‘Native American Heritage Month’, è stato battezzato in questo modo il mese di novembre. Trenta giorni indicati dedicati alla figura e alla cultura dei Nativi americani, i veri abitanti degli Stati Uniti d’America. Da diverse settimane stiamo affrontando la rubrica ‘Usa’ in maniera diversa, in maniera totalmente differente da come, in verità, era partita da quando FreeTopix Magazine è diventato un giornale in via ufficiale.
Siamo partiti con il ranch e poi abbiamo proseguito con i cowboy, ma gli indiani non potevano e non devono essere dimenticati. Come ormai sapete gli indiani subirono l’invasione da parte dei coloni europei che portarono i loro usi e costumi, fondendoli in un’unica cultura. Prima di scoprire come è nato il popolo indiano, cosa che faremo prossimamente, ci soffermiamo in questo appuntamento sul come questa celebrazione, annuale, ha trovato la sua consacrazione.
Semmai sarebbe giusto dire un riconoscimento, seppur tardivo, da parte degli eredi di coloro che depauperarono i popoli originali delle proprie terre, uno dei due peccati originali per dirla alla Biden. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare furono gli stessi bianchi a battersi affinché questo mese diventasse realtà.
Il primo è da ricordare attraverso la figura del pronipote del maggiore Grant e membro della Nazione Seneca durante la Guerra di Secessione, Arthur Caswell Parker, fu il primo a battersi per i diritti dei Nativi americani facendo pressioni sui Boy-scout, con lo scopo che questi ultimi riconoscessero una giornata dedicata a loro. Fortunatamente gli sforzi produssero dei risultati importanti: tra il 1912 ed il 1915, gli stessi Boy-scout furono i primi a celebrare tale ricorrenza.
Nello stesso periodo, esattamente nel marzo del 1914, un membro del Blackfeet Nation, legato alla Crow Nation Red Fox James, per chiedere all’allora presidente Woodrow Wilson di stabilire il giorno 12 ottobre giorno dedicato agli indiani, attraversò tutto il paese in una lunga cavalcata dallo Stato del Montana a Washington.
Da ciò che poi si è scoperto, James incontrò il presidente nel mese di dicembre dello stesso anno, ma non c’è alcuna prova che lo stesso Wilson abbia, successivamente, emesso un decreto. L’anno seguente lo stesso James si recò nuovamente alla Casa Bianca per chiedere, questa volta, l’allargamento della cittadinanza agli indiani.
Contemporaneamente un certo Sherman Coolidge, un membro della tribù Arapaho e anche membro dell’American Indian Association, si prodigò affinché il Presidente concedesse la cittadinanza americana agli indiani. Coolidge, in fondo, andò molto oltre alla semplice richiesta di riconoscimento di una giornata dedicata alla sua gente. Tale richiesta, però, venne accolta nove anni più tardi, nel 1924. Purtroppo, però, il diritto di voto agli stessi indiani venne garantito a partire dal 1950 in poi.
Passarono altri cinquanta lunghi anni, giungendo all’era di Gerald Ford, il Presidente che sostituì Richard Nixon dopo lo scandalo del Watergate. Ford riconobbe l’American Indian Day e lo fece in via ufficiale. Cosa in verità era successo in tutto questo tempo, dal 1924 al 1976?
Gli sforzi fino a quel momento profusi per un riconoscimento di un giorno o di un periodo, per non dire mese, dedicato agli indiani sortirono l’effetto sperato. Il primo stato fu quello di New York e poi via di seguito gli altri, solo che non era mai stato ufficializzato in via ufficiale. Ecco il motivo dell’intervento di Ford.
Questa tradizione è stata poi portata avanti, rinnovata con decreto presidenziale, anche da altri Presidenti come Reagan, che nel 1983 indicò per la prima volta il mese di novembre.
Inizialmente il Presidente eletto nel 1980 optò prima per il 13 maggio del 1983, come singolo giorno, a seguire un’intera settimana nel novembre del 1988. Fu Bush, poi, a stabilire che il mese di novembre, ufficialmente era dedicato agli indiani; fino ad arrivare a Donald Trump che cancellò il mese del patrimonio dei Nativi Americani, ripreso poi da Joe Biden.
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