Uscito tra il 7 ed il 31 luglio del 1981 nei cinema, il film è ispirato ad un poco conosciuto episodio avvenuto durante il secondo conflitto mondiale
Succede che tante storie si concentrano in una sola, fondendosi in qualcosa di unico. Un qualcosa che ha il sapor di leggenda e non solo squisitamente ed esclusivamente cinematografica; storie che travalicano l’immaginazione per assumere, nel corso del tempo, ancor più valor attraverso racconti realmente accaduti. Eventi poco conosciuti, e una volta resi noti, ti fanno domandare se quello che hai letto, visto o comunque raccontato appartiene, veramente. alla sfera del reale per, poi, venir mitizzato attraverso la sublime magia della settima arte.
In questi giorni, dal 7 luglio al 31 luglio, si celebra il quarantesimo anniversario dell’approdò di una di quelle pellicole entrate inevitabilmente nella storia del cinema. Un film che è stato ispirato da un episodio risalente ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Un evento particolare relativo ad una sfida che si consumò non nei cieli o per mare o per battaglia su terra, ma su un campo di calcio.
Il particolare match si giocò, realmente, il 9 agosto del 1942 e vide opposte due squadre composte dall’esercito tedesco e l’altra dai soli giocatori ucraini. L’episodio è conosciuto come ‘La Partita della morte’ ed è stata riportata nel corso degli anni attraverso due differenti versioni. Il film è, in lingua originale, ‘Victory’, in italiano, ‘Fuga per la vittoria’.
Diretto dal maestro John Houston e, accompagnato dalle indimenticabili e trionfali musiche composte da Bill Conti, il film è una rilettura romanzata di ciò che avvenne in quel giorno di agosto di tre anni prima che il secondo conflitto terminasse. Il cast di attori presenti è, a sua volta, da sogno e non solo per l’epoca. Mescolare pezzi grossi di Hollywood con i veri fuoriclasse del mondo del calcio di sicuro non capita tutti i giorni.
Ecco la formazione: Silvester Stallone, Paul Van Himst, Micheal Caine, Co Prins, Russel Osman, Bobby Moore, John Wark, Osvaldo Ardiles, Mike Summersbe, Edson Arantes Do Nascimento Pelé e Soren Linsted. Pelé a parte è normale che i giovani non si possono ricordare degli straordinari calciatori che parteciparono a questa insolita avventura davanti alla macchina da presa.
Una storia, come detto in apertura, che è andata oltre sia la storia vera sia oltre al rettangolo di gioco. Fondata essenzialmente sulla sfida al limite dell’impossibile, quindi un film indirettamente motivazionale; sulla voglia insopprimibile di libertà e di raggiungerla ugualmente anche nel modo più improbabile possibile.
Appare naturale, oltre che sottinteso, che tutta la trama, tutta la storia scritta da più mani, è un’unica attesa crescente dall’inizio fino al momento culminante: la partita. Il lavoro di Houston è epico per l’abilità, la maestria e la saggezza con cui affronta la trama, senza mai far annoiare lo spettatore. L’elemento dominante sembra non essere la partita in sé nella sua essenza, semmai la fuga e l’organizzazione medesima e le modalità che i prigionieri idearono per portarla a termine.
Quando la due squadre si affrontano l’adrenalina per la silenziosa e crescente attesa è entrata definitivamente in circolo, con un dubbio furbamente instillato in chi guarda il film: gli alleati fuggiranno durante l’intervallo oppure rientreranno in campo? Il finale ormai si conosce ed è lì che le emozioni salgono ancor più di livello, miscelando l’orgoglio appunto per la sfida, l’orgoglio di non cedere e sperare che anche una partita di calcio, anche se è solo una partita, possa essere raddrizzata e quindi credere nell’impossibile. Con una reazione commovente ed eroica di Stallone, Ardiles, Pelé & Company.
Le inquadrature esaltano le gesta dei veri calciatori, come per esempio la doppia magia di Ardiles e quel gesto atletico, misto all’istinto del gioco e la tecnica sopraffina di Pelè. Certo, è un film. Ma Houston ci permette di farcelo ammirare una seconda volta, proprio come quando in una diretta televisiva si propone il replay di una vera azione di gioco.
Forse su questa spettacolare rovesciata ci rimanda ad un ulteriore fatto realmente accaduto, però durante le Olimpiadi del 1936: quando Jesse Owens, atleta statunitense, trionfò davanti agli occhi dei nazisti Hitler, presente sugli spalti, si alzò dal suo posto in tribuna e si allontanò indispettito.
Nel film, invece, il gesto tecnico di Luis Fernandez, il personaggio interpretato da Pelé, suscita l’ammirazione, con tanto di applauso, del maggiore Von Stein, impersonato da Max Von Sydow, vagamente somigliante al dittatore nazista.
Invece la parata sul finale di Stallone, che manda in visibilio tutto lo stadio bloccando il risultato sul 4 a 4, rappresenta, molto probabilmente, di aver fermato non solo un pallone, ma, metaforicamente, gli stessi nazisti. La scena del coro sugli spalti stadio e l’intonazione dell’inno nazionale francese provoca ulteriore suspense prima della battuta del penalty.
Il film uscì per la prima volta 7 luglio del 1981 al Festival Cinematografico Internazionale di Mosca; il 16 luglio a New York e nel resto degli Stati Uniti d’America tra il 30 ed il 31 luglio. Da noi? Il 23 settembre dello stesso anno.
LA VERA STORIA DELL’EPISODIO CHE HA ISPIRATO IL FILM
La partita della morte: leggenda o realtà? Di certo ciò che si vede nel film, ‘Fuga per la vittoria’, è fortemente composto da licenze poetiche che hanno contribuito al successo dell’opera cinematografica diretta da John Houston. Ma cosa in realtà successe in quella partita e come si giunse a quel 9 agosto del 1942 e perché, purtroppo, questo episodio è tristemente ricordato con questa espressione?
Le cronache riportate nel corso di questi quasi ottanta lunghi anni confermano l’avvenuto svolgimento della partita. Si giocò al cosiddetto ‘Stadio della Repubblica’. All’epoca esisteva ancora l’Unione Sovietica e lo stadio era ubicato nell’attuale capitale dell’Ucraina. Una Nazione allergica alle due piaghe d’Europa: il nazismo ed il comunismo. Con quest’ultimo la voglia di non tornare al retaggio della rivoluzione di Lenin risale al 2015, in cui il governo filo – occidentale aveva progettato una riforma per scongiurare che il paese potesse ritornare sotto i dittatori comunisti; come la nostra ‘apologia del fascismo’.
Tornando, però, a quel 9 agosto del 1942 in quel rettangolo di gioco non c’erano gli ‘Alleati’ a ‘guerreggiare’ contro i tedeschi; non c’era un ‘Pelé’ con la sua rovesciata memorabile, che piacque addirittura a qualche componente dei vertici del furher; non c’era un portiere come ‘Silvester Stallone’, il quale si rese protagonista della parata del penalty a pochissimi secondi dal termine del match. La realtà fu diversa, facendovi scoprire che alcuni momenti dell’incontro di calcio sono stati ugualmente riportati, ma in maniera diversa.
Dopo la partita nessuno fuggì, anzi. In una delle due versioni il risultato stesso provocò la brutta fine dei calciatori della squadra locale di Kiev. L’elemento in comune tra la finzione e la realtà è che veramente venivano organizzati dei tornei di calcio per tenere alto il morale. Nel film i tornei erano organizzati nel campo di concentramento nazista, nella realtà, come inteso, nella città di Kiev. Le squadre locali, dunque, giocavano contro i tedeschi. Questi ultimi, invece, avevano lo scopo di spegnere ogni tipo di speranza dei cittadini di Kiev anche sul campo da calcio.
Tra le squadre partecipanti ce n’era una che si chiamava Start Fc ed era stata fondata da un ex-calciatore che, a sua volta, era padrone di un panificio. Il suo nome era Iosif Ivanovic Kordik. Nel suo team giocava anche un ex estremo difensore della Dinamo Kiev.
Prima della famosa data, nelle altre gare i tedeschi furono sempre sconfitti e per quell’occasione decisero di rinforzarsi con alcuni giocatori provenienti dall’esercito nazista, la Flakelf. Ebbene tra la Start Fc e la Flakelf il risultato finale fu un perentorio e leggendario 5 a 3 da parte dei padroni di casa e non di parità, 4 a 4, come nel film. Bisogna dire che il numero di reti è stato rispettato dagli sceneggiatori e dallo stesso regista.
Sempre tenendo presente come punto di riferimento il film, sembra che gli autori della sceneggiatura abbiano, in realtà, tenuto fede alla di più alla prima che alla seconda versione. I tedeschi furono estremamente violenti contro gli avversari, con tanto di calcio alla testa al portiere degli Start Fc; mentre nel film il portiere riceve un calcio in faccia. Arbitraggio nettamente in favore dei nazisti e tre reti in rapida successione, realizzate non come nel film dai tedeschi ma proprio dalla squadra di Kordik.
Durante l’intervallo, sul risultato di 3 a 1 e non sul 4 a 1 in favore dei nazisti, non ci fu nessun tentativo di fuga da parte della squadra del padrone del panificio. Non erano prigionieri in un campo concentramento. Quello che, sempre secondo la prima versione, successe è che la Start Fc venne minacciata dagli ufficiali tedeschi, affinché perdessero la partita per evitare delle tragiche conseguenze.
Come detto il match terminò sul 5 a 3 e a pochi minuti dal fischio finale venne sfiorato il sesto gol. Una serpentina in aria di rigore da parte di un giocatore ucraino che si fermò sul più bello: a porta letteralmente vuota e sulla stessa linea di porta, decise di non buttare dentro la palla e girarsi per scagliarla sul cerchio di centrocampo. Gesto che in base a questa versione avrebbe realmente provocato la rivolta all’interno dello stadio. In verità i giocatori ucraini si resero conto di aver firmato la loro condanna a morte.
Dopo quel 9 agosto del 1942 le stesse squadre s’incontrarono un’altra volta e non ci fu storia: 8 a 0 per il team di Kordik. Ma i calciatori vennero arrestati e poi fucilati a causa di quanto accadde il 9 di agosto. La cosiddetta seconda versione, invece, smentisce quasi del tutto il contorno del match.
Il risultato, però, è confermato sempre sul 5 a 3 e fu una partita in cui non ci fu il gioco violento dei tedeschi. Il pubblico era presente e non venne minacciato dai tedeschi. Sembra anche che durante l’intervallo nessuno andò a minacciare la Start Fc; non ci fu nessuna rivolta alla fine dell’incontro di calcio. Sempre al fischio, finale le due squadre si fecero immortalare insieme sul prato attraverso un’istantanea che proverebbe, a quanto sembra, la seconda versione dei fatti.
I successivi arresti e le fucilazioni, secondo alcuni storici, furono causati non dall’umiliazione subita dai tedeschi sul campo da calcio, ma a causa di un tentativo di omicidio da parte di alcuni giocatori dello Start che, lavorando nel panificio, sbriciolarono del vetro nel pane destinato ai nazisti.
Ancora: ulteriori fonti sostengono che la vendetta tedesca giunse per la fallita offensiva alla città di Stalingrado, dove lo stesso esercito tedesco intensificò il controllo sul commissariato del popolo. Sempre per la seconda versione, coloro che purtroppo vennero fucilati non tutti presero parte al match del 9 agosto del 1942.
Come detto in precedenza alcuni momenti del match sono stati riportati in maniera diversa. Oltre al già citato episodio del portiere, bisogna ricordare che le serpentine in aria di rigore furono due, quella del finale di gara che per la prima versione è la causa scatenante della rivolta all’interno dello stadio, e un’altra che effettivamente è stata ricostruita attraverso l’allora Campione del Mondo di calcio Osvaldo Ardiles.