Il grande comico, cabarettista, attore, cantante, compositore e scrittore ci lasciò il 4 luglio di dieci anni fa
Come abbiamo specificato nella penultima parte di questo speciale, l’enorme successo che ottenne Faletti non fu proprio ben visto da qualcuno. In merito a ciò, ponendo una domanda in generale a Roberta, abbiamo ricevuto questa risposta molto chiara ed inequivocabile:
“Allora, la cosa che lo faceva di più arrabbiare erano di sicuro le malelingue. Soprattutto quando la stessa invidia si trasformava in malelingue e allora quello lo faceva arrabbiare. Diceva: per carità di Dio, ho fatto tante cose nella vita ma perché adesso qualcuno deve pensare che i libri non li scriva io. ciò a livello professionale di cose ne ho fatte tante e perché adesso non si può credere che i libri non li scriva io. Perché all’inizio si diceva che i romanzi non li scrivesse lui. si dicevano che i libri glieli scriveva addirittura Jeaffrey Deaver, cose che hanno proprio poco senso, cose che non stavano né in cielo e né in terra. Erano cattiverie con nessun fondamento. Il fatto che lo faceva di più arrabbiare e che non gli venisse riconosciuta la possibilità che poteva avere anche un’altra dote oltre alla comicità o alla scrittura di canzoni. D’altro canto, lui nella sua vita ha sempre scritto, che si trattasse di uno sketch comico, che si trattasse di una canzone o per il teatro lui la scrittura la sempre bazzicata”.
Ecco, soffermiamoci un momento su quest’ultima espressione o comunque su quest’ultima frase: la scrittura la sempre bazzicata. In fondo lo abbiamo sostenuto anche noi in qualche parte precedente di questo speciale. tutto ciò cosa ci serve? Semplice, cercare, nel nostro piccolo di inquadrare una volta per tutta il talento di Giorgio Faletti, cercando di identificarlo, senza alcuna forzatura s’intende, come scrittore.
Anche se, ribadiamo, ha avuto moltissime vite professionali, compresa quella di cui abbiamo parlato poco o quasi nulla fino adesso. Difatti, lo abbiamo anche definito come attore e Faletti nel cinema è apparso varie volte. L’esordio sul grande schermo risale al 1978 con Geppo il folle, con e diretto da Adriano Celentano. Poi: Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi; Grunt – La clava è uguale per tutti; Miracolo Italiano; Elvis e Meriliin; Tornare Indietro; Notte prima degli esami; Il segreto di Rahil; Notte prima degli esami – oggi; Cemento armato; Capitan Basilico e Baaria. Con il film del 2006, Notte prima degli esami ottiene un notevole successo nel ruolo del professore d’italiano che deve portare alla maturità i suoi studenti.
Dopo questo finisce qui? No, anche se siamo giunti comunque all’ultimo appuntamento con lui, affermando e sostenendo che Giorgio Faletti era una sorpresa continua. Il suo talento lo portava dovunque, anche nel mondo sacro del teatro. durante la prima parte, Roberta Bellesini aveva precisato che, tra le tante cose che lo divertivano e che gli piacevano della vita, c’era anche quella di andare a seguire gli spettacoli dei suoi colleghi e, quando era il caso, di complimentarsi anche con loro.
Cosa che fece puntualmente quando si trovò ad andare a seguire uno spettacolo di Chiara Buratti e fu lì che gli venne l’idea di quello che doveva essere uno spettacolo teatrale diretto da lui. Si, proprio così. Si sarebbe cimentato anche nella regia teatrale. Doveva essere così. Ma non fece in tempo, perché il 4 luglio di dieci anni fa Giorgio Faletti venne a mancare a causa di un male incurabile. La notizia lasciò molti increduli, visto che lo stesso scrittore decise di non parlarne pubblicamente.
Tornando a quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima sorpresa professionale, lo spettacolo che aveva in mente Giorgio Faletti diventò un libro qualche anno più tardi. Intitolato ‘L’ultimo giorno di sole’, l’autore racconta gli ultimi giorni di preparazione di una donna in attesa di un’eclissi solare che sconvolgerà per sempre il mondo. Ad una delle ultime repliche teatrali FreeTopix Magazine era presente, in quel di Mantova per apprezzare ed ammirare il talento cristallino dell’attrice di Chiara Buratti, la quale si è cimentata in una perfomance tutt’altro che facile.
Lo spettacolo teatrale era avvenuto il 5 maggio scorso a Mantova, alla presenza anche della stessa Roberta Bellesini. Roberta, appunto, che vogliamo ringraziare infinitamente per la sua disponibilità a sottoporsi alle domande che le abbiamo rivolto per queste cinque puntate dedicate a Giorgio Faletti. Precisando, anche, che non siamo riusciti a dire tutto, a ricordare tutto e molto probabilmente non basterebbero neanche altre cinque parti per parlare di lui e neanche, in quel caso, avremmo terminato.
Tra le prime risposte che vi abbiamo riportato, di sua moglie, è quella in cui afferma che Faletti era una persona entusiasta, un ragazzino. Ed ecco svelato il vero motivo per il quale il comico, prima, e lo scrittore, poi, con estrema facilità, fosse riuscito a passare da un settore all’altra del mondo dello spettacolo; facendolo in un modo che appena ti abituavi alla sua dimensione come cabarettista, ecco che a seguire dovevi abituarti a vederlo in una veste in cui non eravamo mai stati abituati a vederlo.
Nella prima parte abbiamo affermato che uno come lui, nel panorama del mondo dello spettacolo attuale, manca sul serio come il pane. Manca e per un semplice motivo: riuscire ad essere tante cose e riuscire a farne anche tante senza mai e poi mai sbagliare un colpo non è roba di pochi e da tutti i giorni.
Chissà se lui era già consapevole di tutto questo o comunque la sua curiosità lo ha aiutat molto in quello che ha fatto, in quello che ha proposto. È vero, dovremmo chiudere con un’altra risposta di Robarta Bellesini, una delle tante che ci ha concesso e che, forse, stiamo per chiudere questo speciale, diviso in cinque parti, con la dichiarazione più amara o quantomeno della cosa che più gli dava fastidio. A qualcuno, dunque, non gli andava a genio che Faletti avesse quel talento e riuscisse a riscuotere tutto questo successo, creandosi un’ulteriore carriera insieme a quella che aveva già avuto.
Adesso che sono dieci lunghi anni che è venuto a mancare, la sensazione è che nessuno riuscirà a colmare il suo vuoto; soprattutto un vuoto anche dei molti media che non sempre, nel ricordo, gli lasciano lo spazio che merita.