C’era una volta il west: il cinema con la C maiuscola
Per certi versi potremmo anche chiudere lo speciale con quanto abbiamo sostenuto sul finire della seconda parte. Ma ci sono ancora troppe cose da ricordare e da precisare, che non possono essere in alcun modo sorvolate. La prima riguarda i continui richiami di ‘C’era una volta il west’ ad altre grandi pellicole che hanno segnato la storia del western. Da ‘Sentieri Selvaggi’, con John Wayne, a ‘Vera Cruz’; per poi passare a ‘Il cavaliere della Valle Solitaria’ a ‘Il cavallo d’acciaio’. E ancora: ‘Johnny Guitar’ e ‘I comanceros’. Per poi concludere con ‘Quel treno per Yuma’ e ‘Mezzogiorno di fuoco’.
Proprio da quest’ultimo titolo, Sergio Leone, ha incominciato a disseminare di dettagli la sua storia. Infatti, la sequenza iniziale è stata ispirata proprio dal film diretto da Fred Zinnemann. Il massacro della famiglia McBain la fonte ispiratrice, invece, è stata rappresentata da ‘Sentieri Selvaggi’. Per quanto concerne il dettaglio dell’armonica a bocca proviene da ‘Vera Cruz’.
Anche da questi particolari si può benissimo estrapolare, dall’opera cinematografica, l’intenzione dello stesso regista romano, di chiudere per sempre con i western. Tutti i dettagli non erano stati scelti a caso. Era tutto in funzione non per abbellire la trama e quindi la storia in sé, no. Ma servivano per rendere completo un omaggio in grande stile per lo stesso genere in particolare. Operazione che provoca l’effetto sperato, quello della malinconia.
Anche i dialoghi non sono da meno. Diretti e composti da poche parole ma efficaci, hanno il merito di essere funzionali alla storia medesima. Proprio in merito a questo dettaglio si narra una leggenda. Una leggenda secondo cui le battute dei film di Sergio Leone venivano riportati sul copione in romano e poi tradotti in italiano. un modo davvero unico per creare un mondo che la nostra storia non aveva nulla a che fare. Battute, dunque, che sono entrate nel mito, nella storia del cinema. Basta citare l’ultima frase che lo stesso Charles Bronson rivolge a Claudia Cardinale.
Una scena questa che si rifà, omaggiando chiaramente, non ad un altro film western semmai all’altrettanto famoso ‘Via col vento’ di Victor Fleming. Rispetto al personaggio di Rossella O’Hara, Jill McBain non riceve un piccato: Francamente me ne infischio. Ma un più malinconico, dopo aver chiesto a Bronson semmai sarebbe ritornato dalle sue parti, ‘un giorno o l’altro’.
E veniamo al penultimo punto su cui non bisogna assolutamente sorvolare: la colonna sonora del maestro Ennio Morricone. In questo passaggio della terza ultima parte dello speciale, ci teniamo a sottolineare una mancanza che, purtroppo, ha sempre contraddistinto non solo lo stesso Morricone, ma anche Sergio Leone. Entrambi non hanno mai conquistato la statuetta d’oro. Un delitto, vero?
Un errore madornale, secondo noi, da parte dell’Academy e che, forse, per alcune ragioni storiche la stessa, senza giustificarla del tutto, sarebbe stata indotta ad agire in questo modo nei confronti degli stessi autori.
Quando ‘C’era una volta il west’ arrivò negli Stati Uniti, il montaggio che venne realizzato da parte degli americani portò a ridimensionare e non di poco lo sviluppo della storia, non colpendo nell’immediato la giuria degli Oscar. Un prezzo che lo stesso Leone pagò a caro prezzo anche in un’altra occasione: nell’edizione del 1985 per ‘C’era una volta l’America’. ma questa è un’altra storia cinematografica di cui vi parleremo più avanti.
Sulla stessa colonna sonora di ‘C’era una volta il west’ cosa si potrebbe dire? Partendo dal presupposto che in questi lunghissimi cinquantacinque anni si è detto tutto quello che si poteva dire in merito, noi, nel nostro piccolo, cos’altro potremmo aggiungere? La speranza è di non scadere nell’ovvietà e di concetti già espressi, anche se è abbastanza difficile.
Difficile, perché commentare, analizzare, scandagliare nel profondo una soundtrack con atmosfere semplicemente angeliche, evocative della fine di qualcosa e quindi del passaggio di un periodo che prende forma, che inizia, spazzando via ciò che è stato non capita tutti i giorni. Il coro e la melodia composta da Morricone rappresentano, al tempo stesso, una speranza viva sentita fiduciosa ma, al tempo stesso, come abbiamo sostenuto fin dall’inizio, molto, ma molto malinconica.
Una malinconia che esplode in tutta la sua natura proprio verso la fine, quando ‘Armonica’ Charles Bronson, dopo aver detto addio a Jill McBain, si allontana dal luogo e dalla donna che ha appena salvato in sella al suo cavallo portandosi con lui l’amico ormai morto. Proprio da questa immagine rappresenta l’essenza stessa della fine del west e l’addio dello stesso Leone a tale genere cinematografico.
Non si può terminare questo speciale con un’ultima considerazione, quella ritenuta la più importante. In un’epoca in cui si combatte il patriarcato con molto pregiudizio, Sergio Leone, proprio nella sua opera cinematografica più grande, datata 1968, diede prova di una visione ancor più lungimirante, seppur rapportata ad un passato ormai in declino: quello della figura femminile.
Infatti, il personaggio di Jill McBain è, nella sua essenza, il ponte perfetto tra le due epoche. Si è sposata con un uomo che rappresentava il passato, per poi, alla fine del film, portare l’acqua ai lavoratori di quella che sarebbe stata non solo la stazione ferroviaria, ma anche l’intera cittadina di ‘Sweetwater’. Una scena emblematica, carica di speranza per il futuro, e che non ha alcun bisogno di ulteriore spiegazione per capire sia il significato e sia la scelta dello stesso regista.
Cosa si potrebbe aggiungere di più riguardo a questo immenso capolavoro cinematografico. Come già suggerito in merito è stato detto tutto e al contrario di tutto in questi lunghi 55 anni. Mezzo secolo ed un quinquennio in cui stiamo ancora qui a ricordare, celebrare ed anche osannare i vari Sergio Leone, Ennio Morricone, Charles Bronson, Henry Fonda e Claudia Cardinale per aver, rispettivamente, ideato, prima, realizzato, musicato, diretto ed interpretato quello che è, nei fatti, un affresco storico composto dall’unione di ciò che era la realtà e la leggenda che intorno a quel modo, nel corso dei decenni, è stato poi costruito.
Si potrebbe dire, per concludere questo lungo speciale, che più che ‘C’era una volta il west’, ‘C’era una volta il cinema’. Quello con la C maiuscola.