Al di là delle sensibilità romantiche, si afferma negli USA, tra fine ‘800 e primi decenni del’ 900, il mito di un realismo che, molto spesso, va al di là della realtà delle cose. Tale indirizzo suggeriamo di identificarlo come ‘Realismo Empirico’
In Europa, ed in Italia, in particolare, si apre, con il primo decennio del secolo del ‘900, l’istanza di una pittura ispirata alla consistenza del dato fenomenico, ma non succube della prescrizione ‘veristica’ o ‘naturalistica’.
W. Homer, Gulf Stream, 1899
Giova qui, come referente, il precedente storico del ‘Realismo’ ottocentesco, ma sarebbe anacronistico riadottarlo tout-court, non solo come definizione critica, ma anche come parametro di indirizzo specifico dell’orientamento pragmatico.
Ci penseranno, invece, nuovi movimenti, che si affermano tra anni ’10 e ‘2o, sia in Italia – come la Metafisica, ad esempio, o come il Movimento sarfattiano di ‘Novecento’ – sia, in Germania – come la Nuova Oggettività – a spiegare che l’approccio alla realtà può e deve essere oggetto di un nuovo abbrivio immaginativo.
Negli USA accade qualcosa di analogo, ma, essendo gli USA un paese ‘senza storia’, qui occorre inventarsi proposte di soluzioni diverse ed originali, andando a cercare ispirazione o nella verginità della natura (ed è la scelta già praticata dalla Hudson River School soprattutto nel primo ‘800) ovvero nel mondo delle città ed all’interno, quindi, di quel processo storico che va sviluppandosi sotto gli occhi di tutti e che si chiama industrializzazione (qui può giovare l’esperienza della Ashcan School, che, però, è complessivamente troppo ripiegata su se stessa).
Per descrivere artisticamente queste cose non è sufficiente, negli USA, il solo strumentario figurativo romantico che era stato impiegato, nella specie, dalla Hudson River School; ed occorre sostituirlo con una misura di intervento figurativo spigliato e di rapida accettabilità, facilmente trasformabile in icona.
G. O’Keeffe, Paesaggio
In proposito giunge soccorrevole – ed ancora entro l”800 – la pittura di Homer, presto rinnovata nelle esigenze figurative di un realismo emblematico e fantasmatico dalle nuove istanze ‘precisioniste’, che si affermano con autori come Sheeler, Demuth, la O’Keefe, ed altri, che vanno a costruire un universo segnico di grande prestanza comunicativa.
Ci si può chiedere quale sia il filo che lega Homer alla temperie precisionista; e la risposta deve essere ricercata nella sensibilità ‘espressiva’ che distingue Homer come i Precisionisti, che considereremo nel loro insieme di ‘gruppo’ più che di vero e proprio ‘movimento’.
Abbiamo detto ‘sensibilità espressiva’, che – lo vogliamo sottolineare con cura – non significa ‘sensibilità espressionistica’, lasciando così aperto il campo alla testimonianza creativa che possono offrire degli artisti che osservano il mondo con capacità di restituzione obiettiva in una immagine che finisce col rendersi quasi una misura di testimonianza ‘surreale’ del dato fenomenico.
C. Sheeler, Paesaggio industriale, 1930
Ecco, allora, le installazioni industriali di Sheeler, ecco le analoghe compitazioni di Demuth, ecco, ancora, le atmosfere di un realismo apparentemente fiabesco della O’Keeffe.
In Europa, tutto ciò trova rispondenza nelle pagine di pittura del Realismo Magico o della Neue Sachlickeit, non dimenticando che, nel mondo socialista sovietico, l’esperienza di Alexandr Deineka viene compiendo un’importante azione di rimodellazione figurativa in gran parte consentanea alla azione riformatrice di Lenin.
Ritornando agli USA, ciò che andrà osservato è la continuità di una linea che s’era inaugurata con la carica espressiva di Homer e che continua in Sheeler, mentre, parallelamente, un altro artista, Hopper, che pur naviga in queste stesse acque di ciò che costituisce il grande alveo che definiamo di ‘Realismo Empirico’, va compitando una pittura che, non soffermandosi sullo straniamento industriale, passa a mettere in evidenza, piuttosto, la solitudine esistenziale e le ansie metropolitane degli abitanti delle città.
Ciò che, quindi, in Homer era stata, ancora nell”800, semplice ma avvertita ed esasperata premonizione espressiva della coscienza, si afferma, nel gruppo precisionista, come parafrasi di un Realismo esasperato nelle sue istanze di freddo tracciamento di una restituzione ‘modellistica’ della realtà fenomenica.
Di qui le vedute di stabilimenti industriali dei Precisionisti, che non lanciano lo strepitio di una lettura di fredda esposizione fotografica del dato oggettuale, anche se la pittura di questi artisti – che accostetemmo volentieri, per qualche aspetto, alle declinazioni di analoghi temi della pittura ‘novoggettiva’ di un Grossberg – prende a suggerire che andare ad un incontro con la strumentazione del nuovo mezzo di riproduzione chimico-foto-meccanica delle immagini non deve scandalizzare nessuno.
C. Demuth, Case, 1921
Abbiamo adoperato la locuzione di ‘Realismo Empirico’ che ben vedremmo estesa a tutta la fenomenologia di stampo ‘realista’ che distingue l’arte statunitense da Homer a Segal (un secolo circa da metà ‘800 a metà’ 900), passando per il Precisionismo e per Hopper.
E l’idea di affermare la consistenza di tale contenitore ‘empirico-realista’ ci sembra tanto più convincente, se provvediamo a distinguere in esso la carica di préalable della stagione iperrealista che verrà ad affermarsi nel corso del secondo dopoguerra.
Ma questi sono, evidentemente, temi d’ulteriore delibazione analitica.
(Le immagini che corredano questo testo sono tratte dalla Rete con ricorso prevalente a fonti di pubblico prelievo. Si ringraziano, comunque, gli autori delle foto)