Non solo musica, dicevamo, nel suo glorioso percorso musicale. Tina Turner, in più di un’occasione, fece più di qualche incursione cinematografica. Dai tre camei datati anni ’70 e ’90 come ‘Taking Off’, ‘Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band’ e il biopic proprio sulla sua vita del 1993 dal titolo: ‘Tina – What’s love go to do with it’, in cui fu pubblicato anche un albume omonimo come colonna sonora del film, alle due vere partecipazioni cinematografiche come nel terzo capitolo della saga con Mel Gibson, ‘Mad Max – Oltre la sfera del suono’, e ‘Last Action Hero’ con Arnold Schwarzenegger. Grazie al penultimo titolo del grande schermo, Tina Turner, nel 1985 regala ai suoi fans e a tutti coloro che sono appassionati di colonne sonore una delle canzoni più belle del suo repertorio: ‘We don’t need another hero’ del 1985, tesso anno del film diretto da George Miller. Sarebbe grave, anche, dimenticare la sua apparizione televisiva nella popolare serie televisiva, in un episodio della terza stagione, di ‘Ally McBeal, con Calista Floreal, moglie di Harrison Ford.
Proprio in merito a questa sua carriera parallela la Turner dichiarò che, una volta raggiunto l’apice, venne contattata per diversi ruoli dai vari produttori hollywoodiani. Purtroppo per lei, in quel periodo, non c’erano ruoli veri per attrici afroamericane. Tant’è vero che nel 1985, oltre al terzo capitolo di Mad Max, la stessa cantante venne addiritura contatta per prendere parte ad un altro film: Il colore viola ed era uno di quei ruoli che la medesima voleva a tutti i costi rifiutare.
Nel 1986 la sua produzione musicale non si ferma, anzi continua raccogliendo sempre più consenso positivo e avviandosi, pian piano, verso i cinquant’anni con la consapevolezza di aver raccolto, finalmente, ciò che meritava in ambito professionale. In quell’anno pubblico il disco: Break Every Rule, in cui sono contenute diverse tracce di rilievo come: Type Male, What you get is what you see, Two People, Girls, la stessa Break every Rule e Paradise is Here.
Ma il vero successo, la vera apoteosi viene raggiunta tre anni più tardi, proprio sul finire degli anni ’80, decennio in cui la sua carriera e la sua stessa immagine era stata totalmente rilanciata. Il 13 settembre del 1989, sempre la casa discografica Capital Records, usciva in tutti i negozi di dischi: Foreign Affairs. Un 33 giri che cambiò per sempre la carriera stessa della cantante.
Nel precedente articolo abbiamo specificato, senza alcuna durezza nel nostro giudizio, che il suo percorso musicale è stato caratterizzato, specialmente, da cover di notevole successo. Canzoni anonime o di alto potenziale, le cui versioni originali non sono mai andate oltre un certo gradimento tra gli amanti della musica. Di questo brano, in particolare, ve ne abbiamo parlato in più di un’occasione, compreso come nel primo lunedì di quest’anno per augurarvi un anno come semplicemente il migliore: ‘Simply The Best’.
Il brano, pubblicato nel disco menzionato nel 1989, è ispirato al singolo ‘The Best’ di un’altra grintosa cantante: Bonnie Tyler. ‘Simply the best’ non fu solo un successo clamoroso per la Turner, rappresentò il suo vero cavallo di battaglia; la linea di demarcazione tra il percorso prima di poter raggiungere l’apice e il dopo, perché nel dopo poteva anche permettersi di vivere di rendita.
Ciò comunque non accadde, la Turner continuò a proporre sempre nuovi ed interessanti singoli, girando il mondo attraverso le date dei suoi concerti e conquistando il pubblico con la sua proverbiale graffiante e grintosa voce.
Negli anni ’90 altri due album in studio, gli ultimi della sua carriera: Wildest Dreams, del 1996, e Twenty for Seven di tre anni più tardi. Nel penultimo spicca il brano Whatever you want e la colonna sonora, omonima, di ‘Goldneye’ appartenente alla saga di 007. Questi due ultimi brani rappresentano i suoi veri ultimi acuti musicali, i suoi ultimi fuochi d’artificio. A seguire solo concerti e tante, ma tante raccolte dei suoi migliori successi e un duetto in particolare con il nostro Eros Ramazzotti: Sono cose della vita.
Dopo tutto questo, come sono stati i suoi ultimi anni di vita e di carriera? Partendo dal presupposto che non si è ritirata nell’immediato, visto che nell’anno del suo ultimo album in studio raggiunse il traguardo dei 60 anni, proseguì, come abbiamo già detto, con le raccolte dei suoi migliori successi e concerti.
A partire dall’anno 1993 aveva iniziato a vivere in un piccolo paesino della Svizzera, a Kusnacht vicino Zurigo, dove poi è morta quasi una settimana fa. Venti anni più tardi ottenne la cittadinanza svizzera rinunciando al passaporto statunitense e questo periodo della sua vita non lo trascorse da sola: ebbe un secondo compagno, Erin Bach, che gli permise di avere altri figli, due dei quali, purtroppo, vennero a mancare in maniera tragica. Precisamente i due figli che vennero a mancare appartenevano alle relazioni relative ad Ike Turner e al sassofonista dei Kings of Rhytm, Raymond Hill, una delle prime band con la quale aveva iniziato a cantare.
Nel corso degli anni ebbe anche diversi problemi di salute che, per qualche tempo, la convinsero quasi a suicidarsi. Fortunatamente ciò non avvenne, ma comunque con il tempo sparì pian piano dai radar dei mass media, cercando di vivere in maniera più privata il suo ultimo periodo esistenziale.
Cos’altro si potrebbe dire? Eh tante altre cose, altre canzoni da ricordare, tanti altri eventi che hanno contrassegnato la sua vita, ma quel punto risulteremmo troppo prolissi di come lo siamo già stati. E’ stata definita la Regina del Rock’n’roll e non può essere stato diversamente. Anche se sarebbe stato meglio definirla la Leonessa del Rock’n’Roll, per esaltare meglio la sua grinta. In fondo, non sono solamente i generi musicali a definire un cantante o una cantante ma anche il modo in cui sente la musica stessa.
Tina Turner non aveva la voce di Aretha Franklin, non possedeva l’estro musicale di Micheal Jackson, neanche la voglia di scandalizzare di Madonna. Dalla sua aveva un dono: quella di un’invidiabile grinta che la sempre sostenuta in tutti questi anni, che le ha permesso di trasformar anonime canzoni in successi clamorosi, quella di superare le dure prove che la vita le ha messo davanti. Molto probabilmente, al di là dei suoi errori e chi non né fa nella vita, ha dimostrato nel suo piccolo di essere un esempio.
Il suo modo di essere senza mai eccessi di protagonismo di alcun genere le ha permesso di mostrarsi con umiltà al grande pubblico internazionale, conquistandolo anche per questo. Ha fatto ingresso nel mondo della musica in punta di piedi e se né è andata facendo altrettanto, come solo le vere Star sanno fare. Ciao Tina, ci mancherai…