La serie tv con Bud Spencer e prodotta dal figlio, Giuseppe Pedersoli, andò in onda per la prima volta il 12 novembre del 1991
Era la sera del 12 novembre del 1991, giusto trenta anni fa. Sul secondo canale della Rai, alle ore 20.40, andava in onda il primo episodio di una serie molto particolare e che, in poco tempo, riuscì a polverizzare quasi ogni record di ascolto. Girata negli Stati Uniti ma di produzione molto italiana, nonostante l’indimenticabile attore principale che aveva scelto, anni addietro, un nome d’arte che riecheggiava le grandi star oltreoceano: Bud Spencer.
Fu un grande ritorno in tv in quell’occasione, per Carlo Pedersoli. Soprattutto dopo che sulla fine degli anni ’80 aveva conquistato il pubblico con un’altra serie intitolata ‘Big Man’; per differenziarla da quella precedente, la nuova venne intitolata ‘Detective Extralarge’ o più semplicemente ‘Extralarge’.
Girata a Miami in sei mesi, con la lavorazione di un episodio ogni trenta giorni, quel serial, inizialmente, doveva essere ambientato e realizzato a New Orleans. Infatti, il protagonista principale, con il volto di Bud Spencer, era Jack Costello, un ex-poliziotto, sassofonista dilettante, diventato detective privato. Durante un’indagine, che stava seguendo da tempo, incrocia un particolare disegnatore con un troppo marcato accento francese, il quale diventerà suo collega nei successivi e pericolosi casi da affrontare.
A distanza di trenta anni esatti da quel primo episodio, intitolato, ‘Black & White’ siamo riusciti ad intervistare, seppur al telefono, il vero ideatore di questa bellissima serie di cui, purtroppo, sembra essersi quasi perso il ricordo. Stiamo parlando del produttore, regista e sceneggiatore Giuseppe Pedersoli, figlio di Bud Spencer, e che si è concesso gentilmente alle nostre domande.
Nella prima risposta conferma un po’ quello che abbiamo detto fino adesso:
“L’idea è partita da me, in realtà. Sicuramente insieme a mio padre, perché mio padre aveva fatto precedentemente una sola serie televisiva, prodotta dalla Titanus, che era Big Man. Quindi per distinguerla, perché il personaggio era molto diverso, facemmo anche delle riunioni in Rai, con Giampaolo Sodano, che era il direttore di Raidue e in quel caso decidemmo insieme le caratteristiche della fiction e che vedevano per la prima volta un Bud Spencer con la pistola in mano, che all’occorrenza l’avrebbe anche utilizzata. Era un po’ un cambio rispetto ai personaggi che aveva fatto fino a quel momento”.
In effetti si, era un cambio di passo notevole per le caratteristiche del personaggio che Bud Spencer aveva proposto fino a quel momento. Ciò non significa che qualche piccola rissa non era stata comunque inserita. Precisamente qualche piccola scazzottata era apparsa proprio nel primo episodio, nel finale del terzo e all’inizio del quarto.
Ad affiancare Bud Spencer c’era un attore che proprio in quegli anni era reduce dal successo planetario di una grandissima serie televisiva americana, prodotta per sei stagioni: dal 1984 al 1992. Un interprete che mai nessuno avrebbe immaginato essere credibile anche nei momenti cosiddetti comici o comunque ironici: Philip Micheal Thomas. Il suo personaggio si chiamava Jean-Philip Ianic Dumas, il disegnatore che affianca Jack Costello e che sarà proprio lui ad attribuire il soprannome al detective privato. La nostra domanda non è solamente volta a scoprire in che modo venne contattato, ma anche per sottolineare quelle sue qualità attoriali che nel precedente show televisivo, per esigenze di copione, non erano emerse.
“Philip Micheal Thomas era reduce dal grandissimo successo di Miami Vice. Inizialmente questa serie la volevamo girare a New Orleans, poi quando facemmo i sopralluoghi decidemmo che Miami era più adatta, più spettacolare in qualche modo; più moderna rispetto all’altra ambientazione. Venne l’idea di contattare quelli che avevano appena completato la serie più famosa in quel momento negli Stati Uniti e con molto piacere Philip Micheal Thomas, che era una grande star in quel momento, accettò di lavorare con noi. E’ stata una scelta di casting normale”. Sulle sue inaspettate doti di comico: “Era una novità anche per lui fare la commedia. E’ stata una bella sorpresa ma sapevamo che era un attore, cantante, ballerino perché era molto versatile, capace di fare il suo mestiere. Quando ti trovi con dei professionisti seri e preparati è normale trovare in loro una grande versatilità. Fummo molto contenti e lui si prestò molto facilmente a questo ruolo di commedia”.
Come detto gli episodi in tutto furono sei. Sei lungometraggi da 90 massimo 100 minuti, che presentavano uno stile tipicamente americano; contraddistinti da ironia pulita, scene d’azione che non avevano nulla da invidiare alle originali produzioni di Hollywood, una colonna sonora che vedeva brani intonati dallo stesso Philip Micheal Thomas, Ami Stewart e Dionne Warwick, con trame che ti tenevano incollati al televisore dalla prima all’ultima scena. I titoli degli episodi, tutti diretti dal regista Enzo G. Castellari, erano: il già citato ‘Black & White’; ‘Cannonball’; ‘Magia Nera’; Yo-Yo; ‘Miami Killer’ e Bersaglio Mobile. Oltre alla presenza dell’attore di Miami Vice, ci furono molte ‘Guest star’ come Erik Estrada, il mitico Frank Poncherello dei ‘Chips’, Lou Ferrigno, il primo e unico vero Incredibile Hulk della serie tv omonima e la cantante Dionne Wawick. In merito al loro ingaggio, Giuseppe Pedersoli ci dice:
“Gli altri personaggi invece avevano lavorato tutti quanti con Enzo Castellari e lui invitò queste guest star come Erik Estrada e Lou Ferrigno ed altri, mentre la Dionne Warwick era una cara amica di Philip Micheal Thomas e quindi ci trovammo con un immenso piacere una cantante importante nel nostro progetto”.
In quello stesso periodo si vociferò di alcuni contrasti tra lo stesso Giuseppe Pedersoli e lo storico doppiatore di Bud Spencer, Glauco Onorato. In quell’occasione a doppiare magistralmente ‘il gigante buono’ venne contattato Sergio Fiorentini, il futuro ‘Brigadiere Cacciapuoti’ de ‘Il Maresciallo Rocca’ con Gigi Proietti.
“No, no, la cosa è molto più semplice. Glauco Onorato è stato un grandissimo doppiatore. Solo che Glauco Onorato, evidentemente, era abituato, per i grandi successi ottenuti dai film di Bud Spencer, a compensi elevatissimi per fare il doppiaggio. In quel caso, quando producemmo questa serie per la Rai, c’era un budget che non era quello dei film cinematografici ma era di produzioni televisive; che pur essendo un budget internazionale era più contenuto. Questo impose per me, come produttore, delle scelte. Io avevo prodotto qualche mese prima, sempre per Bud Spencer, il film ‘Un piede in paradiso’ per la regia di Enzo Barboni, ma c’impose delle scelte dolorose. Perché non fu solamente Glauco Onorato, sostituito perfettamente da Sergio Fiorentini, che è stato un bravissimo doppiatore, ma anche un gruppo di stuntman che erano abituati a lavorare con mio padre, purtroppo, non potemmo permetterceli, perché appunto, le ristrettezze di budget non ci consentivano di pagare viaggi, alberghi a tutti quindi fummo costretti a prendere degli stuntman locali, su Miami; che tanto bravi ma che comunque ci dispiacque molto di dover rinunciare molto alla collaborazione degli acrobati che avevano lavorato con mio padre. Anche in quel caso si disse che io avessi avuto dei contrasti con loro ma in realtà è stato solo una scelta di carattere economico. Poi io ero uno dei produttori e quindi non ero l’unico che doveva decidere”. L’altro produttore a cui si fa riferimento era Claudio Bonivento.
Al successo della prima stagione venne realizzata, senza attendere troppo, una seconda serie che, purtroppo, non ottenne lo stesso riscontro di critica di pubblico. Anche in questo caso Giuseppe Pedersoli ci spiega i veri motivi per cui il secondo ciclo di episodi non garantì la realizzazione di una terza serie:
“Diciamo che la seconda stagione non è stata un insuccesso ma non è stata seguita come la prima serie. Le motivazioni erano molteplici: una che Philip Micheal Thomas si era impegnato in altri lavori e quindi non poteva venire e già ci causò particolari problemi. Micheal Wislow era reduce dai sette o otto film di Scuola di Polizia, anche quelli con molto successo, ma secondo me il motivo principale sia stato il fatto spostarlo dalla Rai alla Mediaset, in quel periodo, venne recepito male nel senso che automaticamente la gente negli anni ’90 accendeva la televisione e vedeva Rai1, Rai2 e Rai3 come primi canali e dopo andava a cercare gli altri. Poi la programmazione della Rai era stata studiata con molta attenzione, mentre quella della Mediaset un po’ meno. Sono passati tanti anni, le logiche di palinsesto televisivo sono molto cambiate. Insomma, anche quella è andata molto bene, scene spettacolari, budget adeguato. C’era stato un cambio di regia, di coprotagonista e sia di rete. Forse queste sono alla base di un successo meno forte”.
Di sicuro ‘Detective Extralarge’ rappresentò un vero e proprio evento che tenne incollati, per sei mercoledì di fila, quasi oltre dieci milioni di telespettatori. Ripetiamo, un vero e proprio record per quei tempi. Difetti? A distanza di trenta anni è ormai impossibile trovarli. Tutti gli episodi erano ispirati dalle altre grandi sere televisive che conquistavano il piccolo schermo in quegli anni. Certo, una cosa si può dire: quale sia stato il miglior episodio in assoluto, considerandoli tutti di alto livello.
Sono tre: ‘Cannonball’, con Erik Estrada; ‘Magia nera’, con Dionne Warwick’ e Miami Killer. Soprattutto quest’ultimo è incentrato su un serial killer che uccide bambine con problemi di salute. La particolarità sta nel fatto che fino alla fine, tra i vari sospettati, non riesce ad un intuire chi fosse il pazzo omicida. Ecco il quinto episodio è, di fatto, il migliore di tutti. Per la capacità di lasciarti nel dubbio fino alla fine.
LA FOTO IN CUI VIENE RITRATTO GIUSEPPE PEDERSOLI E’ STATA SCATTA IN OCCASIONE DELLA MOSTRA DEDICATA A BUD SPENCER NEL SETTEMBRE 2019 – AUTORE VINCENZO PEPE
IMMAGINE SIGLA DETECTIVE EXTRALARGE FONTE WIKIPEDIA