Il film di Andy Muschietti ha la capacità di unire generazioni di grandi e più giovani
La combinazione viaggi nel tempo – supereroi è, negli ultimi anni, diventata non solo vincente, semmai anche ampiamente sfruttata. Da ‘Avengers Endgame’ i vari sceneggiatori, tra la Marvel cinematic universe e la Detective Comics Universe e considerando anche il concetto di multiverso, si sono sbizzarriti nel creare o comunque di proporre storie già sviluppate attraversi i fumetti sul grande schermo. ‘The Flash’ rientra, nella sua totalità, in questa categoria di trasposizioni cinematografiche tratte o comunque ispirate dal mondo dei fumetti.
Uno schema ripetitivo che non stanca solo per un motivo: il modo in cui viene sviluppato e, dettaglio scontato ma non meno rilevante, come si conclude la storia. su questo particolare, ovviamente, non ci soffermeremo onde evitare gli odiatissimi spoilers. D’altronde, però, un po’ ci tocca svelare un po’ quello che succede, nel senso di svelare chi appare in quello che è stato definito, sempre da noi nella seconda parte di questo speciale, una vera e propria rimpatriata non solo di supereroi ma di volti storici. Ecco, lo abbiamo detto e non possiamo fare, come Flash, di tornare indietro e non averlo scritto.
Certo, potremmo anche cancellare la frase perché d’altronde questa terza ed ultima parte è sviluppata al computer. Magari venti o trenta, per non dire quaranta o cinquanta anni fa e via discorrendo bastava appallottolare il foglio, una volta scritto erroneamente con la penna, per poi gettarlo nel cestino. No, non sempre va a finire così: sarebbe tutto più facile nella vita.
No, non è una digressione, ma è una metafora su quello in cui il film, diretto da Andy Muschietti, vuole in realtà dire. Lanciare un messaggio ben preciso, perché alle volte ci insegna a lasciar andare quando non c’è una soluzione. Ecco, forse lo spoiler, per la prima volta a FreeTopix Magazine, lo abbiamo veramente fatto. D’altronde, il film è fondato, nella sua essenza, su questo concetto e non si può evitare di parlarne, ma sicuramente non nella sua completezza.
Da dove iniziare, dunque. Dall’inizio, direte voi, e soprattutto, aggiungiamo noi, dall’impressione che il film ci ha fatto. È vero, che espressione superficiale, quasi da adolescenti. Anzi, togliamo il quasi e rincariamo la dose con il termine ‘bambini’. Si, con il velocista scarlatto si ritorno, guarda caso, indietro nel tempo per chi ha qualche annetto in più. mentre per chi è giovane, indipendentemente dall’età scopre un mondo che, forse, non pensavano neanche che esistesse o solamente non credevano che fosse ulteriormente bello.
Stiamo facendo riferimento alla grande quantità di camei presenti in questo film. Le cose fatte in grande, si potrebbe dire; la grande rimpatriata, la continuiamo a definire noi. come abbiamo già specificato verso la fine della prima parte la trama di ‘The Flash’ è più o meno questa: Barry Allen, dopo essere stato sconsigliato dal suo mentore Bruce Wayne, viaggia indietro nel tempo per impedire la morte di sua madre, modificando radicalmente la linea temporale e creando una realtà senza metaumani dove Superman non è mai arrivato sulla Terra. Il velocista scarlatto chiederà pertanto l’aiuto ad un differente Batman, per liberare la naufraga kryptoniana Kara Zor-El, salvare il mondo dal Generale Zod e ritornare nella sua linea temporale originaria. E da quel momento in poi ne accadranno di tutti i colori.
La sceneggiatura, scritta come ricordato da…, difficilmente lascia delle pause tra un momento e l’altro. ‘The Flash’ scivola via come un fulmine con la sensazione di vedere qualcosa di superficiale con l’elemento della saggezza immatura. D’altronde, la vera identità del supereroe, Barry Allen, è di per sé quella di un ragazzino nonostante abbia i quarant’anni di età. Lo stravolgere il destino per salvare una persona a lui cara, sua madre, lo porta ad apprendere la lezioni più importante che ogni essere umano ha il dovere di fare propria: non tutti i problemi non hanno una soluzione, lascia andare. Questo secondo una delle battute del film.
I dialoghi veloci, ironici e pochissimi al limite della forzatura, lo rendono piacevole e non pesante. Le scene d’azione, tante e spettacolari, non rubano la scena alla trama stessa. Anzi, la completano alla perfezione e non appesantendola ulteriormente come si potrebbe pensare. In effetti, lo sviluppo stesso della storia appare lineare e soprattutto naturale e spontaneo. Non c’è nessuno momento o comunque scena fatta di proposito per allungare il cosiddetto brodo.
La presenza dei tanti volti che in passato hanno rivestito i panni dei supereroi rappresenta la vera attrazione del film. Vi sveleremo i nomi, ma solo qualcuno sarà approfondito. Da Ben Affleck e Micheal Keaton, da Adam West a George Clooney; da George Reeves a Christopher Reeve, senza dimenticare il Superman mai uscito al cinema con Nicolas Cage e che doveva essere diretto da Tim Burton. Ancora: da Gal Gadot ed Helen Slater.
Tutti gli occhi erano ovviamente puntati sul Batman di Micheal Keaton, il quale non ha tradito le attese. È stato utilizzato in modalità epica e soprattutto, almeno per come lo avevamo conosciuto dal 1989 in poi, in modo anche molto originale. Nel film si fa anche riferimento a ‘Ritorno al futuro’, interpretato a partire dal 1985 da Micheal J. Fox. Ma in una delle realtà parallele in ‘The Flash’ in film stesso, come poi stava accadendo nella realtà, sarebbe stato interpretato dall’attore Eric Stoltz e tante altre trovate comiche che non vi stiamo qui a svelare.
In definitiva ‘The Flash’ rientra perfettamente nella rubrica dei film da consigliare e per un semplice motivo: rappresenta uno spettacolo cinematografico non solo carico di azione e di effetti speciali, anche se la cgi un pochettino; è da consigliare perché commuove, caratterizzato da una morale di fondo molto solida. Ha la capacità naturale di unire, in un colpo solo, sia il mondo dei grandi che quelli più giovani per tanti motivi che vi abbiamo snocciolato fino adesso.
Il paradosso, però, è che ‘The Flash’ è il miglior film della dcu del vecchio corso decennale. Peccato solamente che è stato realizzato quando ormai i giochi erano già stati fatti per poi ricominciare nuovamente dal principio.