Il Premio Nobel per la pace del 1964 nacque ad Atlanta, nello Stato della Georgia, il 15 gennaio del 1929
In fondo quasi ogni anno ricordiamo il suo compleanno. Sarebbe quasi un delitto non parlare, nel giorno della sua nascita, del Premio Nobel per la Pace del 1964. Se non fosse stato ucciso il 4 aprile del 1968 avrebbe tagliato il traguardo dei 94 anni di età? Forse sì o forse no. Forse avrebbe vissuto almeno fino agli 80 anni per vedere, finalmente, il primo Presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti? E cosa avrebbe detto semmai fosse riuscito a vedere la presidenza Trump e poi l’inizio di quella di Biden? Cosa avrebbe pensato delle proteste di Black Lives Matter? Sono questi i quesiti che ancora adesso ci passano per la testa nel ricordare l’anniversario della sua nascita.
Il Reverendo Marti Luther King nacque il 15 gennaio del 1929, dunque. Venne al mondo in un’America che si apprestava, di lì a pochi mesi, ad entrare nel vortice della Grande Depressione economica con il crollo di Wall Street. Lui, come la sua gente, però, erano entrati in un altro vortice ben più meschino, ben più vigliacco: quello del razzismo. Tagliati fuori dal resto della società a causa del colore della pelle.
Quella folle situazione era definita ‘segregazione razziale’, legalizzata dalle leggi ‘Jim Crow’. Tutti i neri non avevano gli stessi diritti dei bianchi e Martin Luther King, figlio di un pastore protestante, seguì le orme paterne per tentare di smuovere le acque, di smuovere le coscienze. Alla fine, ci riuscì, solo che aveva ovviamente bisogno della giusta occasione.
Occasione che arrivò puntale il 1° dicembre del 1955. Grazie a quel civile rifiuto di quella piccola e dolce sarta, di nome Rosa Parks, la quale non volle sedersi agli ultimi posti in fondo al pullman di linea che l’avrebbe riportata a casa, perché quelli in avanti erano tutti riservati ai bianchi, dopo un’intensa giornata lavorativa. Quella miccia diede il via ad un qualcosa che ancora oggi è definito eroico e permetterci il termine, anche, ‘leggendario’.
Le sue proteste, i suoi sermoni, le sue parole e, soprattutto, il modo con cui permise il raggiungimento di vittorie sociali che, per la comunità nera, rappresentavano una vera e propria manna dal cielo, illuminarono le coscienze di tutta la società statunitense. La sua protesta pacifica raggiunse l’apice il 28 agosto del 1963, con l’immortale frase; ‘I Have Dream’.
Evento di cui, quest’anno, si celebreranno i sessant’anni da quelle parole pronunciate. Come anche un altro anniversario terrà banco in questo 2023: i cinquantacinque anni dalla sua tragica scomparsa. Avvenuta, come ricordato in precedenza il 4 aprile del 1968.
Tornando alle sue vittorie sociali bisogna ricordare che ogni scuola, ogni univsrsità, ogni mezzo di trasporto, ogni ufficio iniziava ad essere aperto ai neri, finalmente. Poi, molto probabilmente, la sfida più grande. Ovvero quella di fermare l’escalation della guerra in Viet-Nam con un’altra grande manifestazione a Washington. Quella manifestazione non avvenne. Un cecchino pose fine alla sua vita e alla sua voglia di cambiare il mondo.
Sono passati ormai quasi 55 anni dalla sua morte e ancora oggi la sua voce, le sue parole sono ancora impresse nella società contemporanea e di sicuro rimarranno per un altro lungo secolo. Qui sotto la canzone, con testo tradotto in italiano, degli U2 dedicato proprio a Martin Luther King del 4 settembre del 1984.