“Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune”, parola del negoziatore russo Vladimir Medinsky al termine del colloquio che si è svolto ieri. Un colloquio che dovrebbe, di fatto, interrompere ogni tipo di ostilità in territorio ucraino da parte dei russi e che invece non basta.
I bombardamenti non si sono mai fermati e ripresi in maniera più intensa alla fine stessa del primo negoziato fra le parti. Se da un lato Putin non cede, perché nelle sue intenzioni ci sarebbe la neutralità dell’Ucraina; d’altro canto Zelenski ha già presentato richiesta di ammissione all’Unione Europea.
Stranamente, Borrell, ha frenato su questa possibilità, affermando che ‘non in è agenda al momento’. Una risposta che, proprio in questo momento, non sarebbe utile alla causa del popolo sotto attacco; non si discute le tempistiche, la prassi e quindi la procedura. Ma forse Joseph Borrell avrebbe potuto trovare, per non dire: usare e dosare meglio, le parole. Così facendo è come se avesse chiuso le porte in faccia a Zelenski e a tutti coloro che stanno combattendo per salvare la propria nazione.
È vero: l’Unione Europea, in questa fase, sta rifornendo l’Ucraina con le armi ed è la prima volta che succede visto che si tratta di un aiuto verso un paese non facente parte della stessa Unione. Mosca, ormai, è sempre più isolata. A pagare un prezzo molto alto, comunque, è anche lo stesso popolo russo, il quale una buona parte sembra non essere d’accordo con questa operazione militare.
Nonostante la parvenza di una possibilità di risoluzione di questa tragica situazione e, allo stesso tempo, della prossimità di un nuovo incontro tra le parti, “nei prossimi giorni”, questo è quanto è stato deciso, gli americani stanno tenendo d’occhio un convoglio militare lungo sessantaquattro chilometri.
È composto dalle forze militari russe che si stanno dirigendo verso la capitale ucraina. Putin tutto questo lo definisce impropriamente ‘operazione militare’, ma sarebbe meglio usare l’espressione: un’invasione a tutti gli effetti. Nel frattempo, continuano ad essere bombardate abitazioni civili, ospedali e scuole.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere nemmeno nei confronti della mobilitazione internazionale verso il Paese che sta attaccando. In una nota del Ministro degli Esteri russo si afferma che ‘i cittadini e le entità dell’Ue coinvolti nella consegna di armi letali all’Ucraina saranno ritenuti responsabili per qualsiasi conseguenza di queste azioni’; inoltre, senza mezze misure lo stesso messaggio continua con una minaccia non tanto velata: coloro che hanno intrapreso queste iniziative non riescono a capire quanto siano pericolose le conseguenze.
Sempre nella giornata di ieri si era addirittura paventata l’ipotesi, dopo che Macron avesse contattato telefonicamente il leader russo, di una possibile chiamata di Biden a Putin. Possibilità, al momento, esclusa categoricamente. In ultimo chiudiamo con le parole di Zelenski. Anche questo è un messaggio che è stato fatto circolare non solo in tv ma anche sui social: ci sarà una corte internazionale per questo crimine, una violazione di tutte le convenzioni. Nessuno nel mondo vi perdonerà per aver ucciso pacifici cittadini ucraini.
Dichiarazioni forti, parole che lanciano anche in questo caso un monito: non importa se le ostilità in terra ucraina potrebbero anche finire oggi, ma la questione si trascinerà dal punto di vista morale per molto tempo ancora, per non dire decenni.