Nella serie anche l’auto dei Cugini Duke era una ‘Star’: la Dodge Charger del 1969

Tra la metà degli anni ’70 e per tutto il decennio 1980 le serie tv dell’epoca sono sempre state sviluppate attraverso elementi in comune che, comunque, variavano in base alle caratteristiche dei personaggi e le ambientazioni delle storie, sia pilot che singole trame. Anche per Hazzard fu lo stesso. Se con la terza e la quarta parte di questo lungo speciale ci siamo soffermati su quasi tutto il cast, con i loro rispettivi ruoli, bisogna comunque precisare che, all’interno dello show televisivo, era presente anche un altro protagonista.

Un protagonista a quattro ruote. Infatti, il protagonista di Agenzia Rockford aveva una Pontiac Firebird marrone, i mitici Starsky & Hutch la Ford Gran Torino, Magnum Pi la Nostra Ferrari Testa Rossa 308 Gts, Micheal Knight una Pontiac 2000 super computerizzata, Hardcastle & McCormick una Coyote e i cugini Bo e Luke Duke? Che macchina avevano? Su quale bolide sfrecciavano per le strade della contea in ogni episodio?

Nella serie televisiva la vettura aveva un soprannome. Precisamente era dedicata ad un eroe della guerra di secessione americana, non proprio positivo, e che era conosciuto come Generale Lee. Di colore arancione e con un 01 disegnato sulle portiere laterali, che non si aprivano mai perché erano saldate. Infatti, i due attori entravano passando direttamente dal finestrino, come avviene per le auto da corsa Nascar.

L’auto apparteneva alla categoria delle cosiddette ‘muscle car’ e venne prodotta dal 1966 fino all’anno scorso, fino al 2023. Quel modello in particolare, usato nello show, era Dodge Charger del 1969, precisamente una ‘Road and Track’. Oltre alla particolarità già segnalate, la vettura era un munita di un clacson che produceva un suo curioso: erano le prime note della canzone ‘Dixie’s Land’. Altra caratteristica era che, all’interno dell’abitacolo, era stata allestita una gabbia di tipo roll bar.

Soprattutto, però, la Dodge Charger della serie televisiva, molti decenni dopo, è stata oggetto di una campagna contro il razzismo per un simbolo situato sul tettuccio. Una bandiera che rappresentava l’esercito confederato degli Stati del Sud degli Stati Uniti. La bandiera confederata, in termini più semplici.

Le polemiche innescate, anche da parte del movimento Black Lives Matter, hanno portato, quasi, a bollare l’intera serie televisiva come razzista. Gli attori hanno risposto, molto probabilmente in maniera più equilibrata, con una frase del tipo: era solo uno show, state calmi.

Infatti, questo speciale lo abbiamo scritto anche per questo motivo. La moda di bollare come razzista o comunque non proprio adatto al nuovo canone di civiltà sta innescando, in maniera molto ma molto evidente, forme di razzismo su tutti i fronti. Abbattere i pregiudizi fruendo o comunque alimentando altri pregiudizi non è, dal nostro punto di vista, la strada maestra per arginare un modo di pensare sicuramente sbagliato e sicuramente deleterio dall’inizio della stessa storia americana e non solo.

Ovviamente, la nostra è solo un’opinione la quale, forse, conterà molto poco nel mare di riflessioni pubblicate via internet, ma era comunque doverosa e senza troppi giri di parole. Una posizione, sempre la nostra, che tende a salvaguardare la cultura in generale; sostenendo che non è cancellando le negatività che il mondo si migliora, anzi lo si peggiora: cosa che è già avvenuta.

Dopo questa digressione, molto alla ‘Parole Schiette’, il nostro viaggio nella contea di Hazzard sta quasi per volgere al termine. Mancano ancora alcuni pochi dettagli che tra oggi e domani saranno esaminati per celebrare, nella loro totalità, i quarantacinque anni dall’inizio della prima stagione e prima di soffermarci sui numeri della serie, ci sarebbero da ricordare altri due attori che non ebbero tanta fortuna all’interno del serial.

Si chiamavano rispettivamente Christopher Mayer e Byron Cherry. I due, di cui purtroppo uno passato a miglior vita nel 2011, ebbero la sfortuna di sostituire gli attori originali nei ruoli ritenuti, all’epoca, già iconici. La causa? Semplice: motivi economici, per non dire commerciali. Direte voi: quale sarebbe la differenza? Nessuna, il problema, però, nacque quando Tom Wopat e John Scnheider si imputarono per ottenere non tanto un aumento di stipendio, quanto di avere alcune royalties, le cosiddette percentuali, sul cosiddetto merchadising.

La produzione, ovviamente, facendo orecchie da mercante determinò che i due attori lasciarono lo show televisivo. A seguirli c’era anche la Back che però, saggiamente, venne convinta del contrario proprio dai due nel caso sarebbero potuti rientrare nello show, cosa che poi avvenne.

Infatti, lo stratagemma utilizzato dagli autori fu che i cugini Bo e Luke non erano presenti nella Contea per partecipare ad una corsa al quale non potevano assolutamente rinunciare. Tale situazione avvenne durante la registrazione degli episodi relativi alla stagione numero cinque. I due nuovi attori non riuscirono ad entrare nel cuore dei fans, così, provocando un pesante calo di ascolti. Alla fine, la produzione tornò sui suoi passi ingaggiando nuovamente gli attori originali, i quali rimasero fino alla fine della settima stagione.

Eppure, non furono i soli, Wopat e Schneider, a trovarsi in tali situazioni. Si pensi allo stesso Ben Jones, Cooter per intenderci, o ancora James Best, lo sceriffo Rosco P. Coltrane, tanto per citarne alcuni. Tutti indistintamente perché ebbero problemi, diretti, con la produzione per un motivo o per un altro. una situazione anche un po’ paradossale che comunque non ha mai scalfito l’affetto dei fans per la serie e, in base a quello che via abbiamo detto, dei personaggi originali.

Proprio in merito a questi ci siamo dimenticati di uno in particolare. ovviamente lo abbiamo fatto senza alcuna cattiveria. Si tratta del cane dello sceriffo Coltrane e che, a dispetto della sua esasperante inerzia, veniva chiamato, anche con molta convinzione dal suo padrone ‘Flash’, si proprio come il supereroe della Dc Comics, solo che era tutto il contrario di Barry Allen; anzi per dirla tutta era sempre impassibile ed immobile.

Dunque, a decretare in via definitiva il successo di questa iconica serie tv, la quale approdo da noi nel 1981, dunque due anni dopo alla messa in onda della prima stagione, sui nascenti canali dell’allora Fininvest, oggi Mediaset, furono tutti questi piccoli dettagli, tutte queste caratteristiche determinavano una miscela perfetta tra il genere comico, action e avventura.

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