ad essere sulla bocca di tutti come un tempo; proprio come in quel 1981. C’è una cosa, ancora, che non abbiamo detto di quel brano, di ‘Ma quale idea’. Che venne registrato nel novembre del 1980, come tutto l’intero disco, senza immaginare che gli avrebbe dato quel po’ di gloria che ognuno di noi cerca di ottenere in vita.