L’ultima parte di questo speciale non poteva che essere dedicata interamente al regista del docufilm e non solo. Massimiliano Gallo, in questa occasione, si è sdoppiato, anzi triplicato si potrebbe dire; oltre che alla sua attività da attore, con la quale ormai tutti noi conosciamo, per ‘Una vetrina che guarda il mare’ non solo si è posizionato dietro la macchina da presa, ma si è anche occupato in prima persona della produzione.
Una carriera, la sua, che ormai gira a trecento sessanta gradi e a quanto pare non si ferma più. E’ diventata in arrestabile. Sempre ieri abbiamo avuto il piacere anche d’incontralo di persona, come suo fratello maggiore qualche mese, e lui si è concesso gentilmente alle nostre piccole domande. Sorride, soddisfatto e non nasconde per nulla l’emozione.
“Infatti, sono più emozionato come produttore che come regista. No, però è un’emozione grande perché è una storia che volevamo raccontare. E’ una storia per noi unica, nel senso un’azienda che diventa marchio internazionale ma che mantiene ancora oggi la forma dell’azienda familiare sia negli usi e nelle tradizioni. Quello che si faceva quattro generazioni fa loro lo fanno ancora e quindi quello che rende unica quest’azienda è quello che più rende unico, forse, questo paese. Questo paese è fatto di queste aziende, è fatto di queste famiglie. Queste famiglie hanno fatto conoscere l’Italia nel mondo. Quindi invece di preoccuparsi di industrializzare questo paese, dovrebbero preoccuparsi di tutelare queste famiglie perché veramente sono la nostra ricchezza”.
Questa è stata la sua prima risposta in merito al suo ultimo lavoro, alla sua ultima fatica, a ciò che ha realizzato e ciò che significa nel suo futuro prossimo, non solo dal punto di vista cinematografico. Semmai dal punto di vista professionale. Tanto teatro insieme a Vicenzo Salemme e a suo Fratello Gianfranco Gallo; tanta fiction, con ‘I Bastardi di Pizzofalcone’, Imma Tataranni e la prossima tratta dai romanzi di Diego Da Silva: l’avvocato Vincenzo Malinconico; tanto cinema e adesso assumere il doppio ruolo, diciamo così, da regista e produttore per uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni. Una serie di documentari per raccontare l’Italia.
Precisamente celebrare il Nostro Paese delle aziende familiari, quelle che hanno reso grande la penisola e che ancora riescono a darne lustro in tutto il mondo. Un progetto che non ha bisogno di essere approvato da nessuna casa di produzione perché, lo stesso Massimiliano Gallo, l’ha fondata una tutta per sé. Si chiama Fan ed è l’acronimo di Fabbrica Audiovisiva Napoletana. Lui, con molta disponibilità, ci svela un particolare in merito a questa sua casa di produzione:
“Nasce da un sogno che avevo già da tempo e insieme a Rino Pinto che ho coinvolto ed altri due soci abbiamo creato questa società perché nascesse per fare cose grandi. Adesso siamo partiti con un docufilm e che non altri due documentari, augurandoci di arrivare un giorno al lungometraggio e diventare grandi pure noi”.
‘Fare cose grandi’, appunto. Massimiliano, figlio d’arte, figlio del cantante napoletano Nunzio Gallo mai dimenticato e, come specificato anche in altre occasioni fratello di Gianfranco, sta affrontando una nuova fase del suo percorso professionale che sta diventando sempre più interessante.
‘Fare cose grandi’, dunque e Massimiliano le ha sempre fatte. Anche l’ultima, l’avventura sul grande schermo che potrebbe portarlo a raggiungere, seppur indirettamente, il premio più ambito per ogni attore, regista, produttore e per tutti coloro che lavorano nel cinema: la statuetta d’oro. ‘E’ stata la mano di Dio’, il film diretto dal regista Paolo Sorrentino, è stato inserito nella cinquina tra le opere cinematografiche che concorrono come miglior film straniero alla prossima cerimonia degli Oscar che si terrà il prossimo 27 marzo a Los Angeles.
Gli chiediamo quanto sta fremendo per quella data e lui ci risponde così: “Sto tranquillo, siamo superstiziosi perché questa cosa non è proprio successa”. In effetti, è la miglior risposta che poteva dare. In questi casi mai metterci il pensiero. C’è solo, comunque, da incrociare le dita e attendere continuando a lavorare come sempre, come ha sempre fatto e come farà, proprio per far finta che nulla sia successo.
FOTO DI VINCENZO PEPE