Una piccola riflessione su questa ricorrenza particolare
Vurria sapè ched’è chesta parola,
vurria sapè che vvò significà.
Sarrà gnuranza ‘a mia, mancanza ‘e scola,
ma chi ll’ha ‘ntiso maje annummenà.
“Vorrei sapere che cosa è questa parola, Vorrei sapere che vuole significare. Sarà ignoranza la mia, mancanza di studi, ma chi l’ha sentita mai nominare“.
Antonio Griffo Focas De Curtis di Bisanzio in arte Totò
L’uomo, secondo scienziati, antropologi, psicologi è stato alla ricerca della felicità fin dal 500 a. c. ed è stato sempre il traguardo che si è prefissato di raggiungere nella sua vita.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite riconoscendo che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità che attraverso un equo equilibrio della crescita economica, l’eradicazione della povertà ed un fondamentale ambiente inclusivo si può raggiungere. Sostanzialmente tale ricerca è uno dei diritti fondamentali dell’uomo e dell’umanità tutta. Ed è per questo motivo che ha istituito, il 28 giugno del 2012, la giornata mondiale della felicità, ponendo tale ricorrenza il 20 marzo di ogni anno.
Quindi l’essere umano ha diritto di essere felice. Ma ci chiediamo questa felicità che anche i governi del mondo auspicano per i loro concittadini è raggiungibile? La felicità è uno stato d’animo che si raggiunge attraverso il benessere e l’equilibrio sociale o solo una ricerca utopica? Si può essere felici tutta la vita? Questo è un tema di riflessione che appassiona l’umanità. Scrittori, poeti, scienziati psicologi ed anche il singolo essere umano cercano da sempre di dare una spiegazione a questo stato d’animo.
Fatto certo è che la felicità è legata indissolubilmente ad un vissuto soggettivo e non da condizioni esterne all’individuo.
Il raggiungimento dei propri obbiettivi, il godere di relazioni positive, il piacere di praticare qualcosa di piacevole, lo stato di salute ecc. sono elementi che a nostro modesto parere determinano lo stato di felicità o di infelicità. Certo i governanti devono comunque ricercare per l’umanità un equilibrio economico, l’eliminazione della povertà, una inclusione totale. Ma l’individuo di certo non potrebbe fare a meno di ricercare sempre per sé un obbiettivo da raggiungere un piacere personale e restare in salute per tutta la sua vita.
Ecco per noi, che non siamo scienziati, psicologi la felicità è navigare verso l’orizzonte con animo sereno ma pronti a qualsiasi avversità con la speranza di superare l’ostacolo e continuare a navigare…
Il De Curtis non aveva mai sentito nominare la felicità ma di sicuro in ognuno di noi ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre momenti di felicità.
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