Chiusa dopo soli tredici episodi che, ancora oggi, non sono mai stati dimenticati
No, non è proprio di questo telefilm di cui vogliamo parlarvi. Quindi non vi preoccupate, non ci siamo sbagliati. Lo abbiamo rispolverato di proposito per creare il collegamento, l’appiglio giusto per riprendere e riproporre, allo stesso tempo, una vecchia idea che per un po’ abbiamo proposto sul giornale. Quello di analizzare le vecchie serie tv con elementi particolari. In questo primissimo appuntamento ci soffermiamo su quelle che hanno chiuso i battenti, in maniera anche brusca, anche solo dopo un ciclo di episodi nonostante siano entrati nel cuore del pubblico quasi nell’immediato.
Erano, dunque, i mitici telefilm anni ’80. Come non dimenticarli. Impossibile che ciò possa avvenire. Hanno segnato l’infanzia di tutti coloro che sono nati durante quel decennio o anche l’adolescenza di chi è venuto al mondo qualche anno prima. Ormai quelle serie televisive sono considerate come dei veri e propri cult, nonostante la loro semplicità nelle trame rispetto a ciò che viene proposto in quest’epoca.
Ed erano telefilm lunghi. Nel senso che ogni stagione era composta, come minimo, da 22 episodi. La programmazione iniziava da settembre per poi terminare sempre intorno nel mese di aprile o nel mese di maggio. E, soprattutto, erano costituiti da episodi autoconclusivi. La storia principale si sviluppava solo ed essenzialmente durante l’episodio inaugurale, definito ‘Pilot’. Sarebbe scontato elencare tutti i titoli che hanno segnato, nella loro essenza, una vera e propria epoca.
Più facile e non scontato è l’indicare quegli show televisivi, provenienti dagli Stati Uniti d’America, che avevano un certo potenziale e che, come già detto purtroppo, per diverse ragioni non sono riusciti neanche a superare la prima stagione di produzione. Si, proprio così. In verità sono poche le serie tv di quel periodo che hanno subito questo triste destino. Per un paradosso, comunque, tre dei titoli di cui ci occuperemo queste settimane sono entrati nell’immaginario collettivo; alimentando i rimpianti per un proseguo mai avverato e solamente sognato non solo dagli stessi fans, ma anche, perché no, dagli stessi autori e forse anche produttori che avevano creduto comunque in quell’idea.
Tra questi c’è un titolo che rappresentava la versione a due ruote di un altro telefilm che da quasi un biennio ha compiuto 40 anni ed è quello con il quale abbiamo aperto, questo primo e particolare appuntamento con ‘Serie Tv’. Il telefilm originale era intitolato, almeno per come era conosciuta in Italia, ‘Supercar’, mentre negli Stati Uniti: ‘Knight Rider’; mentre il titolo che sarà analizzato a partire da oggi presentava una trama leggermente più complessa rispetto a quella dell’investigatore che lavorava per conto della Fondazione per il rispetto dei diritti civili e che girava per le sperdute strade d’America con una macchina super computerizzata, indistruttibile e con la capacità anche di parlare.
Infatti, ne ‘Il falco della strada’ il protagonista principale era un poliziotto, operante nella sezione delle pubbliche relazioni del dipartimento di polizia di Los Angeles, al quale gli viene affidata una missione speciale e ovviamente segreta: quella di guidare una moto ipertecnologica per combattere il crimine. La differenza era che rispetto alla Pontiac 2000 Firebird Trans Am, alla ‘due ruote’ non gli era stata concessa alcuna capacità di parola.
In effetti ci sono delle differenze sostanziali tra Michael Knight, interpretato da David Hasselhoff in ‘Knight Rider’, e Jessie Mach, che aveva il volto di Rex Smith. Differenza di scelta narrativa, si potrebbe dire. Nel senso che ‘Il cavaliere della strada’ prima di essere un investigatore della Fondazione Knight era un poliziotto; il secondo sarà sempre un poliziotto in cui dovrà tenere nascosto una sua seconda vita, più eccitante di quella ufficiale. Ma di questo ve ne parleremo più avanti.
Ideato da Paul M. Belous, Bruce Lansbury e Robert Wolterstoff e prodotto dalla Universal Production, ‘Il falco della trada’ doveva essere una serie televisiva che racchiudeva in vari episodi ben tre generi molto in voga in quegli anni: azione, poliziesco e fantascienza. Oggi, basta solamente dire sci-fi e nulla di più. Abbiamo detto, dunque, che questo show televisivo era stato sfortunato rispetto agli altri che continuavano a macinare audience tra il pubblico più giovane.
Ma la sua chiusura non la si deve per una questione di share, ma per altri problemi interni alla produzione stessa. Quei primi tredici episodi dovevano essere inaugurali di più cicli di stagioni e che si sarebbero dovute rinnovare di anno in anno. Altra considerazione tra rex Smith e David Hasselhoff e che entrambi, guarda caso, erano due cantanti. Il secondo ebbe più successo in Germania; il primo, invece, era famoso già a partire tra i teenagers del decennio precedente.
Difatti Rex Smith, durante gli anni ’70, aveva fatto parte in diverse band fino ad arrivare, all’inizio del decennio successivo, come un cantante affermato riuscendo anche ad avere notevole successo con un brano in particolare: Everlasting Love, un duetto con Rachel Sweet.
Mentre per quanto concerne il suo esordio come attore è avvenuto durante la prima stagione della serie tv, del 1979, California Forever. Da allora ha fatto solo comparsate come in Love Boat e nella Signora in giallo. Il successo mondiale lo ha ottenuto proprio con questo show televisivo, nonostante la sfortuna di venir chiuso solo dopo la prima serie.
Con lui c’era il ben più navigato collega Joe Regalbuto, nel ruolo del responsabile del progetto segreto, Norman Tuttle. Joe ha recitato in diversi film, tra cui Codice Magnum con Arnold Schwarzenegger, ‘Lassiter – Lo scassinatore’ con Tom Selleck e addirittura anche con Clint Eastwood in ‘Honkytonkyman’, rispettivamente e a ritroso nel tempo: 1986, 1984 e 1982. Inoltre, ha anche preso parte anche alle serie tv come Murphy Brown e Southland del nuovo millennio.
Durante la lavorazione di quei tredici episodi, hanno partecipato due attori, uno famoso già all’epoca e l’altro era solamente uno dei tanti che cercava di sfondare. Il primo che qualche mese più tardi sarebbe diventato, per tutti, il dottor Emmett Brown della trilogia cult ‘Ritorno al Futuro’ con Micheal J. Fox, ovvero Christopher Lloyd. Quest’ultimo prese parte al pilot.
L’altro attore, come detto all’epoca nuova leva del mondo della recitazione, era colui che qualche anno dopo sarebbe diventato, per tutti, il dottor Doug Ross della serie anni ’90 E.R. Medici in prima linea: George Clooney.
DOMANI LA SECONDA PARTE