28 gennaio 1985, era la notte degli American Music Awards. Chi si aggiudicò i premi poco importa, l’evento in quel preciso momento, sarebbe stato un altro. C’era una canzone da registrare, da incidere e far conoscere al mondo per uno scopo ben preciso. Uno degli organizzatori aveva, addirittura, affisso un cartello all’entrata dello studio di registrazione dell’Hollywood’s A&M studios con scritto ‘Controlla il tuo ego alla porta’.
La causa era più grande di qualsiasi celebrazione di carriera di un cantante, del numero dei dischi venduto e di quanti fans un’ugola d’ora potesse aver conquistato fino a quel momento. Di celebrità, di stelle della musica, in quella notte e in quegli studi sotto la collina più famosa del mondo ne entrarono in numero spropositato. Le cronache dell’epoca sussurrano 45 nomi della musica mondiale. C’era il terrore che tutti scoprissero quello che stava succedendo.
E cosa stava accadendo? Per rispondere a questa domanda si potrebbe tornare indietro nel tempo di qualche giorno, anche se sarebbe meglio riportare le lancette dell’orologio indietro di un anno.
La scorsa settimana avevamo parlato del brano ‘Do they know It’s Christimas?’, pubblicato nel 1984, ponendo l’accento sull’interesse delle stelle della musica che incominciavano ad avere nei confronti sui temi sociali. Non era nulla di nuovo, anche venti anni prima alcuni cantanti si erano prodigati in favore dei diritti civili. Ma tra il 1984 ed il 1985 non era mai avvenuto che i grandi cantanti di quel tempo si unissero per aiutare le popolazioni più sfortunate del globo. I grandi artisti si riunivano in grandi e particolari progetti musicali. Canzoni che assomigliavano a dei veri e propri appelli a non chiudere gli occhi su certe problematiche, proprio come quella notte del 28 gennaio del 1985. Il progetto ‘U.S.A. for Africa’ non era solamente sulla stessa lunghezza d’onda della Band Aid. Era qualcosa di più.
Non a caso l’ideatore della canzone natalizia del 1984, Bob Geldof, prese parte anche a questa meravigliosa ed irripetibile parata di ugole d’oro. Promotore di questa nuova ed affascinante iniziativa musicale non fu Micheal Jackson con Lionel Ritchie, come si è sempre sostenuto in un primo momento. Fu in realtà la vecchia gloria della musica afroamericana Harry Belafonte. Difatti il cantante era notevolmente indignato che nessun cantante afroamericano avesse mosso un dito per aiutare il proprio continente di origine.
Harry chiamò Lionel Ritchie il giorno 20 dicembre del 1984. Convinto dall’iniziativa dell’anziano collega, Ritchie la sera stessa contatto il manager musicale: Quincy Jones. Quest’ultimo, in quel momento, si trovava con Micheal Jackson. Poi sapete tutti come è andata.
Il processo di sviluppo di ‘We are the world’ ebbe inizio il 22 gennaio e sei giorni più tardi tutti i pezzi grossi di quel periodo delle sette note si ritrovarono nel luogo già indicato in apertura. Il 7 marzo dello stesso anno iniziò ad essere diffusa nelle radio; tant’è che, esattamente il 5 aprile del 1985, si verificò che oltre cinquemila stazioni radiofoniche la mandarono in onda. Quanti furono gli artisti che vi parteciparono? Ah sì, ve lo abbiamo detto: 45. Un vero e proprio record. Chi erano? Vediamo un po’ se ve li ricordate tutti…