L’intervento delle donne nel mondo dell’arte nel secolo dell’ ‘800 segna l’apertura di un capitolo inedito della creatività artistica che stabilisce di dover aver conto dell’emergere di un bisogno di emancipazione e di presa di consapevolezza del ruolo sociale.
Un primo dato col quale occorre confrontarsi nel prendere in esame ciò che vorremmo definire come la ‘condizione femminile’ nel mondo dell’arte nel secolo dell’Ottocento è quello della osservazione che il processo della consapevolezza creativa della donna-artista è un fenomeno che si presenta omogeneo e diffuso praticamente in tutta Europa ed anche in tutta Italia, affermandosi nella penisola al di là delle segmentazioni geografiche ed al di là delle peculiarità specifiche dei vari stati che allora formavano l’insieme geopolitico di questa regione europea.
Curiosamente, in Italia, sarà proprio l’unificazione nazionale a determinare una maggiore difficoltà, nelle regioni del Sud, di poter osservare una più ampia espansione del fenomeno in atto della emancipazione della creatività artistica delle donne.
Esse trovano, infatti, maggiori difficoltà a poter manifestare una più intensa partecipazione sociale per effetto di un processo costrittivo che vede precluse le opportunità di sviluppo meridionali nella morsa stringente costituita dalla azione oppressiva convergente dei ceti borghesi emergenti del Nord e dei privilegi parassitari dei ceti agrari del Sud.
Al di là di tutto ciò, il protagonismo artistico delle donne non manca di farsi avvertire anche nel Sud e le artiste contribuiranno in modo significativo allo sviluppo di nuove prospettive e di nuove ricerche.
Tre nostri volumi dedicati alla produzione artistica delle donne: il primo, alle Artiste del Mezzogiorno d’Italia tra 1400 e 1900; il secondo alle Artiste italiane dal 1800 al 1950; il terzo alle Artiste europee del primo ‘900.
Può essere utile chiedersi, intanto, da dove si partiva; e la risposta ce la fornisce innanzitutto la disamina della società settecentesca e la conquista che vi si può apprezzare di un protagonismo artistico non più relegato nell’ambito, meramente ‘testimoniale’, che aveva distinto i successi femminili di alcune personalità abbastanza famose dei secoli precedenti. E qui pensiamo, ad esempio, a Sofonisba Anguissola, ad Artemisia Gentileschi, ed a poche altre.
M. Isabella di Borbone, Veduta napoletana, ante 1848
Il secolo del ‘700 vede un protagonismo attivo delle artiste: alcune girano il mondo e si fanno portatrici di larghe esperienze umane ed artistiche.
Proponiamo, una fra tutte, la personalità di Elisabetta Vigée Le Brun e rileveremo nella sua pittura non soltanto la risposta ai canoni salottieri di una godibilità creativa propria, tra l’altro, degli ambienti di corte, ma anche una sorta di sperdimento esistenziale, una sorta di venatura non ancora propriamente ‘romantica’, ma certamente di preludio a questa stagione.
Potremmo aggiungere molti altri nomi di straordinarie artiste di questo periodo (pensiamo, ad esempio, almeno ad Angelica Kauffmann, giusto per offrire una alternativa ‘classicistica’ alla vena ‘preromantica’ della Le Brun) e giungeremmo alla conclusione logica dell’osservazione di un lento processo di trapasso da una condizione di pratica dell’arte da parte delle donne come ‘ornamento’ della persona ad una pratica dell’arte come profilo di una attività indipendente.
Certo, non ci sfugge che grava ancora durante tutto l’Ottocento, sulla scelta ‘artistica’ femminile il pregiudizio della discutibilità morale di un tale impegno professionale per una donna: sono evidentemente intollerabili pregiudizi, ma sono fortemente radicati e si farà fatica a demolirli.
Marie Bashkirtseff, L’atelier Julian, 1881
Basti pensare, ad esempio, che fino al secolo del ‘900, era interdetto alle donne l’accesso alle Accademie pubbliche delle Belle Arti. L’ostacolo fu aggirato con la formazione di alcune Accademie private (celebre fu l’Académie Julian a Parigi, di cui ci restituisce un’immagine un dipinto di Marie Bashkirtseff del 1881), che svolsero il ruolo molto importante di luoghi di formazione per le artiste.
Molte donne che si accostano all’arte sono di provenienza da famiglie aristocratiche; si pensi il caso, evidentemente apicale, di Maria Isabella di Borbone, della cui attività abbiamo prova come manifestazione di significativa capacità creativa che sembra, peraltro anche sapersi aggiornare con intelligente attenzione alle evoluzioni stilistiche e di gusto.
Ciò può essere facilmente dimostrato, ad esempio, dalla disamina di un lavoro riconducibile alla sua azione creativa e passato recentemente per il mercato, che ci propone una Veduta napoletana, che si lascia apprezzare per la scarna essenzialità di un profilo costruttivo dell’immagine e per una asciutta distribuzione compositiva che già sembra anticipare cose certamente avvenire e sicuramente premonitive per gli anni entro cui questa prova creativa si colloca, anni che sono certamente da datarsi ante 1848, che è quello della scomparsa della Principessa.
Augusta von Zitzewitz, La Verein der Berliner Künstlerinnen,1909
Con l’avanzare del secolo viene ad affermarsi un intendimento delle donne di far valere con sempre maggiore convinzione il proprio ruolo nel mondo dell’arte e si costituiscono degli organismi associativi che intendono promuovere l’impegno femminile.
Ricorderemo, in particolare, l’’Associazione femminile per l’Arte’ alla cui guida troviamo Luisa Anzoletti e tra le più significative personalità, quella di Lina Arpesani.
Tora Vega Holmström, Ritratto, 1945
Abbiamo dedicato al tema della produzione artistica delle donne numerose pubblicazioni, andando a documentare, tra l’altro – questa volta fuori d’Italia – la presenza di alcuni altri importanti organismi, come il ‘Women’s Art Club’ in Inghilterra, la ‘Union des Femmes peintres et sculpteurs’ in Francia, la ‘Verein der Berliner Künstlerinnen’ in Germania, di cui ci fornisce un’immagine Augusta von Zitzewitz, in una sua opera del 1909.
Alcune figure, in particolare, spiccano e si segnalano individualmente per l’impegno deciso e dirimente, come avviene, ad esempio, in Svezia, con la personalità di Tora Vega Holmström.