Lo scorso 5 maggio a Cecchina, in provincia di Roma, è andato in scena un interessante monologo teatrale
Ci sono spettacoli teatrali da seguire con attenzione. Rappresentazioni sul palco attraverso cui vengono veicolati messaggi sia espliciti che impliciti. Monologhi che posseggono la medesima forza di quando sulla scena ci sono più interpreti, perché in alcune occasioni l’affrontare certi argomenti non sempre richiede la presenza di un’intera compagnia teatrale.
Basta solamente un buon testo scritto e un interprete capace di sentire in sé le parole che deve recitare di fronte al pubblico. Semmai, per essere precisi, un’attrice con la capacità di riuscire a trasportare le emozioni verso il pubblico che l’autrice ha voluto trascrivere a parole e non perché si narra una vicenda di mera fantasia. No, ma per il semplice motivo di averle vissute sulla sua pelle.
Venerdì scorso, 5 maggio 2023 e presso il giovane teatro dedicato alla memoria di Peppino De Filippo nella città di Cecchina, in Provincia di Roma, è andato in scena uno spettacolo dal titolo accattivante e criptico: ‘Brivido’. Ad interpretarlo ci ha pensato Maria Sofia Palmieri su un testo realizzato da Silvia Bordi. La regia, della stessa attrice, si è avvalsa anche della collaborazione di Gaia Rosato in qualità di aiuto-regia.
Il tema trattato non è uno di quelli semplici, di non facile rappresentazione e soprattutto dove il rischio di scadere nella retorica è appare sempre dietro l’angolo. Si tratta del fenomeno del bullismo. Un fenomeno negativo che non si scopre oggi e che purtroppo ci sarà sempre, sperando in forme e in situazioni minori nel corso del tempo. Un fenomeno in cui chiunque di noi ha avuto a che fare in un modo o un altro.
Una serie di atti, quel del bullismo, ultimamente addirittura confusi con quelli rientrati nella fattispecie di alcuni reati contemplati nel Codice penale. Con quegli atti posti in essere da parte delle baby gang in meri atti delinquenziali che si differenziano da quelli rientranti nella categoria del bullismo.
Tutto ruota intorno nell’essere sé stessi e non sempre è facile. Basta un comportamento strano, un modo di pensare, l’essere troppo buoni che viene scambiato nell’essere troppo fessi o, addirittura, anche un difetto fisico ed ecco che l’ulteriore semplice giudizio, sotto forma anche di battuta spiritosa e quindi anche innocente, si trasforma come una serie di pietre lanciate verso la vittima di turno; perché quel giudizio viene usato con lo scopo di umiliare l’altro per sentirsi forte, onde evitare di sentirsi altrettanto deboli.
Maria Sofia Palmieri riesce, nella sua performance, a farti entrare in questa girandola di opinioni, di riflessioni che tutti possono capire, anche se solamente intuire se non l’hanno mai vissuta in prima persona. La storia è quella di una bambina che solo con il tempo scopre di avere un difetto fisico.
Scopre di avere un occhio storto a causa di una sindrome particolare che gli crea non solo problemi fisici, ma anche di ambientamento. Non per colpa sua, s’intende. La colpa di certe persone che si ritengono civili e normali ma quando vedono qualcosa di strano in un qualcuno non esitano nell’infierire su quel particolare.
Il monologo si sviluppa mediante l’espressione di frasi e pensieri apparentemente sconnessi fra loro ma che invece hanno un fondamento, hanno un legame molto stretto: quello rappresentato dalla esperienza vissuta dalla protagonista. Un’esperienza composta da paure, da amicizie e amori infranti, da sogni apparentemente impossibili da realizzare.
Senza dimenticare quella paura naturalmente insita come normale che sia in queste situazioni, nel non riuscire a venire a capo del problema fisico, prima, per poi ritrovarsi sotto i ferri, poi, nel tentativo di correggere, definitivamente, quel maledetto difetto che le ha reso una vita infernale durante gli anni che dovrebbero essere e apparire spensierati e che non è sempre così: quelli dell’adolescenza.
In mezzo ci sono anche i pensieri di una ragazza nel periodo particolare della sua vita. Pensieri che rappresentano diversi sentimenti più volte feriti da parole e frasi ricevute, da diverse situazioni che gli sono capitate.
Recitato con molta semplicità ed umiltà da parte di Maria Sofia Palmieri, il monologo scivola via dall’inizio fino alla fine senza appesantire lo spettatore. I cinquantasei minuti di spettacolo non pesano e la sua performance, quella dell’attrice s’intende, tende a valorizzare ancor di più, grazie ai vari toni di voce, la sua capacità espressiva, le pause quando servono in favore di un testo che è semplice e profondo già di suo. Un lavoro di interpretazione coadiuvato, anche se sarebbe più giusto dire accompagnato, dall’ottimo lavoro di Gaia Rosato che, da aiuto regista, riesce a creare un più che buono gioco di luci e di effetti sonori che non disturbano la visione, anzi.
Il testo stesso di Silvia Bordi è, invece, sinonimo di coraggio, di apertura nel raccontare le sue vicissitudini personali. La voglia è quella di lanciare e lasciare un messaggio; l’intenzione è quella di lasciare un monito nel sensibilizzare, sempre, di più l’attenzione delle persone verso un fenomeno a tratti diventato sempre più incontrollato.
Nell’intervista che abbiamo avuto la fortuna di effettuare non solo all’attrice, ma anche alla stessa autrice ed aiuto regista prima del monologo e che abbiamo pubblicato sul nostro canale YouTube, le tre dirette interessate, che ringraziamo per la loro disponibilità, ci raccontano come è nata l’idea di questo spettacolo, di una possibile tournée teatrale estiva proprio legato a ‘Brivido’ e tra una risposta e l’altra scopriamo anche che una delle tre ha anche preso parte ad uno dei film di Paolo Sorrentino. Ma non vogliamo andare oltre e vi lasciamo all’intervista:
Nella Foto: Maria Sofia Palmieri
Immagine e video intervista di Vincenzo Pepe