Quando apparve sulla scena musicale Elvis Presley il Rock divenne ufficiale

Ed eccoci qua. Siamo giunti all’ultima parte sulle origini della storia del Rock, anticipandovi che, in verità, il discorso, da parte nostra, non finirà proprio qui. Abbiamo in serbo altre sorprese in ambito musicale, per voi cari lettori, e non solo nell’ambiente rockettaro. Comunque, bando alle ciance torniamo a noi e riprendiamo nel punto in cui ci eravamo fermati ieri, ovvero sulla fondazione della Sun Records in quel di Memphis, nello Stato del Tennesse.

Nel nominare la città situata in uno degli Stati del Profondo Sud degli Stati Uniti il quadro, adesso, dovrebbe essere più chiaro e, ulteriormente, volendo tornare indietro: esattamente su quanto accennato nella seconda metà della seconda parte, appare chiaro che, quando abbiamo menzionato ad una canzone del 1956, stavamo facendo riferimento allo stesso cantante.

Rimaniamo, nonostante tutto, nell’orbita del 1954 ed esattamente in quella calda estate del luglio di quell’anno. Il mese di giugno era terminato da appena cinque giorni e alla Sun Records si presentò un ragazzone originario dello Stato del Mississippi. Di Tupelo, per essere precisi.

Si presentò al cospetto di Sam Philips con il suo carico di speranza e, quasi sicuramente, con la sfrontatezza dei suoi anni: 19. Si, perché Elvis Aron Presley era nato l’8 Gennaio del 1935 ed era cresciuto con un’incontenibile passione per la musica che voleva, a tutti i costi, mostrare al mondo.

Ma anche in questo andiamoci piano. Nel senso che Elvis non si presentò quello stesso giorno scrivendo la storia della musica, seppur in maniera del tutto involontaria. Le cronache dell’epoca ci aggiornano sul fatto che lo stesso sovrano del rock si presentò più volte alla Sun Records per parlare con Sam, ricevendo in cambio dei preziosi consigli.

Consigli che portarono il giovane talento ad unirsi a dei musicisti più esperti durante le varie sessioni di registrazione, senza tralasciare anche il fatto che lo stesso Elvis, in privato, iniziò non solo ad improvvisare versioni personali di successi che andavano per la maggiore in quegli anni, ma anche riarrangiandoli e non solo in solitaria.

Fu così che, una notte di luglio, dopo vari tentativi di trovare le canzoni giuste, la leggenda volle che fosse lo stesso Elvis chiese allo stesso Sam e agli altri musicisti questa semplice ed innocente frase: Ehi ragazzi! Chi la conosce questa? Sempre secondo la leggenda Elvis propose, anzi improvvisò, una versione estemporanea proprio di ‘That’s all right Mama’. La canzone di Arthur Crudrup.

Alla fine di quella performance Sam Philip affermò con testuali parole tutta la sua convinzione dettata dalla sorpresa di così tanto talento naturale: Non la conosco, ma ne farò un disco. Quella notte era la notte tra il 4 ed il 5 luglio. Furono in quelle ore che ufficialmente il rock’n’roll prese il sopravvento su tutto. Sempre in quelle ore, Elvis Presley intonò, incidendola, per il suo primo 45 giri della sua carriera: Blue Moon of Kentucky. E così che iniziò la leggenda di tutto, del genere del Rock e di Elvis Presley e in cui, sempre quest’ultimo, divenne il Re incontrastato del genere.

C’è un però da non evitare in tutta questa storia, in questa leggenda sulle origini del rock. Elvis Presley, dal lontano 1954, viene ormai considerato il Re, come detto, ma Arthtur Crudrup? Per molti viene quasi identificato, grazie proprio alla canzone incisa nel lontano 6 settembre del 1946, That’s All Right Mama, come il padre del Rock.

Eppure, quello che ci chiediamo noi e che forse fareste anche voi cari lettori, è il perché non potrebbe essere il contrario? Crudrup il Re ed Elvis il padre del Rock? Per un altro semplice motivo: Big Boy, così com’era conosciuto Arthur, era consapevole di aver realizzato un singolo blues, senza neanche immaginare che quello stesso brano sarebbe risultato perfetto per fungere da apripista per la nascita del nuovo genere.

È anche vero, come abbiamo aggiunto precedentemente, che raccontare, in tre parti o comunque in tre appuntamenti, 70 anni di rock non era per nulla di cosa fattibile o quantomeno contemplabile dal punto di vista logico. Già durante la prima parte ci siamo accorti che non era solo la data del 5 luglio del 1954 a tenere banco, anche dopo due anni lo stesso Elvis Presley firmò un altro successo della sua carriera discografica.

In quella occasione il suo nuovo singolo univa, in maniera più marcata, sia il rock che il blues, miscelandoli in maniera chiara e senza fonderli come nelle altre occasioni. Heartbreak Hotel era uscita una ventina di giorni dopo al ventunesimo compleanno del Re del Rock. Il successo fu travolgente che il singolo si piazzò, direttamente, nella prima posizione per poi rimanerci per parecchio tempo.

Questa canzone venne ispirata dalla notizia che riportava il suicidio di un ragazzo il quale, prima di togliersi la vita, lasciò un biglietto con scritto: I walk a lonely street, cammino in una strada solitaria nella traduzione in italiano.

Gli autori che furono Tommy Durden e Mae Boren Axton. Il primo era un chitarrista dei Smiling Jack Herring and his Swing Blues; il secondo, invece, era insegnante di Jacksonville nello Stato della Florida. Venne scritta nel giro di un’ora e s’intuì che aveva del potenziale e venne incisa il 10 gennaio dello stesso anno. Praticamente due giorni dopo il complanno del cantante.

In definitiva cosa si potrebbe dire. che tutto quello che abbiamo riportato fino adesso è esuastivo? Certo che no. Forse, mancherebbe, comunque un altro piccolo tassello. Per esempio, sul significato del genere, inteso come traduzione in italiano. Rock and roll, dunque. Dondola e rotola, ecco il significato. Eppure, per qualcuno questo genere non è neanche un genere vero e proprio, semmai una sorta di stile di vita. Può essere, perché no.

Ma, in sostanza, qualsiasi cosa sia il rock di sicuro è stato un elemento di rottura con la musica tipicamente melodica in voga fino al 1950, poi, ovviamente si sono avvicendati i vari tentativi, volontari e no. Perché di fatto, l’impressione vera e propria è che il rock sia nato da una serie di esperimenti involontari creando una qualcosa di magico e di eterno.

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