La notizia della scomparsa del grande scrittore è avvenuta tra la sabato e domenica notte
Il mondo letterario ha salutato Wilbur Smith, uno dei più famosi e prolifici scrittori degli ultimi due secoli. Si è spento ad 88 anni nella sua residenza di Cape Town in Sudafrica.
A darne notizia è stato il suo sito: ”Se n’è andato in modo inaspettato, dopo una mattinata di lettura e scrittura, con al fianco la moglie Niso”.
”L’autore di bestseller globale Wilbur Smith è morto inaspettatamente questo pomeriggio nella sua casa di Città del Capo dopo una mattinata passata a leggere e scrivere con sua moglie Niso al suo fianco”, spiega il suo sito ufficiale.
Se ne va così l’ultimo scrittore in grado di accendere la fantasia di milioni di lettori, che per anni sono rimasti incollati ai libri di Smith, travolti da un turbine di avventure, fughe rocambolesche, donne misteriose, combattimenti furiosi e colpi di scena nascosti delle pieghe di ogni pagina, sempre pronti a ghermire il lettore.
Una carriera sfolgorante, durata più di mezzo secolo e che consta di ben quarantanove romanzi, con ben centoquaranta milioni di copie vendute nel mondo.
Wilbur Smith era nato nel 1933 nella Rhodesia del Nord (attuale Zambia) ma era cresciuto in Sudafrica dove ha anche studiato.
Si è poi dedicato a tempo pieno alla letteratura d’avventura nel 1964, quando è apparso il suo primo romanzo “When the Lion Feeds” (tradotto in Italia con il titolo “Il destino del leone”).
Il romanzo è l’antesignano del famoso ciclo dei Courteny e già contieneva al suo interno tutti gli elementi che faranno la fortuna di Smith: avventure, protagonisti carismatici, antagonisti diabolici, i cui destini si incrociano con le grandi vicende storiche.
Nei quarantanove romanzi che Smith ha pubblicato fino ad oggi, i lettori sono stati trasportati nelle miniere d’oro in Sud Africa; hanno conosciuto la pirateria nell’Oceano Indiano, hanno scoperto tesori sepolti nelle isole tropicali, hanno vissuto conflitti in Arabia e Khartoum, antico Egitto nonché nella Germania e nella Parigi della seconda guerra mondiale.
I lettori hanno altresì visto l’India, le Americhe e l’Antartico ed incontrando spietati commercianti di diamanti e schiavi e cacciatori di selvaggina grossa nelle giungle e nella boscaglia delle terre selvagge africane
Tuttavia, la vera padrona dei romanzi di Smith è una sola: l’Africa.
Il continente africano ha pervaso ogni pagina dei libri di Smith: dalle sabbie bollenti dell’Antico Egito, passando per la Savana, passando per le foreste soffocanti del cuore dell’Africa, alle acque dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Atlantico, protagonisti di furibonde battaglie navali ma anche in grado di trascinare sul fondo le navi come se fossero barchette di carta.
Un’Africa definita dallo stesso Smith come feroce ma allo stesso tempo affascinante e meravigliosa, dove gli uomini sono in lotta non solo fra loro ma anche contro gli animali che popolano i continenti ed i suoi elementi.
Ai vari romanzi del ciclo dei Courteney (come “Monsone” o “Gli eredi dell’Eden”) se ne aggiungeranno altri come quelli dedicati al ciclo dei Ballantyne (come “La Notte del Leopardo”).
I rappresentanti delle due famiglie, che hanno percorso ogni fase della storia africa, dal colonialismo del Seicento, agli anni 60 del XX Secolo, si incontreranno per la prima volta nel romanzo “Il trionfo del sole”, quando Ryder Courtney conoscerà Penrod Ballantyne a Khartoum nel 1884, durante la rivolta mahdista.
Grande successo avrà anche il ciclo Egiziano, con protagonista il mitico Taita, forse il personaggio più amato dallo stesso Smith.
Come affermerà lo stesso Smith, il fascino dell’Antico Egitto deriva dalla circostanza che “è lì che l’uomo ha messo in chiaro la sua superiorità rispetto al mondo animale, attraverso la lingua, la scrittura, il senso del divino, la religione, l’astronomia, la medicina, l’architettura e tante altre capacità che lo contraddistinguono dalle altre specie che abitano il pianeta terra“.
Sullo sfondo tanti altri romanzi, come “Ci rivedremo all’inferno” che nel 1976 diventerà un film con protagonisti Lee Marvin, Roger Moore e Barbara Parkins.
La letteratura di Wilbur Smith per anni ha rappresentato un rifugio sicuro per il lettore.
Per anni, lo scorgere un suo libro in uno scaffale equivaleva al trovarsi davanti un biglietto di sola andata per terre esotiche ed avventure esaltanti, testimoni di una tradizione narrativa iniziata con Stevenson e poi proseguita con Verne e Salgari.
I libri di Smith forse non avranno attirato le attenzioni dei critichi, sempre alla ricerca di opere sofisticate, filosofeggianti ed attente ai problemi della società del nostro tempo.
Ciò che però è innegabile è che i suoi libri per anni hanno offerto un’occasione di evasione per i lettori di ogni età, i quali, seduti una scrivania o su un banco di scuola, guardavano la finestra accanto a loro immaginando di scorgere il blu dell’oceano o la sabbia di qualche misterioso deserto.
Per anni Wilbur Smith ha consentito ad ogni lettore di viaggiare in terre che non aveva mai visto e che forse non vedrà mai e di provare tante emozione come per es. sentire sulla propria pelle l’alito caldo del Ghibili.
Wilbur Smith ha lascito in eredità ai suoi lettori pagine e pagine di emozioni ma ora anche lui se né andato, “perché in Africa il sole è l’unico a trionfare, per l’eternità” (Il Trionfo del Sole).