La seconda colonna sonora del telefilm proseguito fino al 2001

Prima di lasciarvi alla canzone di Jimi Jamison con la quale si chiuderà la terza parte di questo speciale interamente dedicato a Baywatch, ci sono ancora tante cose da ricordare. Tutte legate indissolubilmente a quella storica prima stagione che venne considerata senza alcun profitto e il cui valore, molto ridicolizzante, di soli dieci dollari. Ma quei dieci dollari fecero la fortuna di quei quattro, tra autori, sceneggiatori ed attori, menzionati nella seconda parte che fin dall’inizio e per i motivi più disparati avevano creduto nel progetto e nella serie televisiva a differenza di Tinker.

In effetti, in quei primi ventidue episodi, inaugurati, come detto, il 23 aprile del 1989 con l’episodio pilota e la messa in onda ordinaria a partire dal 22 settembre dello stesso fino al 6 aprile del 1990, avevano già delineato l’andamento con uno schema, puntata per puntata, che sarebbe diventato rigido, per certi versi. Per non dire una sorta di leitmotiv dal quale non si poteva per nulla prescindere.

Ossia che le storie personali dei protagonisti sfociavano, nella maggior parte delle volte, in possibili legami sentimentali seppur effimeri ed occasionali, senza per questo eliminare o snaturare la vera essenza dello show: raccontare le gesta giornaliere e le avventure, molto romanzate, dei guardiaspiaggia della città di Los Angeles.

Per quanto riguarda il cast quali erano i volti che iniziarono a conquistare il pubblico di tutto il mondo? A parte David Hasselhoff nel ruolo di Mitch Bucahannon, gli altri interpreti erano: Brandon Call, Erika Eleniak, Billy Warlock, Monte Markham, Parker Stevenson, Peter Phelps, John Allen Nelson, Gregory Allan Williams. Questi sono solo quelli della prima stagione. Le varie Pamela Anderson, Alexandra Paul e Yasmine Bleeth arriveranno nelle stagioni successive, quando ormai il cast apparirà, agli occhi del pubblico, sempre in totale cambiamento anche per ravvivare le trame e le storie dei singoli episodi.

Menzione particolare spetta al personaggio di Hobie Buchannon, nella serie figlio di Mitch e nella prima stagione interpretato proprio da Brandon Call, ma dalla seconda stagione arrivò Jeremy Jackson che rimase nel cast fino alla decima e penultima stagione. Ancora, per Baywatch sono vennero prodotti, in totale, ben cinque film per la tv compreso il famoso pilot.

Inoltre, venne anche realizzato uno spinoff dal titolo ‘Baywatch Nights’. La trama segue le indagini di un Mitch Buchannon sempre tenente dei guardiaspiaggia ma con un secondo lavoro: quello di investigatore privato. prodotta dal 1995 al 1997, dunque, per sole due stagioni, la serie costola non riuscì a tenere il passo della serie madre e a causa dei risultati poco soddisfacenti in termini di audience venne cancellata.

Ma il successo di Baywatch in realtà dove veramente deriva? Qual è il vero motivo per il quale una serie molto semplice nella costruzione delle trame ha raggiunto un successo così vertiginoso? Considerando, il fatto, che non ha mai ricevuto alcun premio in quanto ad episodi o, addirittura, a qualche interpretazione drammatica in qualche momento da parte degli stessi attori protagonisti? Il motivo, a sua volta, è alquanto semplice e non è tanto complicato da capire.

‘Baywatch’, rispetto agli telefilm della sua epoca, aveva solamente la facciata di serie di avventura occultando, per certi versi, il genere romantico. Non disdegnava in alcun modo i temi sociali, ma li affrontava in modo non tanto bonario ma semmai in modo spensierato. Riusciva a coniugare di sicuro la tv d’intrattenimento con lo spettacolo dei salvataggi e la televisione musicale. Si, proprio così.

Alcune scene, per non dire anche alcune sequenze d’inquadratura, accompagnate da diverse hit di quel momento, determinavano la creazione di tanti piccoli videoclip, operazione molto in voga in quegli anni. Questo stesso tipo di operazione venne effettuata anche grazie ad un’altra serie americana di cinque anni prima e ambientata in un’altra città lussureggiante degli Stati Uniti d’America: Miami, ovvero Miami Vice.

Il duro poliziesco ideato da Micheal Mann ed interpretato da Don Johnson e da Philip Micheal Thomas aveva, nella sua essenza, non tanto nello sviluppo della storia, quanto nel gioco di immagini ad effetto con canzoni ad effetti. Il risultato di queste scene lo potete tranquillamente ricercare nei tanti video pubblicati su Youtube.

‘Baywatch’ presentava di sicuro la medesima volontà in fatto di montaggio ma le storie non erano cupe. Non si parla del duro mondo della droga, si cercava l’innocenza di situazioni su quella spiaggia della città degli angeli per cercare di distrarre il pubblico lanciando, comunque, dei messaggi. Era, in fondo, la televisione di una volta e di cui, per alcuni versi, e non solo per questa serie creata da Greg Bonann, ma anche da altri telefilm che hanno rappresentato e che hanno costituito un’epoca d’oro davvero irripetibile per quello che un tempo veniva definito il tubo catodico.

Nei lunghi undici anni di produzioni, la serie ha visto la partecipazioni di diversi attori come guest star: Mariska Hargitay, Michelle Williams, Dirk Benedict, Angie Harmon, Barry Watson, Jenny McCarthy, Elizabeth Berkley, Will Estes, Richard Branson, Sofia Vergara, Mila Kunis, David Spade, Danny Trejo, Shiri Appleby, Jenny Lews, Bryan Cranston, Robert Patrick, Carrie Anne-Moss, Jason Momoa, John O’Hurley, Naya Rivera, Hulk Hogan, ‘Macho Man’ Randy Savage, Vader, Ric Flair, i Beach Boys e Jorge Gonzales.

Come avete potuto notare alcuni di questi, riportati, sono veramente nomi altisonanti e che alcuni lo sono adesso e non quando la serie era in produzione. Partecipazioni che, di sicuro, hanno anche lanciato delle carriere come è spesso successo in quel periodo.

Ma a distanza di 35 anni da quella sfortunata, da un lato, e fortunata dall’altro, prima stagione cosa è veramente rimasto? Forse molte cose. Forse la capacità di confezionare un prodotto per famiglie senza troppe pretese e senza troppa volgarità, senza dimenticare, cosa ben più importante, che coloro che seguivano lo show avevano appreso, involontariamente, le tecniche di salvataggio mostrate nel telefilm per poi usarle in vere occasioni di pericolo a mare.

Uno show superficiale? O anche, in alcuni momenti, istruttivo? Magari sarebbe giusto dire entrambe le cose. In ultimo dobbiamo segnalare, per dovere di cronaca, la volontà di voler produrre il reboot della serie. È veramente il caso dopo il fiasco della trasposizione cinematografica? Ai posteri l’ardua sentenza.

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