Canzone e disco per una settimana da brividi
Il vecchio cigolio di una porta che si apre, un losco individuo che fa ingresso in una casa con dei passi oscuri, misteriosi ed inquietanti e accompagnati dal soffio del vento, in lontananza l’ululato di un lupo che mette ancor di più i brividi. Con questi tre elementi si apre una delle canzoni più famose della storia della musica. Un brano di genere pop molto, ma molto atipico.
Un brano diviso in due parti: la prima tutta esclusiva della voce principale e la seconda, con un timbro di voce quasi proveniente dall’oltretomba e che, per molti decenni, era stato quasi scambiato come il primo rap della storia delle sette note. Con queste particolarità venne pubblicato, solo come singolo, il 12 novembre del 1983, ‘Thriller’ di Micheal Jackson, dall’omonimo disco uscito giusto un anno prima: il 30 novembre del 1982.
Certo, parlare di questa canzone nel primo giorno della settimana non è proprio il massimo. Ma volete mettere qualsiasi altro brano capace di far resuscitare i morti, specie nella settimana di Halloween? Non ci poteva essere miglior occasione di questo lunedì 30 ottobre non solo per instillarvi la carica necessaria, ma anche per far scatenare le due rubriche di inizio settimana: La canzone del lunedì e Il disco del lunedì. Per analizzare, raccontare e rievocare quello straordinario successo musicale del Re del Pop attraverso canzone e album più vincenti della sua prestigiosissima carriera.
Una canzone ed album che già in tempi non sospetti ci permise di rispondere ad una duplice domanda: quando veramente iniziò il mito di Micheal Jackson? Quando il bambino prodigio dei ‘Jackson 5’ divenne, per il mondo, quello che oggi conosciamo come il più grande talento che la musica abbia mai conosciuto?
Una data, adesso, la conosciamo da tempo; una data di cui vi abbiamo reso conto attraverso lo speciale per celebrare il quarantesimo anniversario di quel giorno, di quel mese e di quell’anno che ha scritto la storia della musica quasi un anno fa. Di quel 30 novembre del 1982 in cui non tutti intuirono ciò che stava per accadere.
Eppure, prima che Micheal Jackson divenne, a tutti gli effetti, oltre che un fenomeno planetario e, quindi il Re incontrastato del Pop, bisogna ricordare che c’è sempre un antefatto che precede gli eventi in oggetto. Anzi, sarebbe meglio sostenere: un duplice antefatto.
All’inizio del magico decennio del 1980, il mercato musicale stava attraversando una crisi senza precedenti. Le sonorità musicali, strano a dirlo, erano per lo più piatte o comunque nessun artista, almeno fino a quel momento, era riuscito a scuotere pubblico, critica e, appunto, lo stesso mercato con il genere di musica che proponeva. Quando Micheal Jackson decise di lavorare sul suo sesto album si ritrovò davanti questo panorama abbastanza desolante, per certi versi.
Molto probabilmente, il Re del Pop, sapeva già cosa fare; di sicuro aveva già in mente quali erano le mosse da concretizzare, affinché il suo nuovo long play sortisse gli effetti sperati. D’altronde il suo modo di intendere, di produrre, realizzare e proporre musica al pubblico è sempre stato legato ad un termine che non deve essere mai usato a caso, ma con parsimonia. Specie per geni irripetibili come lui, ovvero la parsimonia medesima.
Senza dimenticare che prima di quel 30 novembre 1982, ed eccoci al secondo antefatto, alcuni artisti afroamericani vennero criticati quasi aspramente per essersi cimentati, durante la decade del 1970, solo ed esclusivamente sulla discomusic. Un genere musicale che si sposava molto bene con il genere pop.
Quindi con queste premesse e dopo il successo con l’ennesimo album con i suoi fratelli, ‘Triumph’ del 1980, Micheal Jackson tornò in studio esattamente nel 1981, quando il tour promozionale con i suoi famigliari era ormai terminato, potendosi finalmente dedicare alla sua nuova raccolta di canzoni inedite e le cui registrazioni, in via ufficiale, ebbero inizio il 14 aprile del 1982 per poi concludersi l’8 novembre dello stesso anno.
Quincy Jones il manager di Micheal Jackson si adoperò per mettere a disposizione del suo assistito la stessa squadra di tecnici, musicisti ed autori di canzoni che aveva lavorato molto bene durante le fasi di registrazione di ‘Off The Wall’. Non solo, lo stesso Re del Pop decise autonomamente di diventare il co-produttore, gestendo qualsiasi tipo di fase creativa. Lui stesso divenne autore di diverse canzoni.
In tutto furono selezionate, per la versione definitiva, ben nove tracce, di cui cinque scritte dallo stesso Micheal Jackson, che formeranno non il suo miglior album della sua carriera, semmai il suo album più venduto della sua carriera, per non dire il più venduto nella storia della musica. Queste erano le tracce: Wanna Be startin something, Baby be mine, The girl is mine, Thriller, Beat It, Billie Jean, Human Nature, Pretty Young Thing e The Lady In my life; non potendo immaginare che con questa tracklist avrebbe polverizzato ogni record di vendita. Un record che è stato superato da tempo.
Eppure, se da un lato la critica osannava il long play già dalla scelta del primo singolo pubblicato nelle radio, ‘Thriller’ nel mercato discografico non ebbe fin da subito un impatto positivo. Era il 18 ottobre quando nelle radio iniziarono a risuonare le note di ‘The Girl is mine’. Brano intonato insieme con l’ex – Beatles Paul McCartney. Un duetto che si attirò l’attenzione del pubblico, ma non abbastanza.
Passarono tre mesi e nel gennaio del 1983 il 33 giri le vendite incominciarono a decollare nuovamente. I singoli che aiutarono molto il trend positivi erano Billie Jean, uscito il 2 gennaio del 1983, e ‘Beat It’, pubblicato il 14 febbraio dello stesso anno. Pare, secondo la cronaca dell’epoca, che per quanto riguarda il diffondere Billie Jean nelle radio sussisteva un completo accordo tra il cantante i produttori. Invece per quanto concerne Beat It no.
La storia, comunque, parla da sé perché le vendite aumentarono soprattutto quando un mese dopo, in quel 25 marzo del 1983, durante la serata dedicata ai venticinque anni della casa discografica Motown lo stesso Jackson, dopo essersi esibito con i propri fratelli, fece scoprire al mondo, proprio con le note di Billi Jean, i suoi passi leggendari: il Moonwalk.