Alcuni pittori riuniti in una Confraternita animano la scena artistica inglese dell’età vittoriana
Quella dei Preraffaelliti fu una vera e propria confraternita artistica, una associazione di pittori che svolse la sua attività durante il periodo dell’età vittoriana, proponendosi come specchio ed emblema di un’Inghilterra particolarmente ossequiosa del formalismo. Avevano una loro poetica e il loro stile rispondeva a ciò che potremmo definire, in termini estetici, la massima sensibilità ad una concezione ‘purista’.
E. C. Burne-Jones, La lode di Venere
Ciò significa che gli artisti che appartennero a tale movimento curarono con particolare attenzione il rispetto delle regole stilistiche che si erano dato, andando a proporre una pittura che, fondamentalmente, appare accomodata lungo ciò che vorremmo definire un ‘basso continuo’ di ‘scuola’. Immaginare i Preraffaelliti fuori del contesto inglese – e dell’età vittoriana, in particolare – è praticamente impossibile.
Essi ritenevano che occorresse ricondurre la pittura a prima delle innovazioni introdotte da Raffaello, innovazioni che erano andate, sempre secondo loro, a slittare in una dimensione di eccessiva idealizzazione, che avrebbe comportato, inevitabilmente, una successiva deriva di ordine accademico. Il loro riferimento spirituale era ad un Medioevo immaginato come fonte estasiante di grandi idealità e di purezza del sentire, un medioevo, insomma, reinterpretato in chiave romantica e suscettibile di un deciso fraintendimento della sua consistenza storica obiettiva.
John Everett Millais, Ophelia
Questi artisti proposero uno stile pittorico molto particolare, che li distingue sia nella definizione delle scelte tematiche che nella pratica di una perimetrazione esecutiva tutta propria e ben circoscritta. Amarono un cromatismo netto e definito – anche se non necessariamente timbrico – che valeva bene a sottolineare la marcatura disegnativa che costituiva la base per la messa a punto dei loro teatri compositivi, organizzati, molto spesso, secondo una disposizione delle parti di studiata raffinatezza e di notevolissimo equilibrio formale.
Ed, infatti, la poetica preraffaellita mette al centro della figurazione pittorica la narrazione di un evento – per lo più di carattere storico, letterario o religioso – accostandosi, in tal modo, alla coeva ‘Pittura di Storia’ della prima metà dell’ ‘800, che nasceva da origini tardo-illuministiche declinate, però, non secondo logiche di freddo Neoclassicismo, ma riscaldate dal fervore coinvolgente dello spirito romantico.
D.G. Rossetti, La giovinezza di Maria
Questi tratti sono il solo aspetto, però, che può accomunare la temperie ‘preraffaellita’ a quella della ‘Pittura di Storia’, dal momento che i Preraffaelliti non intenderanno restituire una immagine ‘ricostruttiva’ della storia, ma, al contrario, una sua idealizzazione, per certi aspetti, astratta e metafisica.
Ecco, allora, le figure che animano i dipinti dei Preraffaelliti farsi icone ineffabili e diafane di un mondo apparentemente fiabesco e di sogno, un mondo che vuole evocare una temperie medievale storicamente mai esistita, ma indiscutibilmente affascinante nel suo mondo ovattato denso di leggende e di improbabili narrazioni.
Mentore della Confraternita fu John Ruskin, interessantissima figura di intellettuale che appoggiò significativamente i Preraffaelliti vedendo in essi la risposta alla realtà storica che allora si annunciava della grande svolta della società vittoriana verso la trasformazione da un modello di sviluppo agricolo ad uno industriale.
John William Waterhouse, Il Giardino incantato
Curiosamente, la proposta dei Preraffaelliti, piuttosto che segnare una tappa di nostalgie arretrate ed inattuali, deve essere considerata, quindi, come una delle matrici dell’età subentrante – a fine ‘800 – che sarebbe stata caratterizzata dalle atmosfere svolazzanti e fruscianti, ad esempio, dell’Art Nouveau.
Quali furono i principali esponenti di questo movimento, è presto detto: innanzitutto William Holman Hunt (1827-1910, John Everett Millais (1829-1896), Edward Coley Burne-Jones (1833-1898) e, soprattutto, Dante Gabriel Rossetti (1828-1892), poi, molti altri.
Il movimento, in realtà, fors’anche contro le sue stesse intenzioni, finì col farsi anche emblema della società ipocrita e perbenista dell’età vittoriana, andandone a sollecitare le emozioni profonde e le aspettative che serpeggiavano, ambiguamente decadenti, sotto traccia, nel corpo di una società in profonda trasformazione. Additeremo, come semplice e corrente esemplificazione, l’indirizzo che i Preraffaelliti seppero esercitare sul mondo della moda, influenzandone il corso a scegliere, ad esempio, di liberare il corpo femminile da orpelli ingombranti e fastidiosi, lasciandone intuire liberamente le forme al di sotto di stoffe fruscianti che avrebbero dovuto segnarne le silhouettes.
Era una pittura, quella preraffaellita, che non avrebbe potuto trovare spazio fuori dall’Inghilterra vittoriana e non avrebbe potuto sopravvivere a se stessa. Ma riscosse molto successo, fu matrice di molta parte delle logiche decorative fin de siècle e seppe comunque catturare interessi creativi di artisti che, di fatto, già guardavano altrove: citiamo, in proposito, John William Waterhouse, ma, con questa personalità, già siamo nel centro di un’altra storia.