Un vetro in frantumi, un contare fino a quattro ed una scossa di ‘new jack swing’, pop e funk ad elettrizzare le orecchie di chi ascolta il brano. Con questi tre elementi si apriva l’ottavo album del Re del Pop, Micheal Jackson; uscito, esattamente, due giorni dopo la scomparsa di Freddie Mercury, il 26 novembre del 1991. Il singolo d’apertura era ‘Jam’, accompagnato successivamente da un video musicale che fece epoca, che ha fatto storia, come tutto il 33 giri dal titolo ‘Dangerous’, l’ultimo vero grande album di Micheal Jackson.
Erano trascorsi quattro anni e mezzo dal mega successo di ‘Bad’, del 1987, e l’ex-frontman dei Jackson 5 si presentò ai suoi fan con molte novità, non solo rappresentate dallo stile musicale, ma anche con una nuova casa discografica. In verità era sempre la stessa, la Epic, che però venne acquistata dalla Sony Corporation, insieme alla Cbs Records. Quest’ultima controllava la Columbia Records, la Portrait Records e, appunto la Epic. Tale acquisto, una volta avvenuto nel 1988, diede vita alla Sony Music.
Era da poco terminato il ‘Bad Tour’ e il Re del Pop avrebbe voluto solamente tirare il fiato prima di rimettersi al lavoro. L’unico vero progetto in cantiere era quello di realizzare, produrre ed immettere sul mercato un ‘Greatest hits’ che comprendeva i suoi più grandi successi dal decennio che andava dal 1979 al 1989. La stessa idea slittò, inizialmente, di un anno per poi venir accantonata una volta per sempre.
Cosa successe? Furono gli stessi pezzi grossi della Sony che convinsero Jackson di lavorare ad un nuovo album composto di altre canzoni inedite. Per puro caso l’inizio della registrazione dei nuovi brani avvenne a partire dal 25 giugno del 1990. Anno a parte, il giorno e il mese sono gli stessi in cui diciannove anni più tardi, Micheal Jackson terminerà il suo passaggio terreno per entrare, definitivamente nella leggenda.
Rispetto a Bad, i tempi furono ulteriormente lunghi: sedici mesi contro i soli sei del long play del 1987. In più, the King of Pop, realizzò questo nuovo album senza la presenza del suo storico manager: Quincy Jones. Al suo posto c’erano Teddy Riley e Bill Botrell.
Tutte queste novità non fecero storcere il naso ai fans, anzi al contrario; completavano quel discorso musicale intrapreso molti anni addietro dallo stesso ragazzo d’oro dei Jackson 5. Un percorso che lo ha sempre visto protagonista sul palcoscenico con il pop, diventato quasi un marchio di fabbrica.
Tra il 1990 ed il 1991, Jackson, cambiò ‘chiave musicale’, inserendo nel ‘pentagramma’ che aveva nella sua mente qualcosa di nuovo, qualcosa di mai ascoltato prima d’ora. Fece suo un genere che stava emergendo per le strade delle città americane: quel new jack swing di cui tanto si parlava, miscelato sapientemente al rap ed al funk. Il Pop, ovviamente, era la colonna portante di tutte le sonorità che sarebbe nate.
In tutto erano quattordici i brani, suddivisi in due dischi da sette canzoni ciascuno. Oltre alla già citata Jam appare giusto ricordare l’intera tracklist: Why you wanna trip on me; in the closet; She drives me wild; Remember the time; Can’t let her get away; Heal the world; Black or white; Who is it; Give in to me; Will You Be there; Keep the faith; Gone to soon e Dangerous.
‘Jam’ non fu la prima ad essere estratta come singolo, la stessa approderà nelle radio solamente il 13 luglio dell’anno successivo. Il primo brano che anticipava l’uscita di questo straordinario lp fu ‘Black or White’. Pubblicato come singolo nove giorni prima dell’uscita di ‘Dangerous’, esattamente il 14 novembre del 1991. ‘Black or White’, inizialmente, doveva essere il brano che avrebbe ‘prestato’ il titolo a questa nuova raccolta d’inediti.
Cosa in verità successe? Dopo ‘Off The Wall’, uscito verso la fine dell’estate del 1979, Micheal Jackson conquistò il mondo con long play dal titolo composta da una sola parola: ‘Thriller’ e ‘Bad’. Considerando che nella lingua inglese esiste un’espressione ben specifica, ‘bad and dangerous’, ovvero ‘cattivo e pericoloso’, si optò di continuare su tale linea, con l’ultimo brano della tracklist a trainare l’album.
Tale decisione, per molti, venne vista come una sorta di mezzo passo falso in quell’occasione. Nonostante i nove brani estratti come singoli nell’arco di un anno mezzo, concerti tenuti in giro per il mondo, compreso quello leggendario a Bucarest, ‘Dangerous’ non riuscì a ripetere, dal punto di vista delle vendite, i numeri sia di ‘Thriller’ che di ‘Bad’.
Rispetto ai precedenti, ‘Dangerous’ è un album più sperimentale e, paradossalmente, completo. Come abbiamo già specificato in precedenza sussiste un’ottima combinazione di generi mediante il pop. Per la prima volta nella carriera di Jackson, ciò accade nel brano ‘Black or White’, si può ascoltare un frammento trascinante del genere rap. Del brano venne anche realizzato un video altamente innovativo, per l’epoca, in cui nella parte finale c’erano figuranti che si susseguivano davanti alla telecamera, cantando in playback il ritornello finale, per effetto del morphing.
Il già citato new swing jack, in quel periodo, rappresentava, a tutti gli effetti, una grossa novità sfruttata al meglio. Non sono mancati pezzi gospel, come il capolavoro ‘Will You be there’ che, senza ‘stonare’, tendevano a spezzare un certo andamento del disco per passare quasi in un’altra direzione musicale, senza mai perdere il filo conduttore della sonorità musicale decisa fin dall’inizio. La canzone menzionata fu, addirittura, al centro di una polemica con il nostro Al Bano. Un’accusa di plagio che andò in favore del cantante italiano.
Alcuni brani, in particolare, richiamano canzoni celebri dello stesso Jackson. Per esempio, ‘Give into me’ ricorda, nello stile, ‘Dirty Diana’; ‘Heal the world’ diventò quasi la ‘We are the world’ degli anni ’90. Ci sarebbe anche da ricordare ‘In the closet’ che, inizialmente, avrebbe dovuto vedere duettare Jackson con la Regina del Pop, Madonna. Nel video, invece, è presente la fotomodella Naomi Campbell.
Ancora: l’ambizioso video di Remeber the time, contraddistinto dalla presenza di Eddie Murphy e culminato con il classico ballo spettacolare; e la misteriosa ‘Who is it?’. La malinconica ‘Gone too soon’, dedicata ad un bambino morto per aids e la stessa Dangerous che, nonostante il ritmo coinvolgente, non trascinava quanto ‘Black or White’. Neanche la copertina passò in osservato, realizzata grazie alla sovrapposizione di immagini, immagini raffiguranti il mondo fantastico di Micheal Jackson.
Un album che per alcuni riuscì ad eguagliare ‘Thriller’, per altri un long play che, molto probabilmente, presentava un titolo sbagliato. Lo stesso brano ‘Dangerous’ non aveva la stessa capacità trainante della stessa ‘Black or white’. In tutto furono 45 milioni le copie vendute in tutto il mondo, di cui otto solamente negli Stati Uniti. Senza dimenticare un disco di d’oro, uno di diamante e ben diciannove dischi di platino. Oltre che musicale, Dangerous, fu un successo mediatico e finanziario per lo stesso Re del Pop. Un tipo di successo, ancora oggi, difficile da eguagliare.
‘Album Leggendari’ torna fra due settimane…