Pandoro o Panettone? Il grande dilemma delle feste di Natale. Chissà chi vince, il dolce con i canditi o quello con lo zucchero a velo? Sta di fatto che la storia e le origini sono diverse per entrambi; e al di là di entrare nel merito di chi sia il migliore, il che non sarebbe giusto perché scontenterebbe uno schieramento a favore di un altro, sarebbe più adatto analizzare o quantomeno ricordare le origini dell’uno e dell’altro.
Con l’ulteriore precisazione che se iniziamo da uno non significa che l’altro non sia il ‘nostro’ preferito, anzi, cercheremo di seguire la storia dal punto di vista cronologico. E la cronologia ci suggerisce che a nascere è stato prima il panettone, esattamente nel XVI secolo. Di preciso l’anno era il 1549.
L’ideatore fu un cuoco di Ferrara, conosciuto come Cristoforo di Messisbugo, il quale in un suo ricettario faceva menzione di un dolce composto da farina, burro, zucchero, uova e latte. Un’invenzione culinaria che si gustava in quel di Milano. Ma, nell’esser più pignoli, quel dolce o meglio quel tipo di composizione ricordava l’impasto di una focaccia. Non venivano menzionati i classici canditi e uvetta.
Nonostante questa versione ufficiale, nel tempo sono emerse altre due leggende popolari che hanno, in parte, alimentato le origini di questo dolce, ma stravolgendo di fatto la storia originale. La prima narra di un falconiere, di nome Messer Ulivo degli Atelliani, il quale era innamorato di una donna chiamata Adalgisa, figlia di un fornaio. Per fare colpo su di lei, furbamente, si fece assumere dal padre come garzone.
Nel duplice tentativo di conquistare la ragazza e di dare il suo contributo nel fare aumentare le vendite, Messer Ulivo, che viveva in una strada di Milano conosciuta come Contrada delle Grazie, inventò un dolce. Usando la migliore farina e impastandola con uova, burro, miele e uva sultanina s’inventò quello che comunemente chiamiamo panettone.
Ma non finisce qui: la seconda versione della leggenda narra il cuoco di Ludovico Il Moro stava preparando un dolce per un sontuoso pranzo di Natale. Accadde, però, che il dolce, per errore, venne dimenticato nel forno, quasi carbonizzandosi del tutto. Il cuoco, entrato nella più totale disperazione, per sua fortuna aveva un garzone che, per fatti suoi, ebbe un’intuizione: farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta. Con questi ingredienti realizzò, appunto, il panettone. Tremante, il cuoco di Ludovico il Moro, portò la creazione del giovane collega e fortunatamente tutti quanti a tavola rimasero soddisfatti.
Se per panettone significa grande pane, il termine pandoro ha dalla sua un’altra specificazione: pan de oro. Quest’altra invenzione non proviene dalla città di Milano, ma bensì dalla città di Verona e come per lo stesso Panettone ci sono diverse versioni che circolano in merito alle origini.
Se da un lato esiste una data ufficiale, dall’altro nel tempo si sono rincorse le versioni più disparate indicando, tra l’altro, anche date quasi ufficiali della nascita del Pandoro. Se alcuni lo riconducono direttamente all’anno 1200 come evoluzione di altri due tipici dolci natalizi del Veneto: dal Nadalin o dal Pane di Vienna. Con il secondo, è chiaro, si fa riferimento ad un dolce della tradizione austriaca; con il primo si fa riferimento ad un dessert natalizio molto diffuso nell’anno da poco menzionato a forma di stella, ma meno burroso e lievitato del classico.
Altri, invece, le origini le farebbero risalire al 1500, durante il periodo della Repubblica Veneziana, quando era usanza nelle tavole di imbandire i cibi con alcune foglie di oro. A quanto pare proprio tra le varie pietanze c’era un dolce, a forma conica, denominato pan de oro.
La realtà è ben diversa e ci riporta alla data ufficiale della nascita del pandoro. Anche qui, però, bisogna riportare qualche altra notizia di rilievo. Fino al 14 ottobre del 1884, nella città di Verona si gustava il Levà, un tipico dolce natalizio che le donne preparavano la notte della Vigilia di Natale, fruendo di pinoli, canditi ed una copertura di mandorle e zucchero.
Un pasticcere veronese dal cognome emblematico, Domenico Melegatti, recuperò tale ricetta e la reinventò senza i pinoli, i canditi e la copertura di mandorle. Dello schema originale rimase solamente lo zucchero, quello che viene depositato sul pandoro.
Possiamo notare che entrambi i due dolci sono partiti da diversi schermi per poi essere mutati e, sua volta, rimanere fissi. Stranamente, però, il fra i due quello che è oggetto di più variazioni, che viene proposto in diverse versioni e quindi gusti o comunque sapori è il panettone.
Quello immortalato nella nostra foto ne è un chiaro esempio. Un cioccolatino ingigantito per l’occasione in un ghiottissimo panettone artigianale al cioccolato creato per l’occasione. Ma questo, appunto, è solo uno dei tanti esempi:
FOTO DI VINCENZO PEPE: PANETTONE ARTIGIANALE REALIZZATO DA ‘BOOM CAFE’ AND BAKERY’: VIA GIACOMO MATTEOTTI 44 – NOCERA INFERIORE