Penultima puntata con lo speciale interamente dedicato alla figura del Re del Pop
Cosa successe nel 1982 di tanto particolare nella carriera di Michael Jackson? Domanda retorica, inutile e per certi versi anche scontata. In quel preciso anno l’incoronazione a Re della Musica Pop era molto di più di un fatto, era una certezza. MJ non aveva solamente raggiunto il sovrano predecessore che fino al 1977 aveva regnato incontrastato, seppur nella musica rock, Elvis Presley. Lo aveva persino superato.
Con Thriller, questo l’album che lo consacrò agli occhi del mondo, superò i limiti anche di un’altra persona: sé stesso, diventando forse consapevole di non riuscire mai più a raggiungere un traguardo simile. Un obiettivo che all’inizio sembrava insperato e che, al di là di tutto e con il senno di poi, non era nemmeno stato fissato.
Eppure, il record di vendite è ancora suo. Il record dell’album più venduto nella storia della musica sarà sempre suo. con quel disco, Jackson, fece ballare i morti viventi, le gang rivali e, addirittura, brevetto il suo passo di danza: il Moonwalk. Ormai era diventato inarrivabile, ormai era diventato una vera e propria leggenda vivente.
Nessuno poteva farlo cadere, solo lui con qualche errore lo avrebbe fatto. Cinque anni più tardi tornò con il secondo disco degli anni ’80. Era il 1987 quando Bad, forse, appare il long play più completo di Thriller, per non aver nessuna traccia debole rispetto al predecessore. Ma non basta, non batte il record. Nonostante tutto quel decennio sarà sempre suo. avrà il mondo nelle sue mani. Era diventato la macchina perfetta per fare soldi e il meccanismo innescato non doveva incepparsi per qualche leggerezza, cosa che purtroppo avvenne qualche anno più tardi, ad anni ’90 ormai avviati.
Nel 1991 uscì con ‘Dangerous’, con il quale avrebbe dovuto riscattare, in fatto di numero di vendite, il precedente. Anche in quel caso fece le cose in grande. Non si occupò più di realizzare un film, cosa che avvenne nel 1988, ma istituì una fondazione con lo scopo di aiutare i bambini più poveri della terra. Il nome che attribuì alla sua organizzazione fu lo stesso dato ad una delle sue canzoni più celebri di quello stesso album: Heal The World.
Doveva rappresentare la ‘We are the world’ degli anni ’90 ma così non fu. Almeno per lui. era nell’agosto del 1993 quando scoppiò lo scandalo che segnò, per sempre, la sua uccisione seppur non ancora fisica. Con il Dangerous World Tour aveva bruciato ogni tipo di record ed era in lizza, sempre secondo le cronache dell’epoca, di diventare Peter Pan nella versione cinematografica di Steven Spielberg.
Non solo, avrebbe persino dovuto esibirsi durante la cerimonia di apertura del Mondiali del 1994, che si giocavano proprio negli Stati Uniti. nulla di tutto questo. Saltò tutto, ma soprattutto cosa successe? Un’accusa infamante gli rovinò la reputazione. Qualcuno ci credeva e qualcun altro no. Altri invece continuarono ad ascoltare la sua musica con il tarlo di quel dubbio ormai insinuatosi nella mente di tutti coloro che erano stati edotti dalla notizia.
Michael Jackson, era dedito ospitare nel suo Ranch chiamato Neverland, ragazzini di qualsiasi età e lì, si dice, che forse avrebbe… no, non ci teniamo a continuare il pensiero. Accadde che ormai il danno d’immagine era irrimediabilmente compromesso e non poté mai e poi mai ritornare ciò che era e ciò che era stato per il mondo intero.
Una botta, una mazzata terribile che pose fine alla sua magia, quella che solo un bambino spensierato poteva portare avanti con molta incoscienza. ‘History’, ‘Blood on the dance floor’ datati 1995 e 1997 avrebbero dovuto riportarlo in auge. In quello stesso periodo si sposò, persino. Per molti lo videro come un matrimonio di convenienza. Capita se poi prometti di legarti a vita con la figlia dell’altra leggenda della musica, Lisa Marie Presley. La figlia, appunto, di Sua Maestà Elvis Presley.
L’unione durò due anni e fu proprio durante quel periodo che lo stesso Jackson rivelò a sua moglie: farò la fine di tuo padre. Ma andiamo gradatamente, perché abbiamo fatto una corsa e non va bene. no, perché le cose, i dettagli, i fatti sono tanti, infiniti e neanche questo secondo speciale, suddiviso in cinque lunghe parti, quasi sicuramente non gli rende appieno giustizia.
Torniamo indietro di qualche svelando fin dove fosse riuscito ad arrivare lo stesso re del Pop. Tra i tanti duetti che fece, quello con Sir Paul McCartney si rivelò essere più proficuo del previsto fino al punto che, quando Michael chiese a Paul un consiglio su come investire i propri soldi. Alla fine, il Baronetto della Regina d’Inghilterra ci rimase parecchio male quando venne a sapere che, i diritti delle sue canzoni, ai tempi dei Beatles, erano state acquistate dal Re del Pop.
Fu un messaggio forte e chiaro: sono il nuovo sovrano delle sette note e al pari del mio predecessore, Elvis Presley, ho rivoluzionato l’approccio dei videoclip, per non dire che li ho inventati e, quasi sicuramente ne era di sicuro consapevole, ho unito la musica bianca con quella nera fin da quando sono apparso, facendo da apripista per tutti coloro che fanno parte delle minoranze e che vogliono entrare nel giro che conta.
Si, perché questo dettaglio della storia non si dice mai. Non viene mai sottolineato mai veramente abbastanza. Fu proprio lui, in quel lontano 14 dicembre del 1969, ad abbattere le barriere razziali. Lo fece lui, un anno e mezzo dopo all’assassinio di Martin Luther King. Certo ed è vero: stiamo caricando il Re del Pop di tantissima responsabilità. Di ciò quasi, sicuramente, ne fu consapevole dopo e chissà se si sentiva orgoglioso di ciò? Noi crediamo di sì e non potrebbe essere il contrario.
C’è però un quesito, una domanda; di quelle domande che tendono sempre ad avere lo scopo di capire se non fosse capitato un evento o se fosse accaduto tutto il contrario come si sarebbe svolta la storia? in questo caso della musica. Neanche nel suo caso la risposta può arrivare. Possiamo fantasticare e allora daremmo adito e credito a tutte quelle voci relative alla sua prematura scomparsa.