Ricordando, soprattutto, la leggendaria punizione dei Maradona del 3 novembre del 1985, inauguriamo la nuova serie di appuntamenti: Storie Sportive
Nel nostro campionato italiano di calcio c’è una sfida che si rinnova di stagione in stagione. Beh, in effetti non è solo questa, ce ne sono tante altre, anche queste di notevole rilevanza, e che sicuramente più avanti, nel corso dei nostri appuntamenti settimanali, vi racconteremo. Dunque, c’è una sfida che da tempo affascina tutti gli appassionati calcio e che alimenta, in senso sportivo ovviamente, la rivalità tra due grandi città d’Italia.
La prima è quella che un tempo veniva definita la città industriale d’Italia, se non del mondo, visto che la Fiat era sinonimo di orgoglio nazionale. Dall’altra la bellissima città che si estende sotto la Vesuvio ed è considerata la città più bella del mondo, ovvero Napoli.
Essendo precisi, però, e facendo riferimento al capoluogo piemontese, ovvero Torino, non stiamo parlando dell’omonima squadra granata, altrettanto storica e leggendaria anche lei, ma di un altro club conosciuto con il soprannome de ‘La vecchia Signora’, ovvero la Juventus.
Su questi due club ci sarebbe tanto da dire, tanto da raccontare. Gli aneddoti non si contano, come le polemiche prima e dopo il match per non parlare delle magie che hanno risolto gli incontri, le giocate, le reti realizzate da entrambe quando si sono incontrate, anche queste, non si possono contare sulle dita di una sola mano. L’occasione che ci permette di parlare di questa sfida è la stessa, che proprio questa sera, si rinnova in quello che oggi si chiama ‘Stadio Diego Armando Maradona’, valevole per la diciottesima giornata di campionato di Serie A. Il Napoli, quasi dall’inizio del torneo è primo, mentre la Juventus è tra le inseguitrici, seppur distaccata di qualche punto in meno rispetto le altre.
Siccome oggi è anche la giornata in cui a FreeTopix Magazine lo spazio è dedicato agli anni ’80, appare giusto rimanere nel ricordo delle sfide di quel decennio con il racconto di uno dei gol più leggendari avvenuto in quello che un tempo si chiamava Stadio San Paolo di Napoli.
Prima però vi ricordiamo i risultati che si sono susseguiti nelle varie stagioni di quel decennio, ovvero dal campionato 1980-81 fino al 1988-89: Napoli – Juventus 0 a 1, autorete di Guidetti; l’anno successivo, il 10 gennaio del 1982, la partita terminò a reti inviolate. Il 6 febbraio del 1983 sempre con il risultato di 0 a 0. Nella stagione 1983 – 84 si materializzò un terzo pareggio ma per 1 a 1, le reti furono firmate da Platini e De Rosa. 1984 – 85 un altro 0 a 0. Mentre della stagione 1985 – 86 ne parleremo fra poco. Stagione 1986 – 87, l’anno del primo tricolore, il risultato fu di 2 a 1 firmato da Renica, Serena e Romano. Campionato 1987-88: altro 2 a 1 ma con marcatori diversi. Ovvero De Napoli, Cabrini e Maradona su rigore. Ultima stagione, quella 1988-1989, un 2 a 4 in favore dei bianconeri. A segnare sempre De Napoli, poi Napoli, Buso, Careca, Buso, Magrin su rigore.
Arriviamo, dunque, al 3 novembre del 1986. Il Napoli, allenato da Ottavio Bianchi mentre la Juve da Giovanni Trapattoni, in quell’occasione primo in classifica. Anche in quel caso più che una gara, in campo, fu una battaglia. Il cielo era grigio e pioveva. Ad un certo punto un giocatore partenopeo viene atterrato in aria di rigore. All’epoca, però, i calci di rigore non venivano subito concessi. Alle volte si parlava anche di un calcio di punizione sempre all’interno della stessa area di rigore.
Passano dei minuti, il portiere dei bianconeri Stefano Tacconi da indicazioni su come sistemare la barriera davanti a lui. Nel frattempo, viene posizionato il pallone per il calcio piazzato e i giocatori partenopei iniziano a protestare affinché i giocatori avversari mantenessero la distanza per la barriera. Fu lì che avvenne qualcosa che ancora oggi non è dato spiegare, come direbbe Alberto Angela.
L’asso argentino, numero 10 del Napoli, Diego Armando Maradona, ad un certo punto pronunciò queste parole confermate, anni più tardi, dal suo compagno di squadra e terzino destro Giuseppe Bruscolotti: Ma si, tanto gli faccio gol comunque. Come detto la data era 3 novembre e anche se mancavano solamente tre anni e sei giorni più tardi sarebbe caduto il muro di Berlino, in quella domenica pomeriggio, e per giunta piovosa, quel numero 10 infranse, facendolo cadere in senso metaforico, il muro delle leggi della fisica.
La distanza tra il pallone e la stessa barriera era troppo corta affinché si potesse tentare di alzare la palla. Forse la soluzione più logica era beffare i calciatori con un tiro raso terra. Invece no, quel pallone non solo si alzò. Non solo sorvolò, scavalcando, i giocatori avversari che componevano la barriera, non solo la traiettoria del tiro a giro permetteva alla sfera di andare verso lo specchio della porta, non solo. Si, perché quel pallone entrò gonfiando la rete, superando Tacconi che letteralmente volò per evitare il gol, facendo, oltremodo, impazzire i presenti dell’allora stadio San Paolo che per la gioia, soprattutto anche per lo stupore, non capirono più nulla.
Una giocata di cui ancora oggi si parla, una giocata che non si era mai vista fino a quel momento su un campo di calcio e una giocata che, sicuramente, non rivedremo mai più. Questa ciò che vi abbiamo appena raccontato è solamente uno dei tanti aneddoti, fatti o eventi relativi alla rubrica ‘Storie sportive’, senza dimenticare anche i protagonisti, che partirà, ufficialmente, martedì prossimo.