La Russia minaccia anche noi, adesso. No, non crediamo ad un’invasione. Ma la risposta che ieri da Mosca è rimbalzata qui da noi, nella nostra capitale, non lascia nulla di buono. Che le sanzioni a Putin e al suo entourage non andassero a genio era ormai cosa risaputa, ma ieri si è alzato un po’ troppo il tiro: Conseguenze irreversibili se ci saranno altre sanzioni.
Una frase, un’espressione, una minaccia non tanto velata ma molto diretta. Come non bastasse è stata versata altra benzina sul fuoco. Altre parole sono state pronunciate e contro il nostro ministro della difesa Lorenzo Guerini, provocando l’ira di Mario Draghi: ‘Ci chiese aiuto per il covid e adesso è tra i falchi’.
Parole dirette che non aiutano il dialogo, diplomatico s’intende, tra i due governi. Il problema non è solamente nostro, la sensazione è che nessuno riesca più a parlare con russi o meglio con Putin. Si, perché la cosiddetta ‘russofobia’ alla quale sembriamo tutti quanti contagiati è da imputare direttamente il leader russo.
Lo abbiamo detto più e più volte: le sanzioni servono, ma fino ad un certo punto. Il bannare i prodotti commerciali va bene, ma fino ad un certo punto. Cambiare il nome o addirittura fare tutta un’erba un fascio crediamo che non sia tanto di aiuto al popolo russo.
La compattezza verso un leader fuori controllo è naturale e deve essere così. La generalizzazione, però, comporterà sempre altre generalizzazioni e non solo da un lato ma anche dall’altro come risposta o rappresaglia. In fondo è una situazione che abbiamo visto anche durante la pandemia, dove la caccia alle streghe era all’ordine del giorno.
Per vincere questa guerra, per portare il successo dalla parte nostra, sarebbe un bene affrontarla senza ulteriori pregiudizi innescati, purtroppo e logicamente, dalla paura. All’inizio di questo articolo abbiamo usato la parola invasione. L’abbiamo scritta in maniera impropria e con consapevolezza.
In tutti noi, dallo scorso 24 febbraio, alberga una paura inconscia, semmai molto conscia: terzo conflitto mondiale. Uno scempio del genere, dopo la pandemia, rappresenterebbe un’ulteriore catastrofe. Di fatto l’attacco all’Ucraina lo è già nella sua essenza.
I continui negoziati portati all’infinito, la tregua per i corridoi umanitari mai e poi mai rispettati e quella sensazione, non tanto velata, d’impotenza da parte dell’Occidente che sembra nascondersi troppo dietro alle soluzioni diplomatiche non sempre riesce ad essere d’aiuto alle due popolazioni: ucraina e quella russa. Entrambi i popoli sono stremati per i motivi più differenti ed evidenti.
La prima sta cercando di combattere per la propria libertà, la seconda, una buona parte si potrebbe dire, sta protestando affinché questo vile attacco si fermi una volta per tutte. Molto probabilmente la ‘no-fly zone’ non sarebbe una buona idea, per la reazione a catena che si potrebbe innescare, ma magari aiutare il popolo russo a far cadere un leader folle sarebbe, forse, la soluzione migliore per tutti.