Ci può essere un giusto mix tra cinema e teatro? La risposta è sì. D’altronde lo avevamo già accennato con la recensione del capolavoro di Sergio Rubini, ‘I Fratelli De Filippo’, e l’ennesima conferma è giunta anche, e soprattutto, attraverso un’altra opera cinematografica scritta, però, originariamente come pièce teatrale ed interpretata, magistralmente, da Massimiliano Gallo. Stiamo parlando de ‘Il Silenzio Grande’, scritto da Maurizio De Giovanni e diretto da Alessandro Gassman.
Un dramma familiare, un dramma della solitudine e del tempo trascorso ‘fra tanti piccoli silenzi’ che hanno generato quello più grande, diventato ormai insormontabile. Quello più difficile da affrontare e superare nonostante tutto. Il protagonista principale è Valerio Primic, impersonato appunto da Massimiliano Gallo. Nella sua vita, Valerio è sempre rimasto chiuso nel suo mondo fatto di parole che lo hanno portato, poi, ad avere notevole successo nel suo percorso esistenziale.
Parole, però, che non ha mai usato per avere o comunque costruire un dialogo con la sua moglie ed i suoi figli. Un giorno scopre, parlando con la sua consorte interpretata da una bravissima Margherita Buy, che la casa in cui hanno vissuto per molti anni deve essere venduta a causa d’improvvisi problemi economici.
In verità è lo stesso Valerio il quale, interamente assuefatto dal suo lavoro, non si era mai accorto che il patrimonio perdeva sempre più consistenza o almeno così sembra. Da quel momento in poi inizia un intenso viaggio d’introspezione verso l’animo umano, un viaggio composto di frasi giuste e senza retorica, ponderate. Un viaggio di diversi momenti trascorsi, momenti difficili che emergono, narrati dai diretti interessati, in presenza dello stesso Primic; di rivelazioni, insomma nei quali sono coinvolti i membri della sua famiglia, originando dei dialoghi abbastanza particolari, abbastanza criptici nella forma.
L’intera trama si svolge, per la maggior parte, nello studio del personaggio principale. A duettare, tra un dialogo e l’altro, tra una scena e l’altra, quasi a spezzare una routine voluta dagli stessi sceneggiatori ci pensa una bravissima Marina Confalone. Il suo personaggio da semplice governante della casa diventa, per lo stesso Valerio, in poco tempo un vero e proprio punto di riferimento e non solo per lui, ma anche per la storia medesima. Quasi una sorta di confessore, per non dire quasi psicologo.
L’andamento de ‘Il silenzio grande’ non è simile ad un’opera cinematografica. È molto vicino a quello ad uno spettacolo teatrale in cui vige più la riflessione che l’intrattenimento. Una storia in cui emerge la sofferenza per una vita, sì, piena di successi ma contraddistinta da una sola grande sconfitta: quella di non esser stato mai presente nella vita dei suoi cari o almeno non come si pensava.
‘Il silenzio grande’ è tutto improntato sulla capacità attoriale degli interpreti, dell’espressioni facciali, dell’impostazione della voce tipica del teatro. È il cinema che è entrato chiedendo permesso al teatro e non viceversa. D’altronde la settima arte è di fatto una sorta di costola del primo. Un film il cui stile ricalca le commedie più celebri di Eduardo De Filippo.
Massimiliano Gallo convince, ma di questo non c’era nemmeno bisogno di dirlo. Come anche la Confalone, la quale è ancora una certezza nell’essere una di quelle attrici che, ormai, si vedono poco al giorno d’oggi. Un dramma che non solo ha trovato il favore della critica e del pubblico attraverso il cinema e sulla piattaforma streaming Amazon Prime. Infatti, negli ultimi tempi sta riscuotendo notevole successo anche nei vari teatri italiani e che almeno in questo non crea un ‘silenzio grande’ perché se ne continuerà a parlare anche in futuro.