Il 20 Luglio del 1973 se ne andava misteriosamente, a soli 32 anni, il fuoriclasse delle arti marziali
Potente, rapido, scattante. Una vera forza della natura. La sua leggenda nasce dall’essere semplicemente, per uno come lui, il campione delle arti marziali senza mai e ripetiamo mai aver preso parte ad un torneo dedicato a tali discipline. La differenza di tecnica, di agilità, di velocità e di preparazione era alquanto abissale rispetto ai suoi avversari, e sarebbe stato, in fondo, superfluo farlo partecipare ad uno dei tanti incontri ufficiali.
D’altronde, attraverso le sue teorie sulle arti marziali, le varie dimostrazioni alle quali era chiamato a dimostrare quanto ci fosse di vero in quello che sosteneva e tutto ciò che ha mostrato davanti alla macchina da presa non c’era bisogno di nient’altro per capire che lui era di un’altra categoria. Una dimensione a parte.
Eppure, al giorno d’oggi c’è chi mette in dubbio la sua superiorità proprio per il semplice fatto di non aver preso parte a qualche torneo; forse qualcuno voleva avere per forza di cose la certezza che fosse davvero un campione dopo aver alzato almeno un trofeo.
La verità è che Juan Fan, meglio conosciuto nel mondo con il nome di Bruce Lee, nel corso della sua esistenza aveva già lasciato intendere che non aveva bisogno di misurarsi in competizioni nel quale, sicuramente, sarebbe uscito vittorioso in tutte le edizioni alle quali avrebbe deciso di prendere parte. Chissà cosa avrebbe detto in merito se avesse la fortuna di essere ancora tra noi?
Non solo, chissà cosa starebbe pensando ora che sono trascorsi esattamente cinquanta lunghi anni dalla sua prematura scomparsa. Una morte mai chiarita e di cui si chiacchiera ancora oggi. Le cronache dell’epoca narrano che l’attore, fuoriclasse delle arti marziali, si recò di una sua collega, Betty Tin Pei, per parlare di una sceneggiatura sulla quale stava lavorando.
Molto probabilmente era un periodo abbastanza stressante per Bruce, a giorni sarebbe uscito nei cinema il suo nuovo film ‘I tre dell’operazione Drago’, il film che gli avrebbe regalato fama e ulteriore ricchezza ed un ritorno negli Stati Uniti d’America per stare accanto alla sua famiglia. Invece di fermarsi per rifiatare un momento, la leggenda vivente delle arti marziali, all’epoca trentaduenne, era già al lavoro su un altro film su cui era impegnato da tempo.
Sempre in quel periodo, Bruce Lee era continuamente infastidito da continui mal di testa che due mesi prima, nel maggio del 1973, ebbero il loro primo culmine e dal quale si salvò quasi per miracolo. Il secondo culmine di quei fastidi avvenne proprio durante la visita alla sua collega. Dopo qualche scambio di battuta, l’attore avvertì nuovamente il mal di testa.
L’attrice gli fece prendere un’aspirina e dopo poco Bruce, per riprendersi, decise di riposarsi un po’. Dopo qualche ora, l’attrice cercò di svegliarlo ma inutilmente. Non ci mise molto a capire che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Sempre per la versione ufficiale, Betty, invece di chiamare i soccorsi chiamò prima il produttore storico del campione di arti marziali, Raymond Chow, il quale era in attesa dei due in un ristorante dopo che, in un primo momento, si era recato anche lui a casa dell’attrice con lo stesso Bruce Lee.
Si perse tempo, dunque. Tempo prezioso che, molto probabilmente avrebbero salvato la vita all’attore. Invece, in quel 20 luglio del 1973, Bruce Lee, per tutto il mondo, è morto in circostanze mai veramente chiarite. Mai veramente appurate. Da cinquanta lunghi anni si sta ancora discutendo di come sia morto. Per molti la storiella dell’aspirina non starebbe in piedi. Per alcuni è stato avvelenato, per altri è spirato nel momento più piacevole tradendo l’unico amore della sua vita: Linda Caldwell Lee.
Non pochi mesi fa ci siamo occupati, anche con un particolare video, della morte di suo figlio Brandon, avvenuta a distanza di venti anni l’una dall’altra. Una morte anche quella inspiegabile e che sarebbe collegata a quella di Bruce Lee. Sarà vero? Coincidenza? O è solamente come il titolo di quello che avrebbe dovuto essere il film al quale stava lavorando: Game Of Death, tradotto: il gioco della morte.
Da quel momento in poi, da quel lontano 20 luglio del 1973, seguito a ruota dal 31 marzo di 20 anni più tardi, data di morte di Brandon Lee, le teorie più disparate e forse anche le più fantasiose non solo si sono rincorse, ma sono state accostate anche all’altra misteriosa e prematura scomparsa.
Come se da un lato, quasi sicuramente, le due morti sono collegate in qualche modo. Semmai se il collegamento non può essere provato da un punto di vista materiale concreto, ci si affida alla leggenda della maledizione che avrebbe colpito la famiglia dell’attore. Tale convinzione parte da un presupposto alquanto inquietante, sottolineato anche quando realizzammo lo speciale per Brandon Lee.
Sia Bruce che Brandon morirono giovani. 32 anni il primo, 28 anni il secondo. Ma non è solo questo particolare a rendere il tutto condensato come in un tipico romanzo di Stephen King, no. C’è dell’altro: entrambi, prima di morire, avevano o stavano girando un film che gli avrebbe donato fama mondiale e invece, per un puro scherzo del destino, trovarono l’immortalità nel peggior modo possibile.
Ovviamente in questo speciale interamente dedicato alla sfortunata figura di Bruce Lee, non ci addentreremo nelle polemiche che si sono susseguite dopo la sua morte. Semmai cercheremo, brevemente, di ricordare l’uomo e le sue opere, cercando di scavare anche nella sua filosofia di vita. Cosa abbastanza complicata da fare con soli altri due articoli a disposizione ma noi ci proveremo tentando, anche, di fare ordine tra la vita reale e i fatti romanzati sul biopic dedicato a lui: Dragon – La storia di Bruce Lee.
Un film di Rob Cohen che, guarda caso, uscì proprio nel 1993 e che doveva essere interpretato indovinate da chi? Da Brandon Lee. Si, proprio così: il figlio che avrebbe avuto il privilegio d’interpretare il padre. Un fatto più unico che raro nella storia del cinema. Bruce Lee, in quell’occasione, venne interpretato da Jason Scott Lee, il quale non ha mai avuto alcuna parentela con entrambi i due attori. Strano vero?
Eppure, ‘Dragon – La storia di Bruce Lee’ presenta diverse licenze poetiche, anche troppe diremmo noi, senza mai snaturare ciò che è stato in vita: non un mito delle arti marziali ma il mito.