Uscito nel maggio del 1984 il film diventò un successo finanziario nel corso degli anni

E semmai il secondo fosse stato il primo e non viceversa? Scusateci se apriamo questa serie di appuntamenti in questo modo, con questa specie di scioglilingua che tanto scioglilingua non è. Ma era da tempo che ci stavamo pensando nell’aprire in modo quasi criptico lo speciale dedicato al quarantennale di un film per certi versi epocale. Un sequel, dunque. Il primo dei quattro che hanno contraddistinto la storia cinematografica non solo del personaggio principale, inventato di sana pianta, ma anche dell’interprete grazie al quale è entrato diritto nell’immaginario collettivo: Harrison Ford – Indiana Jones o Indiana Jones – Harrison Ford, come meglio preferite.

Non è la prima volta che ci ritroviamo, anche con molto piacere, ad affrontare questo personaggio e, soprattutto, anche di parlare di lui, del nostro mitico ed inossidabile Harrison Ford, nonostante la carta anagrafica ci ricorda che sta per tagliare il traguardo degli 82 anni, il prossimo 13 luglio.

Il motivo per cui abbiamo aperto in tal modo è molto semplice da esplicare, anche se, dal punto di vista cinematografico, sembra un po’ assurdo. Abbiamo specificato che: il secondo poteva essere il primo e non viceversa. Perché? L’8 maggio del 1984, nei cinema americani, uscì l’attesissimo secondo capitolo del franchise di Indiana Jones con il titolo completo: ‘Indiana Jones e il tempio maledetto’. Attenzione, però, ci sarebbe una precisazione da fare.

Una precisazione insita nell’ambientazione del film stesso. Difficilmente un sequel sia da ritenersi anche prequel. Ciò cosa significa? Che la seconda avventura di ‘Indy’ non era nient’altro che un antefatto rispetto a quello che successo ne ‘I predatori dell’Arca perduta’ e con un ulteriore dettaglio: un antefatto che non raccontava nulla delle origini dell’eroe ideato da George Lucas e Steven Spielberg e che, tra l’altro, era un’avventura che si svolgeva l’anno prima dei fatti narrati del primo film, nel 1935.

Un secondo capitolo, quello del ‘Tempio Maledetto’, che si è rivelato essere solamente nel tempo un grandissimo successo, non solamente finanziario, ma anche di riscontro di pubblico e di critica. Oggi come oggi vien annoverato come un cult, come un ‘must’ da vedere e da scoprire, ma nel 1984, subito dopo all’uscita nelle sale, le cose non furono proprio positive. Ma come sempre, usiamo il nostro mantra preferito prima di iniziare a raccontare il tutto: andiamo con ordine.

L’idea di realizzare il sequel de ‘I predatori dell’Arca Perduta’ non divenne reale dopo due settimane dall’uscita del primo episodio. No, era già nei piani di George Lucas ancor prima che uscisse il capitolo inaugurale al cinema. Forse, lo stesso Lucas, non ancora sazio della trilogia, all’apparenza, di Guerre Stellari, di buttarsi a capofitto nella lavorazione di altre storie collegate fra loro.

Sempre nei piani di Lucas i tre film, sempre scritti da lui, dovevano essere diretti dall’altra gallina dalle uova d’oro di Hollywood di quei tempi: Steven Spielberg. Insomma, la cosiddetta Nuova Hollywood che si univa per realizzare qualcosa di nuovamente magico. Infatti, così doveva essere nelle intenzioni. Dunque, ancor prima che il film inaugurale conquistasse tutto il mondo, Lucas aveva già diverse idee in mente: una su tutte di renderlo, fin dall’origine, un film con atmosfere prettamente cupe.

Su tale scelta ci sarebbe una motivazione non tanto nascosta o quantomeno emersa in tutti questi anni. Siamo agli inizi degli anni ’80. Semmai proprio il 1980 e George Lucas stava per uscire con il secondo ed attesissimo secondo capitolo della trilogia di Guerre Stellari, L’impero colpisce ancora. Per molti, quell’episodio di mezzo, presenta dei toni un po’ troppo cupi per il genere fantastico. Ciò nonostante, non intacca il successo del film e della saga in generale.

Qualche anno più tardi, quando l’emerito archeologo ritorna sul grande schermo non tutti sono consapevoli che Lucas ha usato lo stesso metro di sviluppo anche per la seconda avventura. In quei primi anni del decennio, per non dimenticare anche nell’ultimo periodo del decennio precedente, George stava affrontando alcuni problemi personali che lo incupirono e non poco.

Sta di fatto che il suo morale ebbe notevoli riflessi sulla scelta non tanto delle idee da sviluppare, quanto nel modo di scriverle e proporle su grande schermo. George Lucas, in quel periodo particolare della sua vita, stava per divorziare e le sue storie, non tanto per la creatività, ma quanto riguardo i toni ne risentirono parecchio.

È pur vero, molto probabilmente, a livello inconscio che lo stesso regista californiano volesse ricalcare la stessa organizzazione narrativa di Sta Wars. Sta di fatto, comunque, che l’idea di inserire la setta dei Thugs come nuovi nemici di Indiana Jones, al di là di tutto, convinse persino Spielberg. Restavano due incognite a quel punto: chi avrebbe realizzato la sceneggiatura e dove sarebbe stato allestito il set, visto che la data di lavorazione era stata fissata per il 18 aprile del 1983?

Per quanto concerne lo sviluppo della sceneggiatura, Lucas si affidò a suoi collaboratori di cui si fidava cecamente: William Hayuck e Gloria Katz. I due, in passato avevano già scritto, per Lucas, ‘American Graffiti’, e, dettaglio non meno importanti in relazione all’ambientazione della seconda avventura, che i due fossero anche grandi conoscitori ed esperti dell’India.

Se almeno il punto uno era stato risolto, rimaneva in sospeso quello relativo in quale luogo, effettivo, allestire il set cinematografico. Il copione, una volta completato, non venne mai accettato dal governo indiano con la motivazione, forse anche un po’ logica, che i riferimenti ai Thugs potessero danneggiare ulteriormente l’immagine stessa del Paese e per questo si decise di approdare su ulteriori lidi per girare le scene del film.

Lidi come la Gran Bretagna e lo Sri Lanka, già usata per ‘I predatori dell’Arca Perduta’. Inoltre, si potrebbe anche pensare che la stessa scrittura della sceneggiatura fosse stata avvantaggiata anche per un altro motivo e, anche questo, non tanto superficiale come si potrebbe in realtà pensare.

Durante la lavorazione del primo iconico film del 1981, George Lucas e Steven Spielberg realizzarono diverso materiale che, guarda caso, poteva tornare tranquillamente utile per ‘Il tempio maledetto’. Ma oltre a queste scelte ce ne furono anche altre che, per molti aspetti, tracciarono una sorta di linea di demarcazione tra un film e l’altro: il personaggio femminile. Non più la combattiva Marion, ma una ‘partner’ completamente diversa.

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