“Che sensazione a ricevere questo premio? “A questa domanda Burton risponde in modo sarcastico: “E’ come essere morto, ieri sera non ho dormito per essere oggi qui con voi che siete meravigliosi.” Una delle tecniche preferite dell’autore al primo posto troviamo la Stop-motion, con la quale ha creato tutti i suoi capolavori animati e molti degli effetti speciali nei film dal vero. «Il mio amore per la Stop-motion è iniziato con Ray Harryhausen.
Una delle cose belle del lavoro di Harryhausen è che non importa che cosa stesse facendo, un mostro, un film di fantascienza a basso budget, ho sempre pensato che ci fosse un artista al lavoro dietro di esso, si sentiva sempre la personalità di qualcuno. E come portare un oggetto inanimato in vita.» … «Per me, c’è qualcosa di molto speciale.»
Per creare gli effetti speciali nei film le sue tecniche digitali più frequenti sono: – Green screen: tecnica nella quale vengono riprese le scene su un fondale verde che poi verrà “bruciato” al computer e sostituito da altri fondali costruiti al computer o filmati. Animazione 3d in Performance capture: tecnica per riprodurre movimenti realistici; vengono utilizzati speciali costumi ricoperti da marcatori o luci, vengono girate le scene, in seguito i computer creano un’immagine stilizzata dell’attore e riproducono digitalmente i suoi movimenti, “catturati” attraverso qualche decina di telecamere attorno a lui, le quali mandano le coordinate dei marcatori ai computer creando così un’immagine virtuale che riproduce i movimenti dell’attore.
In alto un esempio di Stop motion, al centro di Green screen, in basso di Performance Capture. Per conferire una mimica realistica ai suoi personaggi Burton utilizza diverse tecniche. In animazione: – crea un numero elevato di teste dei personaggi con diverse espressioni. – complicati meccanismi all’interno dei pupazzi che ricreano una mimica molto realistica (“gear and paddle”).
Molte contaminazioni dal romanzo gotico o romanzo nero, un genere letterario che venne concepito, soprattutto in origine, per suscitare spavento nel lettore. Il piacere verso l’orrore, il mistero e il sovrannaturale (e quindi il sublime) si fondono con elementi di sentimentalismo e romanticismo, come rivolta contro il razionalismo illuminista e come angustia verso l’industrializzazione (una voce importante di tale movimento è lo scrittore e poeta Edgar Allan Poe, uno dei poeti più amati dal regista). Dal cinema espressionista tedesco riprende i temi: del mistero e del soprannaturale, presi dal regno delle ombre, dall’universo delle creature del male e dal mondo dell’inconscio.
Ci sono numerosi riferimenti ai film horror degli anni 50 soprattutto della Hammer Film Productions, la casa di produzione Britannica che riuscì a rendere famoso il genere horror in tutto il mondo (“L’astronave atomica del dottor Quatermass”, “I vampiri dello spazio”, “La maschera di Frankenstein”, “Dracula il vampiro”, “La mummia” ecc…). Le sue opere hanno uno stile onirico e visionario, ricche di satira ma anche velate di una sottile malinconia, caratteristica che studia e riprende dai film di Federico Fellini.
I paesaggi ricreati dalla fantasia di Burton abbracciano molte delle caratteristiche del cinema espressionista tedesco. I suoi tratti essenziali sono una forte distorsione del segno (sia esso la frase poetica, la linea pittorica, il gesto teatrale o l’inquadratura cinematografica), che rompeva gli schemi dell’arte tradizionale. Da esso estrapola la capacità di trasmettere allo spettatore emozioni forti grazie a una sola scena cinematografica, attraverso: forme audaci e taglienti, angoli acuti e forti distorsioni prospettiche.
Inoltre, giochi di luce e ombra, ombre fortemente marcate, inquadrature fisse per creare una sorta di bidimensionalità, (quasi asfissiante), utilizzo del primo piano con effetti demoniaci e persecutori o, viceversa, vittimistici e perseguitati. Dal romanzo gotico riprende le ambientazioni, ad esempio, castelli medievali diroccati, spesso infestati da fantasmi, cimiteri e lugubri abazie, architetture e ambientazioni oscure, grottesche e macabre.
Lo stile dei suoi film ha una forte somiglianza con le pellicole dei film di serie B, dai quali Burton era affascinato. I film di serie B o anche B-movie nascono negli anni ’30 negli Stati Uniti. Si indica solitamente un film a basso costo o di dubbia qualità, con durata inferiore ai settanta minuti, girati in pochi giorni che sfruttano scenografie e costumi di altri film. Burton compie anche un profondo studio delle pellicole di Mario Bava, regista, sceneggiatore e direttore della fotografia italiano; Considerato il maestro del cinema horror italiano. Nonostante i budget scarsi, tempi stretti e attori non all’altezza, è riuscito a girare film divenuti dei cult movie che hanno fondato generi cinematografici fino ad allora inediti.
Il prodotto di Tim Burton è un cinema profondo e fortemente personale, in tutte le sue geniali ispirazioni Burton mette sé stesso le sue paure, le sue ansie, il suo intero essere. Il cinema di questo autore elude la realtà urbana e racconta un mondo interiore che si fa esteriore, un mondo “introverso”, nel quale lui stesso si rifugiava da bambino introverso qual era.
I suoi film non rappresentano una versione riconoscibile della realtà, ma piuttosto creano una cornice stilizzata di riferimento, in cui solo alcuni aspetti della “realtà” penetrano attraverso. Creando mondi irreali distorti allucinatori, atmosfere deliranti; trasportano il film in un mondo a parte, al di fuori della quale non esiste niente. Per questo il cartone animato è il suo genere preferito perché dal momento che tutto all’interno di un cartone animato è volutamente disegnato, non vi è alcuna infiltrazione di elementi esterni. Crea un mondo autonomo con una propria geografia, caratteri e regole.
In ogni suo film abbiamo una profonda divisione tra due mondi: uno immerso nell’oscurità che si rifà a uno stile gotico, mentre un altro nella quale si utilizzano colori brillanti in contrasto. Una personale caratteristica è quella di non utilizzare il mondo colorato e brillante come mondo di riferimento; anzi è il mondo buio e macabro tradizionalmente associato al male, che prende spesso il sopravvento. Ciò che è percepito come mostruoso non è mai associato al male, i suoi “mostri” sono sempre creature incomprese che cercano forme di amore e accettazione. Vuol mostrarci come l’oscurità non “sia sempre male”. Che dietro a ciò che è diverso o che ci fa paura non si nasconde qualcosa di cattivo, anzi bellezza e normalità sono due facciate per nascondere un mondo vuoto e meschino, che rispecchia la società media.
Nella scelta dei trucchi e dei costumi si nota l’influenza del cinema espressionista tedesco, la creazione dei suoi personaggi è caratterizzati da un grande valore espressivo: costituiti da volti tenebrosi, enunciati e pallidi, occhi grandi, scuri, infossati e timorosi, corpi fragili e scheletrici, truccati molto pesantemente (con espressioni sovraccariche).
C’è un profondo studio di Charlie Chaplin, maestro del linguaggio non verbale, grazie a sguardi e piccoli gesti i personaggi riescono a trasmettere i loro pensieri, senza il bisogno di lunghi monologhi. Le caratteristiche dei personaggi spaziano da una personalità ambigua, inquietante e misteriosa, afflitta per pene d’amore, il rifiuto verso il conformismo e la negazione del modello familiare per gli adolescenti.
I personaggi sono caratterizzati da personalità complesse: insicuri, fragili e spesso condizionati da forti traumi psicologici infantili, Burton esplora la maschera della normalità che si cela attraverso un contesto urbano e sociale apparentemente idilliaco e fa sua l’idea che il male sia inestricabilmente connesso con la condizione umana.
Viene ripreso il modello gotico della vendetta e della doppia personalità associato con il “dottor Jekyll e Mr. Hyde”: personaggi dotati di una natura frammentaria che lottano per costruirsi una propria identità in un mondo complesso (ovvero l’archetipo del cosiddetto eroe gotico). La sua cinematografia sviluppa il personaggio dell’outsider ossia l’emarginazione che nasce dal rapporto mostro-uomo. Partire dalla diversità per renderci tutti uguali, Burton ama e rispetta tutti, i vivi e i morti, i mostri e i normali.
I personaggi che sono percepiti come “strani” dal mondo esterno fanno uno sforzo per adattarsi al loro ambiente “normale”, per poi rendersi conto che semplicemente non si adatteranno mai. Gli eroi di Burton creano la propria realtà, in cui si applicano regole diverse. Il cinema Horror degli anni ‘50 è sicuramente una delle prime fonti d’ispirazione per quanto riguarda la creazione di mostri; Godzilla è forse il suo mostro preferito, Burton ama le creature mostruose, gli scheletri, i fantasmi e si sbizzarrisce a crearne sempre di nuovi.
Il suo interprete preferito è l’attore statunitense Vincent Price. Attore di numerosi adattamenti cinematografici dei racconti di Edgar Allan Poe, nonché celebre voce nella traccia parlata di “Thriller” di Michael Jackson. Ricordato per la sua caratteristica voce, dalla dizione perfetta e per il suo istrionico e semiserio atteggiamento in una serie di film horror, fu celebre per l’aspetto aristocratico, i modi raffinati e l’alta statura (193 cm).
“In futuro sono pronto a fare nuovi film con Johnny Depp”. Questo grande artista ci ricorda che la fantasia può superare la realtà, ci fa sognare attraverso i suoi film spettacolari.
VIDEO E FOTO DI SERENA LAMOLINARA