‘Il diario della serie A’ non si è fermato. ‘Il diario della serie A’ è rimasto in attesa di questi due ultimi turni di campionato per cercare di comprendere; per cercare di carpire, intuire se qualche incertezza fosse sparita già del tutto oppure i dubbi, saggiamente, devono rimanere in cima di ogni tipo di considerazione finale? In verità la classifica parla chiaro, nonostante il quadro non sia ancora ben delineato. Dopo sole cinque giornate è ancora presto per dire che quella o quest’altra squadra sarà la sicura vincitrice di quello che sembra, a tutti gli effetti, uno dei campionati più incerti della storia della Serie A.
Ciò non significa che non si può dire che non ci sia un padrone, almeno provvisorio. Perché una squadra al primo posto c’è. Non è l’Inter che dopo il mezzo passo falso a Genova travolge, prima, il Bologna di Mihailovic e poi ottiene altri tre punti contro la Fiorentina in rimonta; non è il Milan, il quale prima pareggia contro la Juve e poi vince normalmente contro un Venezia anch’esso in ripresa per la salvezza; non è la Lazio, la quale sembra in caduta libera rispetto alle altre. Non solo non riesce più a vincere, ma nemmeno riesce ad applicare il gioco voluto da Mister Sarri e proviene da due pareggi consecutivi.
Non è neanche la Roma, la quale dopo la sconfitta e la vittoria sofferta di ieri contro l’Udinese, comunque, sembra rilanciarsi nuovamente. Non è nemmeno la Juventus, la quale pareggia come ricordato prima contro il Milan, e vince soffrendo contro lo Spezia rimanendo distaccata di ben dieci punti proprio da una certa squadra che, nella sessione estiva di mercato, non ha acquistato nessun rinforzo.
Semmai si potrebbe aggiungere, anche, non ha venduto nemmeno uno di quei pezzi pregiati della rosa che tanto parevano avere mercato e che, per un motivo e per un altro, sono rimasti all’ombra del Vesuvio a godersi, con due punti di vantaggio sulle solite note, il primato in classifica. Stiamo parlando del Napoli, il Napoli di Luciano Spalletti.
Ieri, a Genova contro la Sampdoria, non è che ha vinto: ha semplicemente annichilito l’avversario in un campo ostico e contro una squadra storicamente ostica con un perentorio 4 a 0 che non ammette repliche. Ovviamente ci sarebbe anche da dire che ogni tanto una vittoria così roboante ci può anche stare e chissà quando capiterà un’altra volta che si vince con un poker in trasferta. Ed è qui che c’è la sorpresa: il Napoli ha già vinto con lo stesso risultato appena lunedì scorso, a Udine contro l’Udinese. Anche questo: campo e squadra, storicamente ostico agli azzurri.
Sarà un caso? È solo un momento di forma? Può essere. Perché d’altronde il Napoli non ha la panchina lunga per poter tentare di arrivare fino in fondo. Me è porprio così? Al momento Spalletti sta giocando più o meno con gli stessi uomini non solo perché manca un classico terzino sinistro, anche se Mario Rui è rigenerato grazie al tecnico di Certaldo. Ma anche perché altre perdine importanti del modulo di gioco sono fuori uso da un bel po’. Due su tutti: Diego Demme e Dries Mertens. Per non dimenticare la lunga attesa per Ghoulam.
All’inizio avevamo sostenuto che questo Napoli era stato bravo nel rimediare ai propri errori durante le partite contro il Venezia, Genova, Juve e Leicester; mentre ad Udine e Genova ha fatto un sol boccone degli avversari. Due 4 a 0 in trasferta e arrivati anche con una certa nonchalance. Certo adesso tutti stanno elogiando Spalletti, tutti stanno elogiando questo Napoli impressionante e nello stesso tempo, forse, non molti si sono resi conto di un elemento in particolare, se non due.
Una consapevolezza da grande squadra, ma che dovrà essere sempre testata nel proseguo della stagione; la personalità e un allenatore, Spalletti, capace di smorzare gli entusiasmi quando, mai come adesso, è necessario.
Il campionato è ancora lungo, anzi lunghissimo. Roma, Inter, Milan e la stessa Juve, con le loro rose, forse ancor più attrezzate, non staranno a guardare. Risaliranno la china e faranno di tutto per farlo. Forse martedì prossimo scriveremo ancora un articolo con il Napoli in testa alla classifica, ciò non toglie, che il primo posto guadagnato dalla squadra di Spalletti non sia meritato, al contrario. Il punto interrogativo, però, rimane sugli azzurri: dove arriveranno?
Perché è pure vero, come abbiamo detto in precedenza, che chi parte con troppo sprint, poi, alla fine si potrebbe rivelare, nel proseguo, un fuoco di paglia. Ma è anche vero che chi ben comincia è a metà dell’opera. Sarà così anche questa volta? Parafrasando Battisti: lo scopriremo solo vivendo.