Le origini di un genere che ha ribaltato le sorti del mondo delle sette note

Alcune date nella storia della musica ritornano sempre. Ritornano dopo un giro che hai compiuto in avanti per poi balzare di nuovo all’indietro, perché magari e senza volerlo ti sei perso un passaggio, un dettaglio o comunque una parte fondamentale della storia stessa; forse perché da quel giorno, mese ed anno in particolare tutto è collegato.

Ve lo abbiamo fatto intendere con lo speciale, in cinque puntate, sul Re del Pop, Michael Jackson, leggenda della musica americana il cui vero concepimento, non tanto biologico, quanto propriamente musicale avvenne nel giorno in cui andremo a ricordare in questo ennesimo appuntamento diviso in tre parti.

Nell’iniziare questo viaggio indietro nel tempo, di settanta anni s’intende, torniamo in quel di Gary, nello Stato dell’Indiana degli Stati Uniti d’America. Torniamo, di nuovo e per un momento, nella casa all’indirizzo oggi conosciuto come 2300 di Jackson street, dell’operaio Joe Jackson il quale voleva a tutti i costi che la musica ritornasse ad essere una componente fondamentale nella sua vita e che così fece e sappiamo ormai come.

Torniamo in quel momento preciso in cui stava ascoltando una canzone alla radio, torniamo in quell’attimo in cui, lo stesso Joe, si persuase, in maniera completamente errata, che ad intonare quel brano, a dir poco storico, fosse un afroamericano e non un bianco in un genere prettamente da gente bianca, per dirla nel linguaggio tipicamente americano.

No, non poteva sapere, perché negli anni ’50, ed esattamente a nove anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la televisione non aveva ancora preso il sopravvento come oggi. La radio era il vero motore di tutti i mezzi di comunicazione dell’epoca. E dunque, lo stesso Joe Jackson, non era in grado di scoprire che quel cantante non apparteneva alla sua stessa etnia, anche se per uno scherzo del destino possedeva la voce da nero.

Se comunque, ufficialmente, quel giorno è indicato come data spartiacque della musica, per la nascita di un genere in particolare, ci sono altre fonti che vogliono la realizzazione dello stesso in altri momenti della storia; come per esempio nel 1951, sempre il 1954 ed il 1956. Tre anni in cui il cosiddetto Rock’n’Roll avrebbe preso ufficialmente piede. Ma come sempre andiamo con ordine.

Per alcuni il rock è nato, quindi, nel 1951. O quantomeno ha iniziato a prendere piede e a mettere radici tra le sette note grazie ad un brano di Jackie Breston ed Ike Turner, quest’ultimo il futuro marito violento di Tina Turner. I due, in quel lontano 3 marzo dello stesso anno, incisero un singolo in cui venivano miscelate, molto probabilmente per la prima volta, i vari generi della cultura bianca, come il country e il western, con la cultura musicale afroamericana, il rhythm and blues e il gospel. Il titolo del singolo? Rocket 88.

Eppure, la stessa Rocket 88, compresa nell’album intitolato ‘The Mistreater’ di Jackie Breston, non è proprio annoverata nel genere in questione, semmai nella più precisa connotazione musicale di blues come potete ascoltare con molta attenzione. Di sicuro, la parola rock, ‘roccia’ tradotto in italiano, non era ancora stata estesa al mondo musicale in quel lontano 1951.

Tre anni più tardi, il 1954, per molti sembra l’anno buono ma andiamoci piano e vi faremo capire il perché più avanti. Ai nastri di partenza, nelle radio americane, si presentano due cantanti che non amavano andare molto per il sottile: Billy Haley e His Comets i quali, nell’aprile di quello stesso, incisero quello che viene considerato il vero inno del genere e annoverato, anche e soprattutto, nella storia della musica in generale proprio come tale: Rock around the clock. Un singolo scritto due anni prima da Max Freeman e James Mayer.

Il successo di questa canzone non fu solamente immediato, ma lo fu addirittura anche in ambito internazionale. Per non dire, in questi lunghi settanta anni, l’influenza culturale che ha prodotto tra le singole generazioni di appassionati del genere e che si sono susseguite nel tempo, non solo.

Il successo mondiale lo raggiunse non solo come hit irresistibile attraverso il passaggio obbligato della radio, ma anche per un’altra ragione: quella prettamente cinematografica. Infatti, l’anno successivo, sul grande schermo, uscì il film, diretto da Richard Brooks: Il seme della violenza, con Glenn Ford. Rock around the clock in questo film viene eseguita proprio dai cantanti originali, durante la scena del film.

Ma come detto, seppur, siamo nel 1954, non è ancora il momento di consacrare, anche qui a FreeTopix ed esattamente in questa parte di speciale, il momento esatto in cui il rock, ufficialmente, ha iniziato ad offuscare tutti gli altri generi musicali. Perché ci sarebbe un altro anno, un altro cantante il quale, proprio nel biennio precedente, aveva già stupito tutti con la sua carica irresistibile con un singolo molto particolare.

Nel 1956, finalmente, dopo due anni di gavetta almeno ufficiali, si potrebbe dire, il ragazzone dalla faccia pulita e dall’immagine del bravo ragazzo della porta accanto, seppur ribelle, fece centro trovando la consacrazione, senza sapere che era già eterna per quello che vi racconteremo fra poco, con una hit che conquistò proprio tutti.

Anche in questo caso, alcuni sostengono che tale protagonista apparso improvvisamente sulla scena musicale, e di cui non vi sveliamo ancora né il nome e né il titolo della canzone, sarebbe stato proprio lui a dare il via al tutto. A dare il via a quella ribellione e rivoluzione musicale che non venne subito ben vista dalle vecchie generazioni, bollandola come la musica del diavolo in persona.

Non a caso, sempre all’epoca, un noto conduttore televisivo, definito negli Usa come ‘Anchorman’, di un’altrettanta nota trasmissione televisiva, durante le prime apparizioni pubbliche e in merito alle pressioni che riceveva per ospitarlo in una puntata del suo show, gli negò tale possibilità affermando con testuali parole: non verrà mai nella mia trasmissione perché è volgare come un nero. Alla fine, si dovette ricredere. Ma ci arriveremo anche su questo dettaglio non proprio di poco conto.

Perché ella storia del rock sono tanti gli eventi e i fatti che si sono avvicendati nel tempo, ma pochi quelli che possono pregiarsi il titolo di momento spartiacque e quello che vi stiamo per raccontare è proprio uno di quello, quello principale a detta di molti.

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