Per l’occasione abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Michelangelo Iossa
La storia della ‘Black America’, fortunatamente, non è solo contraddistinta o contrassegnata da tragedie come quelle di Emmett Till o discorsi leggendari che hanno tracciato un solco molto profondo tra le varie generazioni appartenenti alla comunità nera d’America. No, la storia e la cultura degli afroamericani è composta anche da grandi storie, quindi personaggi, che hanno avuto il merito di esaltarla agli occhi del mondo anche mediante l’arte musicale.
Storie che s’incrociano comunque con i mutamenti sociali dei tempi ricordati nello speciale di ieri. Storie che trasformano uomini in mito e in leggenda, facendoli superare le barriere del tempo; mostrando un legame particolare che va oltre la morte dell’uno o dell’altro. Ma in questo super speciale la nostra attenzione si soffermerà solo su uno dei protagonisti più rilevanti del panorama della musica mondiale dello scorso secolo, che ha segnato e tracciato per sempre un’epoca irripetibile e che verrà sempre tramandata alle nuove generazioni che avranno voglia di scoprirle.
Attraverso le rubriche ‘Usa’, Retrospettiva in musica e ‘Incontri’, FreeTopix Magazine vi offre un altro viaggio nella storia della musica americana più affascinante di tutti i tempi; una storia americana iniziata, almeno in via ufficiale, il giorno 29 del mese di agosto dell’anno domini 1958; ovvero 65 anni fa. Una data, la quale e a sua volta, è fortemente connessa, per chi conosce il percorso evolutivo delle sette note, ad un’altra giornata relativa a quattro anni prima: 5 luglio del 1954.
Due giorni estivi, due giorni in cui diedero il via direttamente, per quando riguarda quel lontano giorno di luglio, alla nascita del Rock’n’roll, e la nascita, quasi, della musica pop con la giornata di agosto. Dunque, iniziò tutto in quel quinto giorno del settimo mese del 1954. Joe Jackson, un umile ed anonimo operario che lavorava in una fabbrica della città industriale di Gary, nello Stato dell’Indiana, come tutti i giorni e dopo un’estenuante giornata lavorativa tornò a casa.
Per rilassarsi, secondo le cronache dell’epoca, ascoltava la radio. Certo, direte voi cari lettori, all’epoca la televisione o i canali in streaming non avevano avuto lo sviluppo di oggi o non erano stati ancora inventati. Non era solo per quello, comunque. Joe Jackson passava il tempo ad ascoltare la radio perché un tempo avrebbe voluto essere un cantante. Avrebbe voluto essere un divo delle sette note.
Fondò persino una band tutta sua con un nome abbastanza intrigante: The Falcons. Purtroppo l’idea non portò al risultato sperato e dovette abbandonare tutti i suoi sogni di gloria prima del tempo. Quel giorno però, quel 5 luglio del 1954, accendendo la radio non immaginò mai che qualcosa tra le mura della sua casa stava per cambiare per sempre.
Ascoltando una particolare stazione radiofonica, Joe s’imbatte in una versione ritmata di ‘That’s all right mama’, di Arthur ‘Big Boy’ Cudrup del 1946, intonata da quello che sembrava un giovane cantante afroamericano. Su questo, il signor Jackson, ne era sicuro. In fondo il timbro vocale non poteva mentire.
Quella giovane leva della musica apparteneva alla comunità afroamericana e di ciò ne andava fiero; talmente fiero che si promise a sé stesso che la musica sarebbe rientrata nella sua vita. La promessa la mantenne, ciò che però non poteva immaginare che in quel preciso momento il cantante che stava ascoltando non era afroamericano, ma bianco. Era nato a Tupelo, nello Stato del Mississippi, e per uno scherzo del destino venne al mondo, nello stato più razzista d’America, con la voce da nero. Il suo nome era Elvis Presley, il futuro Re del Rock.
Quattro anni più tardi, Joe Jackson divenne padre per la settima la sera del 29 agosto del 1958. In quella giornata di fine estate di sessantacinque anni fa quel bambino venne chiamato Micheal Joseph Jackson; ma il mondo lo conoscerà come Michael Jackson, futuro Re della musica Pop. Un afroamericano che divenne bianco.
Forse è anche per questo che entrambi hanno rappresentato le grandi contraddizioni degli Stati Uniti d’America. Per non andare troppo oltre, comunque, iniziamo subito col dire che a FreeTopix Magazine di Micheal Jackson si è sempre parlato; ricordato le sue canzoni e i suoi dischi. Giusto un anno fa, proprio di questi tempi, celebrammo quello che sarebbe stato il suo sessantaquattresimo compleanno con una retrospettiva sul suo quinto disco ‘Off the wall’.
Questa volta abbiamo fatto le cose ancor più in grande. Nel raccontare la sua storia, cercando di toccare quasi ogni punto saliente della straordinaria ed irripetibile carriera, abbiamo ‘incontrato’ una personalità molto particolare nel mondo del giornalismo e della saggistica relativa alla musica e al cinema. Un cronista, come lui ama definirsi, che nel 2019, in occasione del decennale della morte di Michael Jackson, scrisse a quattro mani con il giornalista Luca Izzo, per poi pubblicarlo, il libro: Micheal Jackson – La storia e l’eredità artistica.
Il suo nome è Michelangelo Iossa e proprio sulla sua pubblicazione ci tiene subito a precisare: Come ci sono arrivato? Non per mia iniziativa ma per quella di Luca Izzo. Luca Izzo aveva proposto, ad Arcana Editore un paio d’anni prima del decimo anniversario della scomparsa di Michael Jackson, quindi nel 2017, di scrivere un libro su di lui. L’arcana aveva analizzato questa proposta e nel frattempo io e lui ci eravamo conosciuti, dopo aver ammirato alcune cose che avevo scritto sulla Motown Records, ovvero tutto il lavoro di ricerca che avevo fatto sulle figure della casa discografica tra gli anni ’60 e ’70. Quindi prima tutto quello che avvenne prima che arrivasse e diventasse Michael Jackson. Quindi, essendo quello un territorio che conosceva pochissimo, mi chiese se volevamo unire le forze. Da qui è nata la possibilità di arricchire la proposta e quindi anche il libro, che presenta più volti diciamo: dall’epoca della Motown, anche prima, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ma tutto è partito da Luca e io sono stato entusiasta di parlare di Micheal Jackson, senza mai cadere nello scandalismo; con rigore.
Il modo giusto, aggiungiamo noi, per poter parlare a trecentosessanta gradi di quello che è considerato il mostro sacro per eccellenza della musica pop. Un pop contaminato da diversi stili musicali mai fini a sé stessi o solo per proporre qualcosa al pubblico. Niente di tutto questo. Michael Jackson è andato oltre, facendo cose che altri hanno solamente immaginato di fare.