Dalla crudele morte di Emmett Till al ‘Sogno’ di Martin Luther King
Nella cultura e nella storia afroamericana il giorno 28 agosto non è uno qualsiasi. È fortemente connesso ad un duplice anniversario, ad una ferita e l’inizio di una svolta sia epocale che divenne ufficiale. I luoghi in cui si conserva la memoria dei fatti che ricorderemo oggi, rispettivamente, sono un atroce caso di cronaca a sfondo razziale a Money, una minuta contea nello Stato del Mississippi, e uno dei discorsi più importanti e famosi della storia dell’umanità a Washington, il cuore della democrazia americana e mondiale, di fronte alla statua che raffigura ancora oggi colui che abolì la schiavitù: il Presidente Abramo Lincoln.
Stiamo parlando del 28 agosto del 1955 e di quello del 1963. Due date, due giorni che mutarono, nel giro di otto anni, l’immagine degli Stati Uniti contro il razzismo. Con il primo ci si ricorda la tragedia del ragazzino afroamericano, quattordicenne, Emmett Till, la cui unica colpa fu quella di scambiare dei piacevoli sguardi con una donna bianca. Fu, per questo motivo, massacrato di botte fino alla morte, il cui corpo venne rinvenuto nell’ormai tristemente famoso fiume Tallahachie.
Nella seconda data, otto anni più tardi dunque, si celebrano i sessant’anni del leggendario discorso di colui che l’anno successivo, sarebbe stato insignito del Premio Nobel per la pace: il Reverendo Martin Luther King, di cui proprio quest’anno abbiamo ricordato i cinquantacinque anni della sua tragica scomparsa.
E’ vero inizialmente questo speciale doveva essere interamente dedicato solo ed esclusivamente a quelle tre iconiche parole: I have dream. Ma questo sogno non poteva diventare realtà se non grazie a causa di ciò che accadde quasi un decennio prima, in quel torrido 28 agosto del 1955.
Per molti storici, americani e non, la goccia che fece traboccare il vaso per la comunità afroamericana, vittima delle continue vessazioni a sfondo razziale, legalizzate dalle leggi Jim Crow, conosciute anche con la triste espressione ‘segregazione razziale’, è rappresentato da ciò che accadde il 1° dicembre del 1955. Una data, molto probabilmente, più famosa di quella di Emmett Till.
In quel primo giorno dell’ultimo mese dell’anno, la minuta e fino ad allora sconosciuta sarta afroamericana Rosa Parks, si rese protagonista di uno degli arresti più ingiusti della storia americana. Nella cittadina di Montgomery, Stato dell’Alabama, venne accesa la miccia dell’incendio che avrebbe distrutto l’architettura giuridica a sfondo razziale; anche se nessuno, in un primo tempo, se ne rese conto.
Ormai i particolari di questo episodio storico sono risaputi ed entrati di diritto nella leggenda e nel mito per le lotte spontanee di pancia e non ideologizzate, in favore dei diritti civili. Quel ‘no’ di Rosa Parks, quel suo rifiuto nel non voler cedere ad un bianco il posto nell’autobus numero… che aveva occupato era molto di più di un segnale. Significava che inconsciamente si stava attendendo il momento giusto per aprire lo sconto frontale contro i razzisti d’America.
Il povero e sfortunato Emmett Till rappresentò, invece, l’ennesima vittima sacrificale in cento anni di ingiustizie, dopo l’ufficialità dell’abolizione della schiavitù. La comunità afroamericana, dunque, iniziò ad insorgere molto tempo prima di quel 1° dicembre 1955. Incominciò ad alzare la propria voce in quel 28 agosto del 1955. .
Prima di ricordare cosa successe tra il 1955 ed il 1963, prima di quel 28 agosto del 1963, è bene raccontare ciò che accadde allo sfortunatissimo Emmett Till, per poi andare ad analizzare il discorso di Martin Luther King. Emmett Louis ‘Bobo’ Till, nacque il 25 luglio del 1941 nella città di Chicago nello Stato dell’Illinois. Al giorno d’oggi, colui che è rimasto per sempre un ragazzino, avrebbe oltre ottanta anni e chissà, qualora sarebbe sopravvissuto al suo stesso infame destino, cosa avrebbe potuto dire in merito a ciò che gli accadde in quelli che dovevano essere solamente dei giorni da trascorrere tra divertimento e relax.
Nella piccolissima contea di Money, nello Stato del Mississippi, che contava all’epoca solamente 398 anime, il piccolo Emmett ci andò perché sua madre, Mamie Carlton Till, era originaria proprio del delta del Mississippi. Suo padre, invece, a quanto pare non lo conobbe. A quanto pare i due si separarono l’anno successivo alla nascita del piccolo Emmett, non solo, sempre il padre, Louis Till, venne arruolato nell’esercito americano nel 1943 e mentre si trovava di stanza in Italia venne condannato, per impiccagione, dal tribunale americano per aver stuprato due donne e per averne uccisa una terza.
All’inizio i famigliari vennero informati che l’esecuzione avvenne per cattiva condotta, poi in un secondo momento scoprirono la verità. Dunque, Emmett aveva solamente quattordici anni in quell’estate del 1955 e vivere in una cosiddetta città del nord del paese lo aveva tenuto lontano molti pericoli razziali.
Per esempio, rispetto ai suoi coetanei, i quali vivevano nel profondo sud degli Stati Uniti d’America, Emmett ebbe addirittura la fortuna di fidanzarsi con una ragazza bianca. La tragedia, infatti, partì proprio da questo particolare; da questo dettaglio che al giorno d’oggi sarebbe la normalità ma non nel Mississippi. Nel Mississippi di quegli anni.
Quando partì, il ragazzino, portò con sé delle foto da mostrare ad amici e parenti. Proprio la vista delle foto, in cui lo ritraeva con la ragazza bianca, uno dei suoi amici lo convinse ad accettare una sfida: ovvero che lo stesso quattordicenne, potesse dimostrare di essere in grado di avvicinarsi una qualsiasi donna bianca. Una bravata, insomma; anche se sarebbe meglio dire: una ragazzata pagata a caro prezzo. Effettivamente il giovane Till si avvicinò ad una donna bianca dicendole qualcosa. Il tutto avvenne in un piccolo negozio di cui ora rimane solamente pochi resti.
Le cronache dell’epoca riportano una frase che il giovane avrebbe rivolto alla donna prima di andarsene: Bye bye, baby; tradotto in italiano, arrivederci bambina, con tanto di fischio incorporato. La sfortuna volle che la donna non solo fosse sposata, ma che viveva con uno dei tanti suprematisti bianchi, forse appartenenti al Ku Klux Klan, dello Stato del Mississippi. Emmett e i suoi amici nel vedere che Carolyn Bryant, questo il nome della donna, uscì dal locale per correre verso la macchina, pensarono che stesse andando a prendere una pistola o un fucile e per questo motivo fuggirono. Dopo qualche ora, secondo la ricostruzione ciò che accadde dopo avvenne di notte: Emmett Till venne prelevato da due uomini in caso di suo zio.