Come Bruce Willis ottenne l’iconico ruolo di John McClane
Difatti, la presenza della moglie garantiva che l’eroe, il poliziotto di New York, avesse, dalla sua, un motivo in più per continuare a lottare non solo per la sua stessa sopravvivenza. Un dettaglio, come specificato non da poco e che rappresenterà l’elemento in più per tutto lo sviluppo della storia. una trama che permise allo stesso Stuart di ottenere il via libera da parte della 20century Fox e, per alcuni, versi una bella soddisfazione personale.
Una volta che lo sceneggiatore fece le cose per bene, i produttori si avventurarono alla ricerca di un ottimo regista. il primo nome sul taccuino fu quello di Richard Donner, ma colui che fece centro con il primo Superman cinematografico non ne voleva sapere, preferendo ‘Arma Letale 1 e 2’ ed ‘Sos Fantasmi’.
Così si virò direttamente e senza perdite di tempo su John McTiernan il quale, una volta accettato e a quanto pare anche di buon grado, come prima cosa decise di apportare ancora qualche piccola modifica allo script ritenuto ancora un po’ troppo angosciante.
A questo punto dopo lo sceneggiatore e il regista, era giunto il momento di scegliere il cast di attori. Partiamo dal ruolo dell’antagonista che, per un momento, pare che dovesse andare a Sam Neill. Ma quando i due produttori si recarono a Broadway per uno spettacolo teatrale, rimasero folgorati dal talento puro e cristallino del britannico Alan Rickman.
Per quanto riguarda la moglie del protagonista? Furono vagliate attrici come Linda Hamilton, la Sarah Connor di Terminator; e poi: Geena Davis, Debra Winger, Michelle Pfeiffer, Jamie Lee Curtis, Carrie Fisher e Kelly McGillis. Ma alla fine la spuntò Bonnie Bedelia, nella parte, appunto, di Hollie Gennaro.
Prima di arrivare al protagonista, sarebbe non ricordare che per il ruolo del simpatico agente di polizia Al Powell vennero prima considerati, addirittura, Robert Duvall, Gene Hackman e un giovanissimo Laurence Fishbourne, il ‘Morpheus’ di Matrix tanto per intenderci. Fra i tre la spuntò Reginald Veljohnson.
La ricerca dell’attore principale, invece, fu una vera e propria odissea sia per il regista che per Lawrence e Silver. Era chiaro a tutti, essendo ‘Nulla dura in eterno, Joe’ un seguito di ‘The detective’ che per il ruolo si sarebbe dovuto nuovamente contattare lo stesso Frank Sinatra.
Il cantante italoamericano non era più in grado di sostenere alcuni tipi di ruoli così, a rigor di logica, si tirò fuori. a quel punto la parte venne offerta sia ad Arnold Schwarzenegger, il quale si rifugiò nella novità rappresentata da ‘I Gemelli’; a Silvester Stallone, in procinto di spedire Rambo in Afghanistan. Nell’elenco di coloro che rifiutarono c’erano anche Richard Gere e Mel Gibson.
Si tentò, dunque, la fortuna tra gli attori che in quel periodo stavano conquistando milioni di telespettatori in tutto il mondo con degli storici telefilm. Il primo nella lista fu Don Johnson, ‘Miami vice’; poi passarono a Richard Dean Anderson, ‘McGyver’. L’ultimo nome sulla lista riguardava un attore che, sempre in quel periodo anche, anche lui impegnato in una famosa serie televisiva. La risposta che rivolse ai due produttori fu la stessa dei suoi precedenti colleghi, inizialmente.
Ma sapete com’è? Quando il destino decide di metterci lo zampino, in senso positivo questa volta, non c’è verso. L’attore, coprotagonista in ‘Moonlighting’ si liberò dall’impegno televisivo grazie alla sua collega che era rimasta in cinta. Così, il nostro caro Bruce Willis accettò la parte dopo che, per un breve periodo di tempo, era entrato nelle mire di un’altra produzione: Prima di mezzanotte, con Robert De Niro.
Tornando al regista, John McTiernan, quest’ultimo voleva alleggerire ancora di più l’atmosfera della trama, aggiungendo dei toni da commedia. Un’ottima scelta, aggiungeremmo noi; senza neanche dimenticare la volontà stessa, sempre dello stesso regista, di volere ridurre l’azione in un tempo più breve da quello previsto per il romanzo.
Infatti, Thorp sviluppò la storia in un raggio d’azione di tre giorni. McTiernan la voleva in una sola notte e per di più: durante la notte di Natale. Ma per questi altri mutamenti vennero inseriti non tanto dallo sceneggiatore originale, quanto dal già citato Steven E. de Souza. L’altra modifica sostanziale fu quella relativa ai sicari, i quali vennero trasformati in una banda di ladri, camuffati da terroristi tedeschi.
Inoltre, all’inizio alcuni erano scettici nei confronti dell’ormai prossimo esordio cinematografico di Bruce Willis. In effetti, in quegli anni, effettuare il passaggio dal piccolo al grande schermo non sempre portava davvero fortuna. Per esempio, Tom Selleck ne sa qualcosa: il famoso Magnum Pi degli anni ’80, oggi conosciuto come capo della polizia di New York Frank Reagan.
Ciò che però fece davvero spiccare il volo a Bruce Willis, fu proprio la fiducia che avvertì su di lui da parte degli stessi produttori, i quali decisero di pagarlo ben cinque milioni di dollari. Una cifra assurda ed astronomica per un attore, per quanto riguarda il mondo del cinema, davvero alle prime armi.
Alla fine ‘Trappola di Cristallo’ fu davvero un grosso successo commerciale soprattutto per un altro particolare, non di poco conto e quasi mai sottolineato a dovere. Un dettaglio che si riallaccia alla iniziale sfiducia che stava avvolgendo lo stesso Bruce Willis.
Infatti, l’attore quasi ormai sessanttottenne, rispetto ai colleghi come Stallone e Schwarzenegger, non presentava il classico fisico scolpito da muscoli. Lui, Bruce Willis, si presentava sempre rispetto agli altri due colleghi quasi come un mingherlino e quindi poco credibile per quella parte.
Invece, l’attore stupì tutti creando e mostrando un personaggio che aveva dalla sua, oltreché l’ironia, anche l’agilità e la furbizia per far fronte a quella situazione completamente proibitiva.
Fu a sua volta, ‘Trappola di Cristallo’, un action movie che ridisegnò, per alcuni versi, i canoni del genere. Non è un caso che alcune pellicole d’azione, realizzate qualche anno più tardi, ricalcavano quasi la stessa struttura narrativa. Come, per esempio, ‘Trappola in alto mare’ con Steven Seagal, tanto per citarne qualcuno. Non solo, ci fu un altro aspetto che venne modificato nella storia: il finale. Nel libro di Thorp non fu a lieto fine, mentre nel film sì. A tal punto che si poté giustificare l’utilizzo di una canzone natalizia…