Era il 26 settembre del 1982 quando sul canale americano Nbc mandava in onda l’episodio pilota con il titolo originale: Knight Rider
Chissà quanti di voi negli ’80 sognavano d’indossare una giacca di pelle e girare le strade della vostra città, per non dire in qualche strada deserta, a bordo di un Trans Am Pontiac 2000 Firebird completamente nera? Crediamo che tutti voi rispondereste in maniera positiva. Perché questa semplice domanda? Il 26 settembre di quaranta anni fa, quindi del 1982, sul canale Nbc andava in onda un telefilm con due protagonisti particolari. Si, due. No, non era una coppia come ‘Starsky e Hutch’ o i fratelli ‘Simon e Simon, uscito l’anno precedente, o ancora come HardCastle and McCormick, uscito l’anno successivo.
I due protagonisti particolari erano un uomo ed una macchina. Il veicolo, soprattutto, era la vera attrazione dello show televisivo; tant’è che quando la serie televisiva giunse in Italia, si optò di modificare il titolo originale con un più attrattivo ‘Supercar’, rispetto alla natura solitaria del protagonista umano: Knight Rider.
Il cavaliere della strada, questa la traduzione corretta del titolo, era rappresentato da Micheal Knight, interpretato all’attore David Hasselhoff, che lavorava per conto della Fondazione Knight la quale agiva con lo scopo difendere i diritti civili. Il suo compito, dunque, era quello d’intervenire quando le stesse forze dell’ordine non riuscivano a garantire la sicurezza o l’applicazione della legge in favore di vittime innocenti di reati.
Per contrastare il crimine e per garantire che il suo agente molto particolare raggiungesse lo scopo prefissato, la stessa organizzazione per il rispetto della legge, quindi dei diritti civili, realizzò il Knight Indutries Two Thousand, una sigla internazionale attraverso la quale s’indicava un computer sofisticato posizionato al posto di un normale cruscotto della vettura sportiva menzionata in precedenza.
Il computer conferiva capacità all’auto di compiere acrobazie spettacolari, come salti spettacolari, rimanere sospesa su due ruote o ancora guidare senza la presenza del conducente a bordo. Senza dimenticare la capacità di avere una voce ed elaborare pensieri ed esternali per comunicare con il pilota. La sigla internazionale, a sua volta, aveva anche un acronimo che divenne, per tutti i telespettatori che vedevano lo show televisivo, un nome vero e proprio: K.I.T.T.
La Pontiac, però, inizialmente apparteneva ad un tenente della polizia il quale, durante un’azione di pedinamento, viene quasi ucciso, colpito al volto da un proiettile, e lasciato moribondo in mezzo al deserto. Micheal Long, questo il nome del poliziotto, viene salvato proprio dalla Fondazione, esattamente dal suo fondatore in persona: Wilton Knight.
Sfigurato in volto, Micheal Long si trova costretto a cambiare la propria identità per continuare a combattere chi gli ha quasi fatto la pelle, che sarebbe lo stesso nemico della Fondazione. Non solo cambierà nome, ma anche volto. Sono questi in sostanza gli elementi fondanti della trama del pilot di questa serie televisiva. All’epoca quando veniva inaugurata una qualsiasi serie televisiva era quasi usanza, un termine usato impropriamente, realizzare un film per la televisione che introduceva la storia e i personaggi principali.
Dopo quel film andato in onda il 26 settembre di 40 anni fa, vennero prodotti altri 89 episodi per un totale di 90 appuntamenti settimanali. Non mancarono i cosiddetti episodi speciali, quelli realizzati nella stessa lunghezza di un pilot in cui, alcune volte, emergevano altri particolari della storia principale non emersi durante il primo episodio.
Si pensi ad esempio, ai due doppi episodi con la vettura uguale a Kitt, conosciuta con la sigla internazionale di Knight Auto Radio Ragionante, conosciuta con l’acronimo di ‘K.A.R.R’ e il sosia di Micheal Knight, Garth, il quale era il figlio di Wilton deceduto a causa di una malattia nell’episodio pilota.
Generalmente catalogato nel genere poliziesco, Knight Rider o Supercar come meglio preferite, potrebbe essere tranquillamente annoverato in un perfetto mix di generi poliziesco, appunto, avventura e forse, ripetiamo forse, anche del genere fantastico. Tutte le indagini erano on the road e che terminavano sempre con il lieto fine. Raramente qualche episodio lasciava il pubblico con qualche strascico di malinconia.
Ad affiancare David Hasselhoff, c’era il navigato Edward Mulhare, scomparso 24 maggio del 1994, nel ruolo dell’anziano Devon Mails, l’esperta tecnologica Bonnie Barstow, interpretata da Patricia McPherson, la quale nella seconda stagione venne sostituita, per motivi ancora da chiarire dall’attrice Rebecca Holden nel ruolo di April Curtis.
Il personaggio di Bonnie, nella terza stagione, ricomparirà fino alla fine della quarta, senza mai svelare che fine avesse fatto la sua sostituta. Menzionando il quarto ciclo di episodi, in verità, siamo anche andati molto oltre. Quella stagione rappresentò un finale neanche tanto voluto dagli stessi produttore, visto che tra il 1985 ed il 1986 ci fu un forte calo degli ascolti, il quali non permisero la copertura dei costi di produzione, nonostante venne addirittura anche un nuovo personaggio: Reginald Cornelius III, con il volto di Peter Parros.
Rimanendo nell’orbita della prima stagione storica stagione, ‘Knight Rider, abbiamo detto, che prese il via ufficialmente il 26 settembre di 40 anni fa e sempre in merito a questo primo ciclo di episodi, in tutto 22, la prima serie terminò il 6 maggio del 1983. Fu una serie televisiva che nell’immediato divenne un cult, tenendo incollati milioni di giovani in tutto il mondo.
Lo sviluppo delle trame, quindi anche l’evolversi delle indagini, erano molto semplici; l’unico punto debole, ma forse dovuto anche al fatto che Kitt, il computer della macchina, mostrando la sua curiosità per conoscere alcune sfaccettature del lato umano determinava, il più delle volte, dei dialoghi, con Micheal Knight troppo superficiali.
La serie lanciò definitivamente la carriera di David Hasselhoff il quale, dopo delle brevi apparizioni in altri show televisivi, cercò di affermarsi anche come cantante. Tre anni più all’ultima stagione di ‘Supercar’, David Hasselhoff confermò la sua fama internazionale con Baywatch, nel ruolo del tenente dei Guardaspiaggia Mitch Buchannon.
Per quanto riguarda le due attrici, Patricia McCpherson e Rebecca Holden, la loro carriera non andò oltre agli anni ’80. La McCpherson si ritirò dalle scene, dopo esser stata anche una modella, nel 1991. Rebecca Holden partecipò, per un singolo episodio, alla prima stagione di ‘Magnum P.I.’.
Inizialmente la Trans Am non fu l’unico modello che convinse la produzione ad essere usata per la serie. Quel tipo di vettura sportiva, La Pontiac, uscì solamente quando le sceneggiature degli episodi erano già pronte e il modello, fino a quel momento, che doveva essere usato riguarda una Datsun ZX.
Abbiamo detto che il computer che governava l’auto possedeva la capacità di parlare. Ebbene a dare voce a Kitt c’era Wlliams Daniels, il quale venne doppiato da due doppiatori: il primo fu Adolfo Lastretti, che morì nel 2018; il secondo era Massimo Venturiello. La voce italiana di Micheal Knight era Giorgio Locuratolo. Un ulteriore precisazione riguarda l’attore che appare prima di David Hasselhoff, ovvero colui che interpreta Micheal Arthur Long. Era l’attore semisconosciuto Larry Anderson.
A distanza di quaranta anni esatti, ‘Supercar’, è ancora oggi considerato un fenomeno di culto. Molti fan, in tutte le parti del mondo, sono riusciti a costruire una replica della macchina usata nel telefilm; non solo quella che rappresentava Kitt, ma anche quella che veniva identificata nella sua versione diabolica: Karr.
Anni più tardi, nel 2008 e dopo che nel 1991 si realizzò un film per la tv per dare un finale alla serie che si chiuse nel 1986, venne prodotto un sequel. Il protagonista era il figlio di Micheal Knight. L’esperimento televisivo durò una sola stagione. Mentre in questi ultimi anni si riconcorrono ancora le voci per la trasposizione sul grande schermo, ma ancora tutto brancola nel buio.