Questo lunedì il classico appuntamento musicale non ci sarà. È rinviato al primo giorno della settimana prossima. L’apertura della settimana è affidata ad una piccola analisi di due ricorrenze che ci riguardano da vicino; infatti, trascorso il cosiddetto week-end di Halloween il periodo di festa non termina, almeno per noi. In Italia sussiste un’altra tradizione, meno commerciale, e ben più radicata nella nostra storia che, alle volte, sembra non gli diamo la giusta attenzione. È giusto, in alcuni contesti, importare feste e tradizioni di altri paesi, senza mai dimenticare le nostre.
Citando il grande Totò, con la sua ‘A’ livella’ è usanza, tra il 1° e 2 novembre, celebrare Ognissanti e il Giorno dei Morti, non inteso come il 31 ottobre americano, anche se un leggero collegamento, come scoprirete più avanti. Partendo dal presupposto che questo articolo non vuole fungere da mero trattato storico sulle origini, ma solamente riportare alcune informazioni storiche fondamentali. Dicevamo, dunque, feste e tradizioni religiose, feste e tradizioni che portano alla riflessione e al ricordo di chi non c’è più nella nostra vita.
Il 1° novembre, per alcune chiese, si celebrano la gloria e l’onore di tutti i santi, anche di quelli non ancora canonizzati. Una tradizione antica che risale, addirittura, intorno al IV secolo. Le origini risalgono alla città turca di Antiochia, le celebrazioni cadono la domenica successiva alla Pentecoste, ovvero la celebrazione dell’effusione dello Spirito Santo cade sette domeniche dopo a quella di Pasqua.
In un primo momento la data scelta era quella del 13 maggio. Successivamente fu il Pontefice Gregorio III° che scelse il 1° novembre come data, anniversario, in cui venne consacrata una Cappella a San Pietro dove erano conservate le reliquie dei santi apostoli e di tutti santi, martiri e confessori. Fu, invece, Papa Gregorio VI, nell’835 a richiedere al Re Luigi il Pio di stabilire che la data 1° novembre diventasse precetto per decreto.
Qualche anno più tardi l’antropologo scozzese James Frazier affermò che questa festa, prima di essere cristallizzata in precetto, originariamente veniva celebrata in Inghilterra e soprattutto in Irlanda il 31 di ottobre. Si, in questo caso c’è un leggero collegamento alla festa di Halloween. Si ipotizza, storicamente, che fu la stessa Chiesa ad allinearsi scegliendo tale data ma per dare una migliore continuità cristiana con ‘Samhain’, festa di tradizione celtica.
In molte occasioni le stesse tradizioni del 1° novembre vengono quasi confuse con il Giorno dei Morti, appunto 2 novembre. Inteso come giornata da dedicare a chi non c’è più, passando al cimitero per una visita, pulire la tomba, lasciando dei fiori freschi. Un’usanza, anche questa, che nasce nell’antichità. Precisamente da un rito bizantino attraverso cui si celebravano tutti i morti e che avveniva nella prima domenica di sessagesima, ovvero sessanta giorni prima della Pasqua; tra il mese di gennaio e quello di febbraio.
L’idea di fondo di questa tradizione non è uguale per ogni religione. Se si potrebbe partire con il considerare le anime dei defunti come se fossero ‘vive’ e che si trovano in un altro luogo, rimanendo sempre in contatto con i vivi; questo almeno per la religione pagane. Per la Bibbia tutto ciò non è previsto. Ne è un esempio lampante il libro ‘Qoelet’, di religione ebraica, nella quale gli uomini morti non siano in grado di percepire nulla, nonostante si trovino in un’altra dimensione.
Però l’idea della convinzione dell’immortalità dell’anima è un pensiero che non ha solo accarezzato l’occidente. Anche l’oriente, diciamo così, non è stato a guardare, precisando oltremodo che la medesima filosofia orientale, sul tema, ha di fatto ispirato, per non dire integrato, quella occidentale.
Non si può terminare senza menzionare il libro intitolato ‘Il culto dei morti’, scritto da J. Garnier, proprio sulle origini di tale culto, risalente per la precisione dalla preistoria e l’epoca romana, e che una prova è data dalle incisioni rupestri della Val Camonica. Qui sotto un passo del testo:
“…Ne è prova la celebrazione di una grande festa dei morti in memoria di quell’avvenimento, non solo da parte di nazioni più o meno in comunicazione le une con le altre, ma di altre lontanissime e separate sia da oceani che da secoli. Per di più questa festa è celebrata da tutti più o meno lo stesso giorno in cui secondo il racconto di Mosè ebbe luogo il Diluvio, e cioè il diciassettesimo giorno del secondo mese, il mese che all’incirca corrisponde al nostro novembre…”.