La festa degli innamorati è anche l’anniversario della Strage di San Valentino, il più cruento regolamento di conti della storia della criminalità organizzata. Il 14 febbraio 1929 quattro uomini della banda di Al Capone, travestiti da poliziotti e guidati da Sam Giancana, si presentarono presso un garage sito al 2122 di North Clark Street, covo degli uomini della banda di George Clarence Moran, detto “bugs” (cimice), che da anni contendeva ad Al Capone il dominio sulla città di Chicago.
L’obiettivo del commando era quello di uccidere Moran e di liquidare una volta per sempre i suoi accoliti. Colti di sorpresa, gli uomini di Moran furono disarmati e perquisiti dai finti poliziotti, per poi essere uccisi a colpi di fucile mitragliatore dagli uomini di Al Capone, mandante della strage.
La scelta del giorno di San Valentino come data della strage era legata ad un duplice motivo. In primo luogo, Al Capone voleva legare la strage ad una data significativa e che rimanesse nella collettività ad imperitura memoria, anche allo scopo di lanciare un chiaro messaggio ai rivali.
Inoltre, il 14 febbraio 1929 Al Capone non si trovava a Chicago bensì a Miami per essere sottoposto ad interrogatorio da un giudice federale, potendo così beneficiare di un alibi perfetto ed inattaccabile.
Vittime della strage furono Peter Gusenberg, Frank Gusenberg, Adam Heyer, Albert Kachellek, Reinhardt Schwimmer, Albert Weinshank e John May ma non anche Moran, il quale riuscì a salvarsi solo per un incredibile coincidenza.
Il boss irlandese decise comunque di abbandonare definitivamente Chicago, per sfuggire ad Al Capone, divenuto oramai signore incontrastato della malavita della capitale dell’Illinois.
La vicenda è stata raccontata al cinema dal film The St. Valentine’s Day Massacre (Il massacro del Giorno di San Valentino) del 1967 per la regia di Roger Corman. Il film, nonostante il taglio latamente documentaristico, è la ricostruzione romanzata degli eventi del 14 febbraio 1929.
Nella pellicola sono anche raccontati gli eventi precedenti alla strage, con qualche vago accenno alla corruzione delle amministrazioni pubbliche della città di Chicago ed alle collusioni con l’organizzazione di Al Capone.
Protagonista del film è il due volte premio Oscar Jason Robards, interprete di un Al Capone, come descritto dalla stessa voce narrante, “astuto, ambizioso e totalmente privo di sentimenti umani”.
Robards, a cui manca la fisicità degli atri interpreti cinematografici di Al Capone, come Rod Steiger e Robert De Niro, offre comunque un’interpretazione solida ed efficace. Altrettanto bravi sono George Segal nel ruolo di Peter Gusenberg e Ralph Meeker in quello di Moran.
Il film è certamente un elegante pellicola degli anni 60, a cui va un plauso i costumi e per ricostruzione delle ambientazioni della Chicago anni 20, Tuttavia, lo stesso non è esente da critiche, specie sotto il profilo storico. In primo luogo, il film qualsiasi riferimento alla figura di Sam Giancana, indicando in un altro luogotenente di Al Capone, Jack McGurn, detto ‘machine gun’, come l’ideatore della strage, circostanza che però non fu mai accertata.
Altro errore commesso è quello relativo alla sorte di alcuni personaggi come, per esempio, quello relativo alla morte di Joe Aiello, che nel film è ucciso dallo stesso Al Capone a bordo di un treno, qualche giorno prima della strage.
Viceversa, lo stesso Aiello sarà trucidato il 23 ottobre 1930 per mano di ignoti di sicari, che lo uccideranno a colpi di mitragliatore, esplosi da una finestra di fronte al suo appartamento.
Al di là di queste sbavature, il film rimane comunque un gradevole pellicola e testimone di quel filone cinematografico che, assieme ad altri film come “Gangster Sory” e “Dillinger”, riporterà sul grande schermo la violenta America del Proibizionismo e della Grande Depressione.