Andata in scena dal 9 al 14 maggio 2023 allo Studio Melato di Milano
Il Teatro Piccolo di Milano, meglio conosciuto come Studio Melato, ha visto il successo di un’opera teatrale molto particolare, complessa e di alto contenuto morale; con diversi messaggi, sia impliciti che espliciti, costituenti una trama sviluppata tra il musical e il dramma sociale. ‘La cupa’, questo è il titolo, per la regia di Mimmo Borrelli. Uno spettacolo andato in scena nel teatro milanese a partire dal 9 al 14 maggio del 2023.
Sei giorni in cui il pubblico ha risposto positivamente, sei giorni in cui l’opera teatrale gli applausi, alla fine di ogni serata, non sono mancati. Compreso quella di venerdì 12 maggio, in cui la standing ovation e appunto, gli stessi applausi, sono durati oltre cinque minuti. Un successo che non fa storcere il naso nemmeno davanti ad un’opera teatrali che non è per molti.
Dicevamo uno spettacolo teatrale a metà strada fra il musical e il dramma sociale. Due elementi che rappresentano una parte di integrazione della storia e l’altro come elemento portante, sul quale poggia tutto il lavoro degli attori che hanno mostrato sul palcoscenico.
La storia, dunque, su che cosa è improntata? Su cosa poggia questo dramma? Su una faida tra due famiglie e un amore, come sempre, impossibile tra due giovani e non solo: anche altri drammi che emergono durante lo svolgimento dello spettacolo. I personaggi, i protagonisti, sono rappresentati con maschere e trucco strano; quasi simili agli animali. In verità è una metafora non tanto semplice ma abbastanza significativa sul mondo di oggi.
Il linguaggio, i gesti, gli atti compiuti sottendono a sottolineare il ritorno dell’essere umano medesimo nella fase primitiva, nel senso i cui istinti sono si quelli animaleschi ma non tanto in modo positivo quanto negativo. Gli istinti che riguardano nel provocare sofferenza nei confronti degli altri e la stessa sofferenza non tende a sparire, alimentando sempre di più le ferite o la ferita ormai aperta, ovvero ‘La Cupa’ relativa alla terra in cui è ambientata.
Dicevamo del linguaggio. Le battute sono recitate in napoletano stretto, esattamente quello proveniente della città di Bacoli, della provincia di Napoli. Ma l’accento bacolese non è il solo che compone l’idioma usato dagli attori. Ci sono anche ulteriori inflessioni appartenenti ugualmente alla Regione della Campania. Ovviamente per chi non ha familiarità con la lingua napoletana si trova in difficoltà ma ciò vale anche per chi non conosce tutte le inflessioni dell’idioma campano.
Ciò nonostante, questo elemento non rappresenta un vero e proprio ostacolo e ‘La cupa’, con i suoi oltre centoottanta minuti abbondanti, tiene incollati fino alla fine tutti coloro che si sono presentati per assistere allo spettacolo composto da due parti suddivise in dieci momenti, scene o ‘cupe’ che dipanano una vicenda quasi torbida, reale e che affonda le radici nel male più assoluto. I dialoghi non sono semplici, non solo per via del napoletano stretto come già sottinteso, ma soprattutto anche per le espressioni forti, dure e crude, attinenti ad una realtà difficile da vivere e che per sopportarla c’è bisogno di una tempra molto forte.
L’intero spettacolo rappresenta, anche nella sua mera essenza, uno spaccato di vita che in alcune zone, in alcune periferie e non solo quelle campane come si osa sempre additare, può esistere seppur in modalità differenti. ‘La cupa’, dunque, è, nella sua essenza, un messaggio universale. Un monito da cui guardarsi dal vortice del male che il mondo stesso, per non dire anche la società intera, si è infilato sempre di più.
Tra i nomi della compagnia di attori che si esibita a Milano, spicca il nome di colei che abbiamo intervistato qualche mese fa a piazza Plebiscito a Napoli, Veronica D’Elia. L’interprete di Nelide nella seconda stagione de ‘Il Commissario Ricciardi’. Il suo ruolo è apparentemente secondario, quasi di non vitale importanza ai fini della storia, si rivelerà fondamentale, alla stessa stregua di tutti gli altri presenti sul palcoscenico di quest’opera teatrale che è stata messa in scena, per la prima volta, cinque anni fa. Due anni prima della pandemia. Esattamente al Teatro San Ferdinando di Napoli il 10 aprile del 2018, la cui produzione è da ricondurre alla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.
Nominare solamente lei, però, equivarrebbe una mera ingiustizia. Ci sarebbero da ricordare lo stesso regista, nella parte di colui che rappresenta il vero punto di riferimento dei due schieramenti e, a sua volta, il vero protagonista di tutta la trama. non a casa il titolo per esteso dello spettacolo è: La cupa – Fabbula di un omo che divinne un albero.
A seguire: Dario Barbato, Maurizio Azzurro, Gaetano Colella, Rossella De Martino, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio e Roberta MIsticone. Tutti indistintamente sono stati superlativi, nessuno ha dato in più o in meno rispetto agli altri. Ogni performance recitativa si equivale all’altra ed è questa la vera forza de ‘La Cupa’, una storia o comunque uno spettacolo di cui sentiremo parlare in futuro.
FOTO DI VINCENZO PEPE