Bologna, 2 agosto 1980, ore 10.25. Un pauroso boato, accompagnato da una tremenda esplosione, disintegra l’ala sinistra della stazione ferroviaria della città, dove era stata allestita la sala d’attesa, quella collegata ai ristoranti. All’interno c’erano molte persone. C’era chi attendeva il treno per partire, finalmente, per le sospirate vacanze, e chi, magari, era in attesa che qualche parente o amico giungesse per fermarsi per qualche giorno di riposo proprio a Bologna. Nelle ore successive si farà la tremenda conta delle vittime: 85 morti e 200 feriti. Un vero e proprio bollettino di guerra.

Un attentato che provocò una strage infame di cui la memoria non si è persa e mai si perderà. L’unica traccia rimasta alla stazione di Bologna è lasciata dall’orologio fermo al momento della terribile deflagrazione: 10.25. Da quel giorno, da quel maledetto sabato mattina, sono trascorsi quarantadue lunghi anni e la verità assoluta non è mai emersa da quelle macerie lasciate dal terrorismo.

I depistaggi, invece, sono iniziati nell’immediato, nelle ore successive all’immane tragedia, proseguendo anche durante il processo, inaugurato sette anni dopo alla strage. Le piste che sono state battute, invece, tante. Troppe. Dal terrorismo eversivo di destra, tesi ancora accreditata tra gli inquirenti e che regge ancora tutt’oggi per alcune condanne inflitte che fra non molto verranno analizzate, e dello stesso terrorismo ma internazionale, fino ad una ed inquietante realtà che proprio durante il quarantesimo anniversario si stava facendo strada.

Ovvero che l’attentato di Bologna sarebbe stato orchestrato per distogliere l’attenzione per la tragedia di Ustica, avvenuta la sera del 27 giugno del 1980. Sera in cui sparì improvvisamente dai radar il Dc-9 dell’Alitavia e ritrovato dopo molti anni e recuperato, pezzo dopo pezzo, in fondo al mare. L’aereo per pura coincidenza partì dall’aeroporto proprio di Bologna ed era diretto all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo, dopo il 1992 rinominato ‘Falcone-Borsellino’.

Nell’estate del 1980 si era ancora nel pieno non solo della ‘Guerra Fredda’ ma anche della cosiddetta ‘strategia della tensione’: un progetto di morte che si basava sulla posizione strategica-geografica della nostra nazione in cui i due grossi blocchi ideologici si fronteggiavano. Quello occidentale e quello sovietico. Lo scopo era quello di evitare che l’Italia cadesse nelle mani dittatori comunisti a scapito degli americani, addebitando ogni strage agli estremisti di destra.

Soffermandoci proprio su quest’aspetto è doveroso precisare che le indagini svolte portarono a delle condanne confermate definitivamente dalla Corte di Cassazione tra gli inizi e la seconda metà degli anni ’90, ai danni di personaggi all’epoca molto influenti: Francesco Pazienza, ex-faccendiere ed agente segreto; Giuseppe Belmonte, militare e agente segreto; Pietro Musumeci, non solo agente segreto ma anche Generale del Sismi e infine Licio Gelli, Maestro Venerabile della Loggia Massonica P2. Tutti e quattro condannati per aver depistato le indagini.

Per quanto riguarda gli esecutori materiali sono stati riconosciuti nei due componenti dei N.a.r, Nuclei armati Rivoluzionari, Valerio ‘Giusva’ Fioravanti e Francesca Mambro. La stranezza, però, è che i due terroristi si sono autoproclamati colpevoli per tutti i delitti commessi tranne proprio per quella del 2 Agosto. Troppo infamante anche per due come loro? Forse sì o forse no. Sta di fatto che non solo i dubbi ci sono sempre stati ma, sempre durante il quarantesimo anniversario della strage e rilanciata dai quotidiani online di notevole rispetto come Adnkronos, sarebbe addirittura emersa l’ipotesi che sia Mambro che Fioravanti non sarebbero degli stragisti.

Chi alimentò questa possibilità furono Mimmo Pinto, una persona che con la destra in tutte le sue sfaccettature non c’entra nulla, attuale politico del partito radicale, ex di lotta continua, e Francesca Scopelliti, ex-moglie del giornalista Enzo Tortora, la quale, attraverso ‘Il Tempo’, ha dichiarato che nemmeno lei crede a quella verità emersa dal processo. Sempre attraverso lo stesso Adnkronos i due terroristi di estrema destra avrebbero, addirittura, inviato una lettera alla redazione in cui fanno menzione ad una possibile 86esima vittima non dichiarata o comunque mai identificata, i resti sono stati ritrovati nel punto esatto in cui era scoppiata la bomba. Forse l’attentatore?

Si può comunque sostenere che in quel 2 agosto del 1980 si alzò troppo il tiro e che l’ultimo attentato, frutto sempre della strategia della tensione, avvenne il 23 dicembre del 1984. Di quest’ultimo atto pare che la responsabilità se l’accollò, addirittura, ‘Cosa Nostra’ attraverso le confessioni di uno dei suoi più feroci killer: Giovanni Brusca. Vero anche questo?

Non si può chiudere senza commentare, evitando di innescare nuove polemiche per evitare di offuscare la memoria delle vittime, la pericola vicinanza o comunque collegamento con la tragedia di Ustica. In entrambi i casi Bologna è sempre presente. Se fosse così, allora effettivamente il terrorismo, di qualsiasi parte ideologica provenga, non c’entra nulla o forse non era solo terrorismo.

FONTE FOTO: WIKIPEDIA

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