La contea di Cambria, nello Stato della Pennsylvania, molto probabilmente non vi dirà nulla. Troppo anonima e forse anche troppo piccola per poterne parlare. Chissà. Eppure, in un minuto distretto di questa cittadina, di nome Ehrenfeld, il 3 novembre di 100 anni fa nacque una leggenda di Hollywood. Il cui nome è indissolubilmente legato ad una saga cinematografica iniziata nel lontano 1974. Non solo, nell’ancor più lontano 1968, prese parte al western più crepuscolare della storia non solo del genere, ma anche del cinema in generale: ‘C’era una volta il West’. La saga cinematografica, invece, è conosciuta con il titolo: ‘Il Giustiziere della notte’, di cui furono prodotti cinque film dal ’74, appunto, al 1994. Il suo nome di battesimo era Charles Dennis Buchinsky, ma il mondo lo ha conosciuto come Charles Bronson.
Alcune fonti, comunque, affermano che all’anagrafe il suo nome sarebbe stato registrato in modo diverso da come è stato riportato ufficialmente: Karolis Bucinskis o addirittura Casimir Businskis.
Bronson era l’undicesimo di quindici figli di una povera famiglia di origine per metà lituana e tatara o toartara. Suo padre, minatore, morì quando la futura stella di Hollywood aveva solamente dieci anni. Morì mentre stava lavorando in una miniera. Rimasto solo con la madre e la metà dei suoi fratelli perché gli altri morirono appena nati, fu l’unico a terminare la scuola media per poi fare lo stesso lavoro di suo padre.
Guadagnava poco, troppo poco; considerando che era quello che estraeva più carbone degli altri. Si narra, addirittura, che la sua famiglia era talmente povera che, addirittura, per andare a scuola era costretto ad indossare gli abiti delle sorelle. Una volta diplomatosi, sempre con grandi sacrifici, partì arruolandosi nell’esercito, dopo aver svolto diversi umili lavori come: cameriere, manovale e spazzino.
Con l’esercito partecipò alla Seconda Guerra Mondiale e quando una volta tornato in patria studiò con tanto impegno recitazione, presso la Scuola di Arte drammatica a Philadelphia. Le soddisfazioni non tardarono ad arrivare. La sua prestanza fisica e il suo volto dai tratti particolari fecero in modo che, per i registi, non passava in osservato. Il suo vero esordio risale, esattamente, a 70 anni fa con ‘Il comandante Johnny’, diretto Henry Hathaway, padre della futura attrice Anne Hathaway. Due anni più tardi prese parte al remake del film di venti anni prima ‘La maschera di cera’, lavorando insieme e seppur poco a Vincent Price.
Le doti fisiche, però, non mettevano in secondo piano anche le sue capacità interpretative aiutate, naturalmente, da un’espressione del vero duro caratterizzata, come contrasto, dagli occhi azzurri. Nel decennio successivo non solo sì fece largo tra i grandi nomi di Hollywood, ma partecipò a pellicole leggendarie come ‘I magnifici sette’, insieme ad attori come Yul Brynner, Robert Vanghun, Eli Walach, James Coburn e Steve McQueen. Era il 1960.
Tre anni più tardi, sempre con McQueen lavora a ‘La grande fuga’. Nel 1967 affianca Lee Marvin, Telly Savalas, George Kennedy, Ernest Borgnine, John Cassavetes e un giovane Donald Sutherland in ‘Quella sporca dozzina’ e l’anno successivo viene ingaggiato da Sergio Leone, insieme ad un altro pezzo pregiato di Hollywood, ovvero Henry Fonda e insieme alla nostra Claudia Cardinale per ‘C’era una volta il West’.
In verità prima dell’anno 1968, il regista Sergio Leone cercò più volte di coinvolgere l’attore americano per i suoi progetti. A partire proprio da ‘Per un pugno di dollari’. Purtroppo, lo stesso Charles Bronson rifiutava per un semplice motivo: non conosceva ancora tutto il potenziale del regista. poi sappiamo com’è andata la storia.
Dal 1968 al 1974 è un lasso di tempo molto ampio. Si potrebbe dire che in quegli anni l’attore non aveva preso parte a nessun progetto cinematografico di rilievo. Invece no, insieme agli attori Alain Delon, Toshiro Mifune e Ursula Andress, diretto da Terence Young, recitò nel western ‘Il sole rosso’, era il 1972.
Proprio nello stesso anno uscì nelle librerie un romanzo scritto da Brian Garfield, con il titolo, originale, ‘Death wish’; ‘Augurio di morte’, tradotto in italiano. Charles Bronson, fino a quel momento, aveva ricoperto tanti ruoli, alcuni secondari, ed iconici nell’immediato, senza però legare il suo nome ad un personaggio che lo avrebbe consacrato agli occhi della critica e del pubblico in modo definitivo.
Due anni più tardi, come ricordato prima, uscirà ‘Il giustiziere della notte’, sempre in originale ‘Death Wish’, ispirato dall’omonimo romanzo pubblicato nel 1972. Il personaggio dell’architetto Paul Kersey gli rimarrà talmente appiccicato addosso che tutti gli altri ruoli successivi della sua lunghissima carriera passeranno in secondo piano. Nonostante ciò, il seguito venne realizzato otto anni più tardi e l’ultimo della saga nel 1994.
Di fatto ‘Il giustiziere della notte 5’ rappresentò la sua ultima pellicola e pian piano scomparve dalle scene, frattanto che la sua salute iniziò a peggiorare. Gli ultimi cinque anni subisce un intervento di protesi all’anca e gli vengono diagnosticate due malattie: l’Alzheimer ed un carcinoma ad un polmone.
In una dichiarazione riportato anche dal quotidiano ‘La Repubblica’ datato 1° settembre 2003, del giorno successivo alla sua morte, disse: “Prima o poi farò un film nel quale potrò appoggiare il gomito alla mensola di caminetto e sorseggiare un cocktail”. Il 30 luglio del 2003 venne ricoverato al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles per l’aggravamento delle sue condizioni. Sembrava però ristabilirsi, invece un mese più tardi morì in seguito ad una polmonite.
Nella sua vita Charles Bronson aveva avuto la fortuna di avere tre donne al suo fianco. La prima fu Harriet Tendler che sposò nel 1949, ma dopo diciotto anni divorziò. La seconda fu l’attrice Jill Ireland. I due si sposarono nel 1968. Sembrava un matrimonio duraturo fino a quando l’attrice scomparve, nel 1990, per un male incurabile. Nonostante otto anni più tardi, nel 1998, quando la sua salute era in fase di decadenza Charles Bronson si sposò una terza ed ultima volta con Kim Weeks; ma Jill Ireland fu l’unica donna che l’attore aveva veramente amato.
Con lui, in quel 30 agosto del 2003, iniziava a tramontare quella generazione di attori che portarono sul grande schermo il personaggio del ‘duro’ per antonomasia. Interpreti come Steve McQueen, Clint Eastwood e Gene Hackman. Anche Charles Bronson era più grande di loro di ben nove anni. Un’ultima curiosità su di lui: il nome con il quale è conosciuto è un nome d’arte. Sembra che sia stato scelto, da lui stesso per caso, e che si sia ispirato a uno dei tanti cancelli presenti all’interni degli studi. Uno di questi è chiamato Bronson Gate. Questo almeno secondo la leggenda che lo avvolge.