Presentato alla Festa del Cinema di Roma il docufilm in suo onore

Il docufilm presentato nella categoria freestyle alla festa del cinema di Roma rivela aspetti nascosti della sua personalità e nel suo vissuto. Durante la sua vita registrò diari audio che sono stati utilizzati durante la produzione di questo straordinario documentario prodotto da Brian Grazer e Ron Howard, diretto da Sacha Jenkins.

Un intervento introduttivo di Orson Wells che presenta Louis Amstrong già nel tetto del mondo, durante una sua magnifica esibizione. “Satchmo ha definito il concetto stesso di Jazz”, ed è considerato il più grande jazzista e solista di tutti i tempi.

Nato nel più povero quartiere di New Orleans il 4 agosto del 1901, a due passi da Storyville, ebbe un’istruzione rudimentale e si esercitò nell’uso della tromba al riformatorio Waif’s Home di New Orleans. All’interno di tale struttura, dove Armstrong trascorse diversi periodi, si cercava di insegnare un mestiere ai ragazzi.

A tal fine venne costituita anche un’orchestra giovanile diretta da Peter Davis che aveva in repertorio marce militari, arrangiamenti di musiche di Liszt, Bach, Rachmaninov, Mahler, Haydn. Qui Louis Armstrong venne inserito e qui apprese l’uso della cornetta e studiò i primi rudimenti di teoria musicale.

In realtà egli aveva già soffiato in una piccola tromba di latta qualche anno prima, all’età di sette anni, quando aveva iniziato a lavorare raccogliendo cianfrusaglie con il carretto della famiglia Karnofsky, dalla quale ereditò la passione per il canto.

“All’età di undici anni, mettendo da parte cinquanta centesimi a settimana riuscì a comprare con cinque dollari una malandata cornetta al banco dei pegni: «Dopo averci soffiato un po’ capii che potevo suonarci Home Sweet Home»

Nel 1912 cantando per le strade con il suo quartetto vocale, come racconta nell’autobiografia ‘My Life in New Orleans’, Armstrong si accorse che in città si trovava un musicista in grado di suonare la cornetta in modo eccezionale: si trattava di Joe King Oliver. Egli diventerà suo idolo e modello e con lui suonerà i primi blues nei locali a Storyville. In seguito “papà Oliver”, così nominato da Armstrong, lo chiamerà a Chicago per una sostituzione, dando inizio ad una eccezionale carriera. Importante per la sua formazione fu anche il periodo in cui Louis Armstrong suonò per la linea di battelli Strake Fusse sul Mississippi nell’orchestra di Fate Marable, un grande musicista che suonava la calliope (organo a vapore) e che gli insegnò a leggere le partiture a prima vista.

Nel 1922 Oliver invitò Armstrong ad unirsi alla Creole Jazz band a Chicago dove egli iniziò collaborazioni importanti e continuative nel corso della sua carriera. Satchmo collaborò per anni con innumerevoli artisti del jazz, e ricevette moltissimi riconoscimenti. Qui di seguito accenneremo solo ad alcuni passaggi.

Dopo un concerto di Armstrong al New York Town Hall nel maggio del 1947, il manager Joe Glaser sciolse la grande band di Pops e creò un nuovo gruppo ridotto a sei membri, formato da Armstrong e da altri famosi musicisti. La nuova formazione venne annunciata all’apertura del Billy Berg’s Supper Club e venne chiamata All Stars, gruppo storico che accompagnerà Louis Armstrong per tutta la sua lunga carriera.

Louis Armstrong amava particolarmente i duetti: collaborò con Jimmie Rodgers, Bing Crosby, Duke Ellington, Fletcher Henderson, Bessie Smith, Elvis Presley e tanti altri, e soprattutto con Ella Fitzgerald, insieme alla quale Armstrong incise diversi dischi fra i quali: Ella and Louis, Ella and Louis Again, e Porgy and Bess for Verve Records.

Negli anni ‘50 praticò sia vocalità che strumento, diffondendo l’uso dello “scat” e contribuendo alla nascita degli “standard”. L’innovazione consisteva nell’eseguire brani di successo del periodo dandone una libera interpretazione. Così facendo Armstrong influenzò intere generazioni non solo di cantanti ma anche di musicisti. Cambiò inoltre l’approccio alla tromba: il suo ruolo da solista non sarà più di semplice virtuoso dello strumento, bensì diverrà interprete ed intrattenitore, inizialmente poco amato dalla critica musicale, ma apprezzato dal pubblico.

A tale proposito è rilevante dire che la rielaborazione della tecnica trombettistica anche per problemi di salute (due infarti), vedrà ancora presente l’utilizzo del Fa sovracuto, nonostante le labbra affaticate.

Seguendo l’intento di approfondire nella tesi argomenti riguardanti nello specifico la vocalità di Louis Armstrong, desidero accennare brevemente ad un fatto che influenzò la sua salute nel corso della lunga carriera. Una nota dolente riguarda il lungo rapporto con il manager Joe Glaser, personaggio legato alla malavita che sfruttò molto il talento di Louis Armstrong per diversi anni.

“La svolta nella carriera di Louis Armstrong avvenne in coincidenza di un profondo mutamento nella scena del jazz americano: la crisi di Wall Street alla fine dell’anno 1929, spazzò via infatti tutti i residui della vecchia cultura musicale del Sud. Sparì il repertorio di New Orleans ed i musicisti di quella generazione furono messi fuori gioco.

Un intero mondo crollò e non ci fu più spazio per la musica legata ad un clima culturale ed economico ormai inesistente. Louis Armstrong fu in grado di cavalcare l’onda di questa trasformazione, nel momento in cui prendeva l’avvio una nuova sequenza storica.

Si stava affermando sui palcoscenici di Broadway una nuova generazione di raffinati autori di canzoni: Harry Warren, Arold Harlen, Jimmy McHugh, e l’industria discografica cercava di divulgare nuovi successi facendoli interpretare da qualche cantante in ascesa come Bing Crosby o da un popolare talento jazzistico quale appunto Louis Armstrong.

Così, filtrando con il proprio talento la situazione congiunturale, Satchmo si trovò di nuovo a produrre opere del tutto originali. Nei dischi registrati tra il 1929 e il 1933 vengono delineati nuovi principi del linguaggio jazz, relativi questa volta all’interpretazione delle canzoni (note in seguito come “standards”), dal carattere espressivo detto “ballad” e ad una radicale ridefinizione delle regole del canto. Lo schema che alimentava la catena degli eventi era il seguente: l’editore consegnava a Louis Armstrong una qualsiasi canzone appena pubblicata, egli ne fissava su disco una lettura del tutto originale, spesso definitiva, che diffondeva nelle trasmissioni radio e nei concerti decretandone il successo, anche nel mondo della musica leggera”.

Satchmo negli anni ’30 si esibiva nel locale New Club di Los Angeles che era frequentato da molte celebrità di Hollywood, e qui incontra Bing Crosby con cui collaborerà in molti film, il primo è del 1931 Ex-Flame.

Nel 1968 la Disney chiede ad Armstrong di incidere canzoni fiaba; nascerà un bellissimo album contenente il brano Chim Chim Cher-ee, cantato originariamente dallo spazzacamin (melodia ebraica scritta dai F.lli Sherman) tratto dal Musical Mary Poppins. Il brano è eseguito cambiando il tempo dai 3/4, Armstrong sceglie di eseguirla in 4/4. Un cambiamento di grande rilevanza per l’impronta espressiva del brano.

Dal al ’35 al ‘45 avvengono dei cambiamenti nella vocalità di Armstrong, ritorna anche più semplice e lineare, fedele alla melodia. Sarà invece lo strumento a divenire un prolungamento della voce.

Verso la fine della carriera Louis Armstrong unisce pratica strumentale e vocale in una sonorità molto amalgamata, perfettamente proporzionata, dove la tromba e la voce risultano ormai unite in un unico linguaggio.

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