Appuntamento numero sette con la serie di articoli dedicati al Chiarismo
Se ‘Chiarismo’ può essere inteso come un’esperienza creativa svolta nei termini di ciò che noi suggeriamo di valutare come ‘lirismo critico’, si crea lo spazio d’affermazione d’una prospettiva d’ampliamento dei suoi orizzonti, che autorizza immaginabile una condivisione di questi contenti di pensiero anche da parte di altri artisti, indipendentemente dal loro contatto diretto con Persico, ed indipendentemente, anche, dalla appartenenza al contesto strettamente milanese o all’ambito più dilatato padano.
Il ‘Chiarismo’ può essere inteso, allora, come un orientamento creativo e di pensiero: esso, quindi, non dovrà essere considerato una perimetra- zione stretta ed esclusiva, un semplice ‘gruppo’ acroamatico milanese, ma una condizione creativa che si può manifestare in una ‘base’ più larga, costituendosi, grazie all’intervento di Persico, in una profilatura ‘di movimento’, qualcosa che è più di un ‘nucleo’ artistico o di un ‘gruppo’ ‘di scuola’, ed occorrerà riflettere, di conseguenza, sulla opportunità di considerarne una più ampia leggibilità in termini di dilatazione ‘categoriale’ e non di mera configurazione ‘stilistica’.
Il tema emerge con chiarezza nelle parole della Pontiggia, che si interroga: “Se il Chiarismo non è stato un gruppo, e non ha avuto momenti o mostre che ne abbiano censito la consistenza, sulla base di che cosa si prendono in considerazione alcuni artisti e non altri”?22.
Si conferma, a questo punto, ed a maggior ragione, la perentorietà, a nostro avviso, dell’interrogativo cui rispondiamo negativamente se la temperie ‘chiarista’ possa, cioè, essere considerata circoscritta nei soli limiti dell’area milanese, o non debba convincentemente estendersi ancor più dilatatamente.
E ciò impone la necessità di individuare con ancor più definita puntualità una dirimente identificativa da valere come criterio discriminate per poter riconoscere le possibili ‘latenze’ chiariste passate eventualmente fin qui inosservate e suscettibili, quindi, di una più opportuna riperimetrazione considerativa.
Dopo aver osservato, come ha ben dimostrato la Pontiggia, che la de- terminante di spessore delle proprietà identitarie ‘chiariste’ non è in una mera considerazione della centralità del ‘colore’, ma in un atteggiamento ‘filosofico’, e dopo aver cercato di dimostrare che tale addensamento ‘filosofico’, che è effettivamente possibile accreditare alla pragmatica creativa ‘chiarista’, nasce come formulazione maturamente consapevole ad opera di Persico, che disvela la leggibilità di un pensiero quasi preterintenzionale nella volatilità nativa e spontaneistica che era propria della coscienza creativa ‘innocente’ dei singoli artisti, dovremo valutare come notevole fattore di significativo discrimine identitario della temperie ‘chiarista’ la sua consistenza ‘contenutistica’.
Ė possibile suggerire con convinzione, a questo punto, una estensione della temperie ‘chiarista’ al di fuori del perimetro milanese-padano, con una proposta critica che trova il suo fondamento logico non solo nella verificabilità di ricorrenze ‘formali’, ma, forse soprattutto, nella riconoscibilità di quelle peculiarità ‘contenutistiche’ che trovano il proprio fondamento nell’intervento di Persico, il quale, avendo provveduto a conferire ab externo uno spessore eidetico all’azione dei ‘chiaristi’, ha fissato, di fatto, il fattore distintivo di un’identità ‘chiarista’.
Si accredita in tal modo una prospettiva critica per cui non ha senso limitare l’identià ‘chiarista’ al solo manipolo di pittori personalmente conosciuti da Persico, proponendosi, piuttosto, il tema valutativo di una riconoscibilità ‘categoriale’ di peculiarità ‘chiariste’ consistenti, sostanzialmente, nella pratica di una ricerca artistica presieduta – e poco importa se sotterraneamente o preterintenzionalmente – da un’istanza morale che tenteremmo di definire con la formula già introdotta di ‘lirismo critico’.
Tale formula di ‘lirismo critico’ può giustificare, secondo la nostra prospettiva valutativa, la possibilità di ampliamento dell’orizzonte ‘categoiale’ della pregnanza ‘chiarista’. E ciò può avvenire se consideriamo che l’accreditamento di ‘chiarista’ non è mera funzione di dislocazione territoriale, ma risposta ad un’istanza creativa che si manifesta nel segno distintivo di una pittura luminosa e sfaldata, disponibile ad affidarsi ad una vaporosità cromatica segnata di sensibilità tonale e di ‘innocenza’ morale. Né giudichiamo di minore rilievo sottolineare come una pittura vocazionalmente e categorialmente meritevole di iscrizione nella temperie ‘chiarista’ dovrà essere considerata quella che si volge ad osservare il mondo circostante non limitandosi a restituirne la facies dell’immagine superficiale, né impegnandosi a descriverne con tratto abbruciato e corrusco
gli aspetti inquietanti delle sue contraddizioni, ma sapendo fornire, piuttosto, una visione della consistenza delle cose circostanti che sia filtrata attraverso ciò che vorremmo definire il tratto di una sensibilità, che chiameremo ‘spirituale’, distinguendo con molta fermezza questo termine da una derivatività ‘spiritualista’ che sarebbe del tutto inadeguata.
In realtà, se abbiamo conto del fatto che la carica ‘contenutistica’ si rivela essere conferita ‘al’, piuttosto che essere intrinseca ‘del’ gruppo milanese ‘chiarista’ – e tutto ciò, lo ripetiamo, ad opera di Persico, che ne riconosce sul piano critico le ragioni – possiamo facilmente accettare che si rende altrettanto possibile riconoscere peculiarità contenutistiche ‘chiariste’ anche all’interno di delibazioni creative svolte in altri contesti territoriali, ed in cui sia possibile rinvenire la consistenza di ciò che noi definiamo sinteticamente ‘lirismo critico’, e che trova la propria giustifica- zione estetica ed epistemologica nelle prospettive di Persico, ancorandosi in una pittura presieduta da una grande ricchezza di mozioni individuali, piuttosto che ‘di scuola’ locale, e confluendo, sul piano della resa pratica, in una pittura di morbido tonalismo, ma di non ingenua tenuta segnica.
Alla luce di ciò, e ribadendo noi di rincalzo che la centralità nei ‘chiaristi’ milanesi del tema ‘filosofico’, cui richiama la Pontiggia, trova il suo fondamento nell’intervento di Persico, piuttosto che nella consapevolezza propria dei singoli artisti, potremo affrontare la ricerca di individuazione di ‘altre’ manifestazioni di ciò che può essere definita ‘latenza chiarista’, riconoscibili nei modi di una sensibilità pittorica di vibratile caratura psicologica e morale, svolta empiricamente secondo cadenze di luminismo sfibrato23.