Prova di carattere degli azzurri che passano ai quarti. Nel primo Ottavi di giornata la Danimarca travolge il Galles
In fondo ieri lo avevamo detto: dagli ottavi in poi si iniziava a fare sul serio e non era solamente una frase fatta, tanto per intenderci. L’Austria non ci ha fatto solo dannare, ci ha fatto soffrire. Ci ha chiuso quasi in un angolo e non ci ha fatti uscire per un bel po’ di tempo. Non dall’area di rigore ma dalle nostre paure. Non ci ha fatto uscire da quella maledetta tensione che fa brutti scherzi nei momenti che devono essere migliori. Ieri d’altronde è stato uno dei momenti più belli ed intensi per la Nostra Nazionale Italiana di Calcio.
Belli perché abbiamo saputo reagire, intensi perché abbiamo saputo soffrire perdendo la calma per poi recuperarla. Certo, l’Austria ha fatto il gioco che avevamo previsto ieri in parte. Non è rimasta schiacciata nella sua aria di rigore. Ci ha attaccato per tutto il tempo, aggredendoci e spaventandoci. Se Immobile non avesse colpito l’incrocio dei pali e se il portiere austriaco non avesse respinto il pallone calciato da Barella, molto probabilmente, staremmo parlando di un altro match.
L’Italia, comunque, nel primo tempo ha giocato bene. Ciò nonostante eravamo bloccati mentalmente e si vedeva, si notava sul volto dei giocatori. Il secondo tempo la maledetta tensione ci assale ancor di più, complice l’arbitraggio di Anthony Taylor, inglese, il quale non fischia alcuni contatti dei giocatori austriaci un po’ troppo irruenti.
Ci innervosiamo e per poco non perdiamo la testa, specie quando subiamo gol da parte di Arnautovic. Fortuna che fosse in fuorigioco. Verratti lotta ma non riesce a pungere e preso di mira dagli avversari Mancini, giustamente, lo toglie; come sostituisce un altrettanto nervoso Barella, il quale era già stato ammonito.
Anche Berardi sembrava girare leggermente a vuoto. Immobile, invece, ripetiamo è stato sfortunato con la sua azione personale. Entrano Locatelli, Pessina, Belotti e Chiesa. Questi ultimi quattro entrano subito in partita, andando ad aiutare Donnarumma, Bonucci, Acerbi, Spinazzola, Di Lorenzo, Jorginho. Poi ci sono anche le altre sostituzioni, come Cristante per Insigne.
Degli azzurri, a parte quelli subentrati, i migliori sono stati Spinazzola, Di Lorenzo. Il primo, oltre a sgroppare sulla sua fascia di competenza è stato anche uomo assist per Federico Chiesa il quale, nel primo tempo supplementare, è stato molto intelligente a bloccare l’istinto di calciare di prima, controllare il pallone, superare un avversario e con un gran diagonale di insaccare alle spalle del portiere avversario. Senza dimenticare l’indemoniato Belotti, che non segna ma aiuta molto la squadra.
Anche Pessina ci mette lo zampino. Lanciato da Acerbi, l’attaccante dell’Atalanta non si fa pregare dai tifosi italiani nel mandare a casa un’Austria che, fino a quel momento, non aveva per nulla demeritato. Attenta, aggressiva, compatta, fraseggio quasi da grande squadra e con un Hinteregger sontuoso gli austriaci possono, semmai devono, comunque sentirsi soddisfatti per la prova mostrata in campo. Ammettendo anche che non hanno mai mollato neanche quando l’Italia aveva già segnato due gol. La loro rete è stata segnata da Kalajdzic.
Gli azzurri? Molto si è detto durante le tre precedenti partite. Turchia, Svizzera e Galles non erano squadre forti. Mancava un avversario tosto, mancava una sfida dura alla Nostra Nazionale da affrontare per comprendere quanto effettivamente sia forte. Non solo dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista nervoso. Ieri ci siamo quasi cascati. L’arbitraggio un po’ troppo libertino, l’avversario estremamente aggressivo, l’incrocio dei pali, non riuscivamo a sbloccare la partita, il gol subito e poi annullato, qualche passaggio sbagliato, stavamo mandando all’aria tre anni di lavoro a causa dell’inesperienza nell’affrontare certe sfide.
Di sicuro quella di ieri sera, al di là della vittoria che ci proietta verso i quarti di finale, ci fa crescere un bel po’. Abbiamo testato, finalmente, le nostre capacità e forse, adesso, possiamo essere un po’ più tranquilli quando si giocano alcune sfide. Perché la Nostra Nazionale, in questi tre anni, non aveva mai giocato partite da dentro o fuori. Passiamo, dunque, per 2 a 1. Soffrendo e lottando. Abbiamo vinto con le unghie e con i denti. Ci qualifichiamo ai quarti di e con la rabbia e con la voglia di spaccare tutto, dopo la sofferenza patita per la mancata qualificazione.
Il gol di Chiesa fa abbracciare tutti, fa saltare tutti dalla gioia. Specialmente Gianluca Vialli che dalla panchina corre ad abbracciare Roberto Mancini. Chi è uscito, chi è stato sostituito ha incoraggiato i nuovi entrati a dare il meglio. Tutti si sentono titolari e tutti credono in quello che potrebbe succedere. Forse anche per questo i Nostri ragazzi sono scesi in campo tesi e per un brutto quarto d’ora si sono anche smarriti, per la paura di non riuscire a proseguire nel torneo. Adesso siamo noi che aspettiamo il nostro prossimo avversario venerdì 2 luglio a Monaco, Portogallo o Belgio, con la speranza di ritornare nuovamente a Wembley per gli ultimi due atti di questo Nostro straordinario Europeo.
L’articolo però non può dirsi concluso senza spendere due parole anche per il primo Ottavo di Finale che si è giocato ieri, alle 18.00, al Johan Crujiff Arena: Galles – Danimarca. Il risultato dice: 4 a 0 per i danesi e quindi porterebbe qualcuno a credere che non c’è stata storia in questo match. In realtà no. La gara si è risulta solamente nei minuti finali del secondo tempo, con una Danimarca padrona del gioco e del campo ed un Galles che ha mostrato molto poco rispetto alle aspettative.
Bale non ha punto la difesa avversaria, mentre Ramsey era totalmente scomparso dai radar di gioco. La Danimarca passa meritatamente mostrando di aver superato anche il trauma di quanto era successo a Eriksen. Anche nel 1992 la nazionale danese di quell’Europeo, vittorioso, si ritrova a gestire una situazione particolare ma diversa. Un’ultima curiosità vale anche per l’Italia: confrontate la data dell’Ottavo di Finale di Germania 2006 e date un’occhiata la leggera somiglianza con il nome dell’avversario, ma: restiamo calmi.